Luciano Violante
Deputato per otto legislature: VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV superato però da Clemente Mastella con nove (che, per giunta, ha sei anni di meno). Entrato nel PCI, poi PDS, quindi DS, indi PD(menoelle) e domani forse nel Menoelle.
Biografia
Nasce a Dire Daua in Etiopia, si trasferisce a Bari, studia, diventa giudice istruttore e per il suo comunismo integralista entra nell’ufficio legislativo del Ministero della Giustizia su richiesta del ministro democristiano Francesco Paolo Bonifacio. Istruisce il processo che porta all’arresto di Edgardo Sogno e Luigi Cavallo imputati di colpo di Stato che vennero assolti da ogni accusa. Come premio per lo straordinario risultato il PCI lo candida deputato nel 1979. Luciano entra alla Camera e ci rimane fino al 2008. Un trentennio.
Carriera politica
In Parlamento fa parte della commissione d’inchiesta sul caso Moro ed è presidente della Commissione parlamentare Antimafia dal 1992 al 1994 (nel periodo della trattativa mafia – Stato, ndr). Soggetto a frequenti amnesie, conferma solo il 23 luglio 2009, sentito dai magistrati di Palermo, le dichiarazioni di Massimo Ciancimino sulla proposta di incontrare “in modo riservato, a quattr’occhi” il padre Vito Ciancimino, avanzata da Mario Mori, comandante del ROS, nel settembre del 1992 quando Violante era Presidente della Commissione parlamentare Antimafia. L’incontro doveva inserirsi nell’ambito delle “garanzie politiche” richieste da Ciancimino per la trattativa fra Cosa Nostra e pezzi delle istituzioni durante la stagione delle stragi. In passato Violante non aveva mai fatto cenno a tale richiesta, ma dichiarò grazie a un prodigioso ritorno della memoria “Mori mi disse: Ciancimino vuol parlarle” [1] [2]. Nel 2008, alla caduta del governo Prodi, non si ricandida. Per il suo reinserimento [3] nella società gli vengono versati 278 mila euro di liquidazione esentasse (“assegno di solidarietà“) e assegnato un vitalizio di 9.363 euro mensili. In qualità di ex presidente della Camera, Violante ha anche un benefit [4]consistente in tre stanze, unanticamera, un ufficio con terrazzo e quattro persone lavorano per lui.
Difensore degli oppressi
Intervento alla Camera del 2003 su Berlusconi
“Ieri lonorevole Adornato ha ringraziato il presidente del nostro partito per aver detto che non cè un regime. Io sono daccordo con Massimo DAlema: non cè un regime sulla base dei nostri criteri. Però, cari amici e colleghi, se dovessi applicare i vostri criteri, quelli che avete applicato voi nella scorsa legislatura contro di noi, che non avevamo fatto una legge sul conflitto di interessi, non avevamo tolto le televisioni allonorevole Berlusconi. Onorevole Anedda, la invito a consultare lonorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena non adesso, nel 1994, quando ci fu il cambio di Governo che non sarebbero state toccate le televisioni. Lo sa lui e lo sa lonorevole Letta.” [5]
Intervento su Napolitano
In un suo intervento sulla Stampa di Torino il 20 agosto 2012 (elogiato da Sandro Bondi, ndr) ” difende Napolitano, Monti e l’ex ministro degli interni Mancino dalle procure coniando il neologismo “populismo giuridico“. A suo avviso infatti “esiste un blocco che fa capo a ‘Il Fatto’, a Grillo e a Di Pietro, che sta reindirizzando il reinsorgente populismo italiano. Quello di Berlusconi attaccava le procure. Questo cerca di avvalersene avendo individuato in quelle istituzioni i soggetti oggi capaci di abbattere il ‘nemico’ e di affermare un presunto nuovo ordine, che non si capisce cosa sia“[6]
Note