di G51LL0 – “2150. Cosa sono questi? È dai tempi del mio bisnonno che non ne vedo. Com’è che si chiamano? Euro? Ma davvero giravano con questi pezzi di carta colorata in tasca?
Ci pensi mai che nel 2020 non esisteva ancora l’e-Lira, la moneta digitale italiana? Molti paesi in quegli anni iniziavano a stare al passo con i tempi, si parlava già da tempo di monete digitali, criptovalute, Blockchain, intelligenza artificiale, e gli economisti del tempo parlavano ancora di Pil, di beni tangibili e di Spread! Le più sofisticate tecnologie erano ormai presenti da anni ma in Italia circolavano ancora questi pezzi di carta. Come è possibile che non compresero la trasformazione che stava avvenendo? Il mio bisnonno me lo diceva sempre: “L’economia di oggi è studiata su libri degli anni ’50, con teorie dell’800!”.
Eppure sul suo Blog il mio bisnonno trattava infinite volte il tema delle monete digitali. In quegli anni Facebook muoveva i primi passi con la sua Libra, così come la Cina che iniziava ad avviare la sperimentazione in 4 città, oppure la Svezia con la sua e-Krona. Anche la banca centrale francese annunciò in quegli anni l’inizio di una sperimentazione di una sua moneta digitale. E in Italia si dibatteva ancora sull’abbassamento dell’Iva, come unica soluzione! Pazzesco!
Non capirono che una moneta digitale, ovviamente ad uso interno, avrebbe dato una spinta importante al rilancio dei consumi, ridotto a zero i tempi di erogazione e la questione del merito creditizio, che da sempre frenava le banche.
Non compresero che la rivoluzione stava nella e-Lira, un circuito virtuale per acquisti reali, garantito dalla tecnologia blockchain, che avrebbe potuto erogare crediti a fondo perduto, magari convertibili dopo tot anni.
Non compresero come una parte delle risorse che il governo voleva dare a fondo perduto poteva essere messo a garanzia di questi crediti digitali. In questo modo ci sarebbe stata una velocità dei consumi 10 volte superiore! Non serviva nessuna istruttoria salvo la creazione del conto digitale. Ogni persona fisica dotata di Spid avrebbe potuto avere il suo conto digitale collegato. Idem per le imprese.
Incredibile come non si accorsero dell’incredibile vantaggio che poteva significare per le imprese, commercianti e artigiani e di come avrebbe portato all’azzeramento della burocrazia per l’erogazione dei crediti. Unico requisito l’apertura del conto. Nel momento in cui questi crediti avrebbero girato tra imprese, cittadini e PA, non sarebbe servito valutare le garanzie perché non potendo essere accumulati, questi crediti giravano, giravano! Nessuno avrebbe avuto interesse a tenerli fermi e avrebbero fatto da acceleratore di consumi, consumi esclusivamente interni come da vincoli europei.
Lo Stato così facendo avrebbe avuto in mano un monitoraggio anonimo in tempo reale, a livello di Big Data, su come venivano spesi questi crediti e ultimo ma non meno importante, si sarebbe tagliata fuori la malavita e tutto il sommerso.
Senza pensare poi ai “giochini” fiscali come la riduzione dell’IVA o gli spostamenti di soldi dei nostri cittadini, che molte piattaforme estere di vendita compivano in quegli anni in stati esteri facendo dumping.
In fondo la questione non compresa era semplice e si basava su due principi: la non cumulabilità e il vincolo di usare i crediti solo per consumi interni. Questi due fattori combinati avrebbero fatto da acceleratore, perché l’unico modo di usare questi crediti era spenderli. Poi dopo il tempo stabilito dal governo si sarebbero potuti convertire in Euro, ma una volta avviato il circuito, sarebbero stati pochi che avrebbero chiesto la conversione.
Ecco, questi sono gli albori della e-Lira, la prima moneta digitale italiana e i vantaggi che nel 2020 pochi compresero… ma che noi oggi, come per il Reddito Universale, ne usufruiamo a pieno… grazie al coraggio di alcuni visionari!”.