di Greeenpeace – Dopo un’intensa campagna di Greenpeace, Wilmar International, il più grande operatore mondiale di olio di palma (commercializza il 40 per cento di questa materia prima), ha pubblicato nelle ultime ore un piano d’azione dettagliato per mappare e monitorare i propri fornitori.
La decisione è arrivata in seguito al lavoro di pressione condotto a livello globale da Greenpeace, che negli ultimi mesi ha visto attivisti occupare la raffineria di Wilmar in Indonesia e ostacolare le operazioni di trasporto e attracco di una nave cisterna diretta in Europa, carica di prodotti dell’azienda a base di olio di palma. In Italia l’associazione ambientalista ha protestato per sette ore davanti allo stabilimento di Mondelēz, uno dei principali clienti di Wilmar (che nella sede produce per il mercato italiano snack contenenti olio di palma come i cracker Ritz e le patatine Cipster). Sono state più di un milione le persone che hanno firmato la petizione di Greenpeace per dire basta all’olio di palma prodotto a discapito delle foreste.
Con il suo nuovo piano d’azione, Wilmar si impegna a mappare entro la fine del 2019 tutti i terreni appartenenti ai propri fornitori e a monitorare, attraverso l’uso di satelliti ad alta risoluzione, quanto accade nelle piantagioni. Se nel corso del monitoraggio un fornitore verrà collegato a operazioni legate alla distruzione della foresta, Wilmar sospenderà immediatamente le relazioni commerciali con questo operatore.
«Wilmar rifornisce di olio di palma la maggior parte delle principali multinazionali del settore alimentare e della cosmesi. L’impegno preso oggi rappresenta, quindi, un importantissimo passo avanti e Greenpeace ne vigilerà il rispetto e l’implementazione», dichiara Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. «Ci aspettiamo che l’annuncio di Wilmar sproni Golden Agri Resources, Musim Mas e gli altri operatori internazionali di olio di palma ad adottare impegni simili. Perché ciò avvenga, è fondamentale che multinazionali come Mondelēz, Nestlé e Unilever, che acquistano olio di palma da diversi fornitori, si impegnino nella stessa direzione», aggiunge Borghi.
La produzione indiscriminata di materie prime che hanno un alto potenziale di generare gravi ricadute su ambiente e diritti umani – come nel caso dell’olio di palma – sta alimentando una crisi climatica che ha impatti globali. Per evitare l’aumento delle temperature oltre il grado e mezzo, come indicato dall’IPCC, è fondamentale porre fine alla deforestazione e ripristinare le foreste danneggiate.
Sono numerose le multinazionali che, tra il 2010 e il 2015, si sono impegnate a ripulire la propria catena di approvvigionamento entro il 2020. Tuttavia, a meno di 400 giorni dalla scadenza di questo accordo, la situazione è ancora critica e la maggior parte dei commercianti di olio di palma non ha ancora raccolto le mappe delle piantagioni dei propri fornitori, necessarie per monitorare quanto accade sul campo.
«Fermare la deforestazione richiede un’azione a livello di settore. È necessario che i commercianti di olio di palma, così come i produttori e le multinazionali che ne fanno uso, si impegnino ad implementare azioni urgenti e concrete per mappare e monitorare tutti i loro fornitori. Altrettanto importante è porre fine subito alle violazioni dei diritti umani», conclude Borghi.
Greenpeace monitorerà il rispetto e l’implementazione del piano d’azione di Wilmar e continuerà a fare pressione sul settore dell’olio di palma per evitarne la produzione indiscriminata, per proteggere le foreste ed evitare la violazione dei diritti umani.