
Oggi vogliamo raccontarvi una storia. Una storia di arte, di rivoluzione e di silenzi. Una storia che parte dalla Toscana, arriva a Cuba, e si dissolve nel nulla. È la storia di Nelson Salvestrini, uno scultore con oltre cinquant’anni di esperienza, e di un Che Guevara fuso nel bronzo e poi sepolto… non dalla terra, ma dall’imbarazzo.
Nelson Salvestrini non è solo un artista: è un testimone del suo tempo, un artista che modella la storia nelle materie più dure e più vive. Nato nel 1947 a Colle di Val d’Elsa, in Toscana, scolpisce dal 1972. Le sue opere sono corpo, materia e memoria.
Nel 1989, Nelson donò al governo cubano dell’Avana un monumento dedicato a Che Guevara, una scultura in bronzo. Ma poco dopo scoprì che l’opera era stata nascosta. Raffigura Guevara morto in Bolivia: un’immagine evidentemente che il Comitato Centrale non volle accogliere poiché non accettavano la sua morte. L’opera per questo fu messa da parte.
Nel 1995, Nelson si recò a Cuba per quindici giorni, nel tentativo di rivedere la sua creazione. Ma nulla. L’opera era sparita, nonostante i contatti ancora vivi a suo tempo con la moglie e le figlie del Che, che non sapevano dove fosse la scultura. La delusione fu profonda. Perché la scultura di Nelson non era fatta solo di bronzo: era voce, era lotta. Il suo Guevara, come dichiara Nelson “è un Che che non è morto, ma che morirà solamente quel giorno che si rinuncerà a lottare per cui lui ha vissuto, è un corpo che parla alle menti”.
Da allora, Nelson lotta per rivedere il suo Che Guevara. Per ridargli una voce.
Perché un’opera d’arte, non può sparire. Non può finire nel nulla.
Per contatti: nelsonsalvestrini47@gmail.com