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Un gemello digitale per prevedere il futuro del nostro cervello

beppegrillo.it - Ottobre 22, 2025

Quando sentiamo la parola gemelli, pensiamo subito a due persone uguali che condividono lo stesso aspetto. Nel mondo della tecnologia però la parola assume un significato completamente diverso; parla di qualcosa che sta cambiando il modo in cui osserviamo la realtà: i gemelli digitali.

Un gemello digitale è una copia virtuale di un sistema reale. È un modello vivo che si alimenta di dati in tempo reale e che imita il comportamento di ciò che rappresenta, fino a prevederne le evoluzioni. È come uno specchio intelligente che riflette e impara, aggiornandosi a ogni nuovo impulso.

Il professor Jon Andoni Duñabeitia dell’Università Nebrija, in un articolo pubblicato su The Conversation, ha analizzato questo tema partendo da una domanda affascinante: cosa accadrebbe se applicassimo il concetto di gemello digitale al cervello umano. Da anni questa tecnologia è usata in aviazione, nell’industria e nella progettazione. Permette di anticipare guasti agli aerei, ottimizzare catene di produzione o perfezionare automobili che apprendono dai comportamenti di chi le guida. Ora lo stesso principio viene sperimentato anche in medicina e nelle neuroscienze.

Nel campo sanitario i gemelli digitali stanno già trasformando l’approccio alle cure. Esistono modelli del cuore umano capaci di riprodurre il funzionamento di un paziente specifico, permettendo ai medici di prevedere come reagirà a un’aritmia o a una terapia. Tutto avviene senza alcun rischio per la persona reale. Questo metodo apre la strada a una medicina predittiva e personalizzata, dove le decisioni si fondano non solo sull’esperienza clinica ma anche su simulazioni precise e aggiornate in tempo reale.

Quando il concetto si sposta al cervello il potenziale cresce in modo esponenziale. La salute cognitiva e mentale è fragile e complessa. Declino cognitivo, depressione, ansia e disturbi neurodegenerativi rappresentano ancora sfide enormi per la medicina. L’intelligenza artificiale offre una via per affrontarle con un nuovo sguardo. Analizzando grandi quantità di dati, l’IA può individuare i segnali precoci della malattia, scegliere i pazienti più adatti per le sperimentazioni cliniche e persino simulare la progressione individuale del disturbo.

Un gruppo di ricercatori della Duke University, della Columbia University, della Nebrija University e di CogniFit ha ideato un quadro di riferimento basato sui cosiddetti gemelli cognitivi digitali. Sono rappresentazioni virtuali che integrano i dati del cervello, i comportamenti, le abitudini quotidiane e le reazioni emotive di ogni individuo. Attraverso l’intelligenza artificiale questi modelli apprendono e si modificano costantemente. Immaginare un gemello cognitivo significa pensare a un sistema capace di prevedere l’evoluzione della memoria, della concentrazione, dell’umore. Significa poter ricevere consigli personalizzati per allenare la mente prima che compaiano i segni del declino.

I dispositivi che molti di noi già usano ogni giorno, come smartwatch o sensori del sonno, sono il punto di partenza. Le informazioni su battito, attività fisica, qualità del riposo e livello di stress potrebbero alimentare un doppio digitale che si adatta al nostro stato mentale e fisico in ogni momento. L’intelligenza artificiale agirebbe come un direttore d’orchestra, capace di armonizzare tutti questi dati e trasformarli in strategie personalizzate.

Fino a oggi l’allenamento cerebrale digitale si è limitato a giochi o esercizi di intrattenimento. I gemelli cognitivi rappresentano un salto di livello, offrono un ecosistema dinamico supervisionato da professionisti, sostenuto da prove scientifiche e aggiornato in tempo reale. È una trasformazione profonda che sposta la medicina da un approccio reattivo a uno predittivo e preventivo.

Restano sfide importanti. I dati generati da un gemello digitale sono estremamente sensibili e richiedono tutele rigorose. Gli algoritmi devono essere trasparenti e verificabili. Il divario digitale rischia di lasciare indietro le persone meno abituate alla tecnologia. E il cervello umano, con la sua complessità, rende difficile costruire modelli che ne catturino davvero la natura.

Eppure i benefici potenziali sono enormi. Una recente meta-analisi ha mostrato che l’uso della tecnologia può contribuire a prevenire o ritardare il deterioramento cognitivo. E diversi studi internazionali, pubblicati su arXiv, stanno definendo gli standard per l’architettura e la gestione dei gemelli digitali in ambito medico, industriale e cognitivo.

I gemelli digitali potrebbero diventare una delle più grandi rivoluzioni scientifiche di questo secolo. Decenni fa avere un computer in tasca sembrava un sogno, tra pochi anni potrebbe essere normale avere un gemello cognitivo che ci accompagna e si prende cura di noi.

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