“Nel piccolo paesino campano/lucano d’origine di mia madre le elezioni sono una grande fiera dello scambio e del baratto. Concessioni edilizie, permessi di transito bestiame, permessi di occupazione suolo pubblico, asfalto strade, illuminazione pubblica in strade private, persino nafta agricola; tutto si scambia per un voto, e guai a votare poi per i perdenti, si rischia di non ottenere più non solo i premi promessi, ma anche ciò che spetterebbe di diritto. Sto parlando del Cilento. Un angolo d’Italia che è un vero paradiso, dove chi governa fa di tutto perché il tempo non passi. Terra ricca, ricchissima di risorse naturali, turistiche, agricole, ma sempre e neanche tanto tacitamente in mano a “Signorotti” locali che ne fanno un loro possedimento. Un lavoro in cambio del voto? Questo oggi è magari più difficile. Io accetterei? Forse no, ma non condanno chi lo fa. E’ la guerra tra poveri, ed io, disoccupata con una figlia, forse mi sentirei più in colpa per non aver accettato la speranza di un brandello di sicurezza economica che per aver messo sotto i piedi la mia dignità di cittadina e le mie idee di essere pensante. Come diceva il mio prof di filosofia: “siamo tutti bravi a condannare chi si sporca le mani finché non troviamo la chiave della nostra salvezza davanti a noi, sepolta in un mucchio di letame”.
Mariateresa Russo
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