Dall’Archivio del Blog
27 Giugno 2018
di Beppe Grillo – Voglio parlarvi di una cosa molto strana, a me ha fatto sempre pensare. Cioè di come affrontiamo le questioni importanti. Ci sono moltissimi studi sulle malattie, comuni o rare, spendiamo risorse enormi per l’energia, lo spazio, il verde nel mondo e tante altre cose fantastiche. Sono tutte importantissime, è ovvio, ma vorrei soffermarmi su una questione importante, forse la più importante e che non viene mai presa in considerazione: Come dobbiamo vivere insieme?
É una cosa davvero strana che non si studi come si dovrebbe condividere le risorse comuni di un gruppo di persone. O come le si dovrebbe gestire, come dovrebbe farlo se parliamo di una città, di un piccolo paese etc…
Insomma, la domanda è semplice: come dovremmo co-abitare l’intero globo?
Dico co-abitare perché spesso nell’equazione si tende a pensare al mondo come abitato solo dall’uomo. Mi pare ovvio che questo non può più essere un punto di vista sostenibile. Primo, il mondo è un magnifico puzzle di esseri viventi, tutti hanno lo stesso diritto di avere un posto. Siamo non curanti di ogni cosa che ci circonda e il risultato non mi sembra ottimale. Secondo, questo è un lusso che non ci possiamo permettere. Se vogliamo vivere ancora sul pianeta Terra, dobbiamo capire che o rispettiamo le regole della natura (gli unici diktat inviolabili) oppure non vedremo l’alba del nuovo giorno.
Allora come dobbiamo stabilire le regole che ci governano?
Oggi appare chiaro che molti, se non tutti i problemi che abbiamo sono dovuti dal fatto che non riusciamo a vivere insieme. E’ sempre stato difficile, ma ora è diventata una questione importante. Abbiamo mezzi che possono esprimere con troppa violenza il nostro odio. Nel passato almeno avevamo solo le spade.
Penso che sia da questo che a cascata dipendono tutti gli altri problemi, come le crescenti disuguaglianze, il cambiamento climatico, la crisi dei rifugiati, l’energia, solo per citare alcune delle questioni più importanti.
Capisco che sia anche una domanda molto vecchia, sin da quando abbiamo vissuto in società organizzate, abbiamo avuto conflitti. Solo negli ultimi 200 anni abbiamo capito che dovevamo abbandonare sistemi che mettevano a capo un uomo solo e abbracciare le democrazie. Questo nuovo approccio ha conquistato sempre più Paesi ed oggi si può dire che è il sistema più diffuso al mondo. Quindi oggi dobbiamo porci due domande. La prima è se vivere in democrazia sia una buona cosa, la seconda è se le nostre democrazie stanno funzionando bene.
Se rispondiamo come ci hanno insegnato, cioè che va tutto bene, allora c’è un enorme paradosso, una palese contraddizione. Perché non sta funzionando molto bene. La politica è divisa su tutti i temi, i politici non hanno fiducia e il sistema politico è distorto da potenti interessi.
In tutto il mondo è così. Da sempre.
Per risolvere questo paradosso possiamo rinunciare alla democrazia. Eleggiamo un re-dittatore che ignori le norme democratiche, calpesti le libertà e faccia semplicemente le cose come stanno. Ma i primi 4000 anni della nostra storia sono stati così e non mi sembra abbiano fatto granché.
L’altra opzione è quella di dire chiaramente che questo sistema è rotto, non funziona, ma non avendone un altro migliore non ci resta che capire cosa non funziona.
Io un’idea ce l’ho, il suo nome tecnico è “sortition”. Ma il suo nome comune è “selezione casuale”. L’intuizione è di un certo Brett Hennig. L’idea è molto semplice: selezioniamo le persone a sorte e le mettiamo in parlamento.
Sembra assurdo, ma pensateci un attimo. La selezione dovrebbe essere equa e rappresentativa del Paese. Il 50% sarebbero donne. Molti sarebbero giovani, alcuni vecchi, altri ricchi, ma la maggior parte di loro sarebbero gente comune. Sarebbe un microcosmo della società.
Tuttavia, ci sarebbe un importante effetto collaterale: se sostituissimo le elezioni con il sorteggio e rendessimo il nostro parlamento veramente rappresentativo della società, significherebbe la fine dei politici e della politica come l’abbiamo sempre pensata.
Non è così pazza come idea. La selezione casuale è stata un elemento chiave del modo in cui si è svolta la democrazia nell’antica Atene. La “demarchia” era un concetto fondante della civiltà classica, anche Aristotele, nella Retorica, definisce la democrazia stessa come la forma in cui si estraggono a sorte i rappresentanti.
Gli antichi Ateniesi selezionavano a caso i cittadini per occupare la maggior parte dei loro posti politici. Sapevano che le elezioni erano dispositivi aristocratici. Sapevano che i politici di carriera erano una cosa da evitare. E penso che ora sappiamo anche noi queste cose. Ma più interessante dell’antico uso della selezione casuale è la sua moderna rinascita. La riscoperta della legittimità della selezione casuale in politica è diventata così comune negli ultimi tempi, che ci sono semplicemente troppi esempi di cui parlare.
Certo, so bene che se provate a chiedere chi è d’accordo, troverete molti pareri sfavorevoli. Ma vi dico un fatto sorprendente. Funziona.
Da tutti gli esempi moderni emerge un fatto: se date alle persone la responsabilità, agiscono in modo responsabile. Non fraintendetemi, non dico che è perfetto.
La domanda giusta è: funziona meglio? Per quanto mi riguarda, è SI.
Proprio in questi anni si sta sperimentando la selezione naturale. Possiamo introdurla nelle scuole, nei luoghi di lavoro e in altre istituzioni, come sta facendo “Democracy In Practice” in Bolivia. Possiamo tenere giurie politiche e assemblee di cittadini, come sta facendo la New Democracy Foundation in Australia, o come sta facendo il Jefferson Center negli Stati Uniti e come sta facendo il governo irlandese in questo momento o come la Fondazione Sortition sta facendo nel Regno Unito. In Bulgaria già lo stanno facendo, compongono a sorte le liste elettorali.
Forse il primo passo sarebbe una seconda camera nel nostro parlamento, piena di persone scelte a caso, un senato dei cittadini, se volete. C’è una campagna per un senato popolare in Francia e un’altra campagna in Scozia. Sarebbe come un cavallo di Troia nel cuore del governo. E poi sostituire le elezioni con il sorteggio.
Oggi stanno accadendo cose incredibili. Si sta mettendo in discussione tutto. Le idee di queste persone non sono così strane come appaiono. Io ne so qualcosa. Come diceva Renè Descartes, “se vuoi veramente conoscere la verità, almeno una volta nella vita devi dubitare, il più profondamente possibile, di tutte le cose”.