di Emanuele Isonio – CMCC e Ismea hanno creato un webtool che aiuta a diminuire le emissioni climalteranti della zootecnia. Gli allevatori possono calcolare l’impronta di carbonio della propria azienda e aderire a una delle pratiche per ridurla in modo sostenibile
Il settore agricolo è ancora oggi uno dei principali responsabili del cambiamento climatico. Eppure, molto spesso gli stessi agricoltori e allevatori non sono consapevoli di quanto effettivamente incida la propria azienda su questo fenomeno globale. Come aumentare la propria consapevolezza? La tecnologia può aiutare a rispondere a questa domanda. L’idea è venuta ai ricercatori del CMCC (Centro Euromediterraneo per i cambiamenti climatici) che hanno sviluppato un webtool con l’ISMEA. Un “semplice” software permette a gli allevatori zootecnici italiani di fare una stima dell’impronta di carbonio della propria azienda.
Poche domande per capire quanto inquina un’azienda
Lo strumento, finanziato dal Programma “Rete rurale nazionale 2014-2020”, è completamente gratuito e accessibile online. Il tool è basato su dati e informazioni scientificamente fondate e nasce con l’obiettivo di essere facilmente accessibile a tutti i suoi potenziali utenti.
Per effettuare il calcolo, gli allevatori devono semplicemente compilare un questionario: poche domande che fotografano le principali caratteristiche dell’azienda (numero di capi allevati, consumo energetico, tipologia di allevamento e foraggio). In questa prima fase si ottiene una stima delle emissioni generate dall’azienda zootecnica. Quindi si passa a una seconda fase. In essa, è ipotizzata tutta una serie di azioni, ciascuna con il suo protocollo, per ridurre e compensare le emissioni dell’allevamento. Il tool aiuterà pertanto i diversi portatori d’interesse a individuare le migliori opzioni per una gestione sostenibile del territorio, in special modo a livello locale.
Una totale compensazione delle emissioni zootecniche è possibile
I ricercatori CMCC stanno lavorando infine alla creazione di un sistema di tracciabilità della sostenibilità dell’uso del suolo. Tale sistema è basato sull’approccio sviluppato, attraverso un meccanismo volontario di incentivazione di pratiche agricole e forestali sostenibili per ridurre e compensare le emissioni zootecniche. Il meccanismo utilizzerà dei crediti (soprannominati “crediti di sostenibilità”) per i molteplici benefici, non solo climatici, che porteranno alle comunità e ai distretti agricoli locali.
I ricercatori CMCC hanno inoltre identificato alcune possibili opzioni di mitigazione land-based per ridurre e compensare le emissioni del settore zootecnico. I risultati sono contenuti in uno studio – “A land-based approach for climate change mitigation in the livestock sector” – pubblicato sul Journal of Cleaner Production. “I risultati del nostro studio mostrano la possibilità di una totale compensazione delle emissioni delle aziende zootecniche dell’area pilota, indicando i percorsi possibili per arrivare a zero emissioni o persino a emissioni negative” ha commentato Riccardo Valentini, membro del Comitato Strategico della Fondazione CMCC e docente di Ecologia forestale all’università della Tuscia. “Se opportunamente gestito il settore agricolo appare quindi un settore chiave, in grado di contribuire in maniera significativa agli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici a livello globale”.
Le buone pratiche proposte da CMCC
Le pratiche di gestione sostenibile proposte da CMCC come strumenti di compensazione delle emissioni zootecniche sono state suddivise in tre ambiti di azione:
- Sostituzione o riduzione delle emissioni dei combustibili fossili attraverso la gestione dei residui agricoli delle colture arboree per fini energetici.
- Riduzione delle emissioni. Per questo ambito, vengono indicate tre azioni: miglioramento della dieta dei ruminanti, gestione sostenibile delle deiezioni, riduzione dell’uso di fertilizzanti chimici.
- Aumento dei sink di carbonio. Di questa azione fanno parte la riduzione delle lavorazioni dei suoli agricoli, mantenimento della copertura erbosa nelle colture permanenti, interramento dei residui agricoli delle colture arboree, nuovi impianti di frutticoltura, realizzazione di rimboschimenti.
“Ogni attività di gestione sostenibile può essere realizzata all’interno di un distretto zootecnico” spiegano gli autori della piattaforma. “Il questionario consente di calcolare il quantitativo di tonnellate di CO2 eq che l’adozione di tale pratica consente di non emettere o rimuovere dall’atmosfera”.
Dal settore AFOLU 24% delle emissioni globali
Quanto sia importante intervenire per ridurre le emissioni zootecniche lo ricordano i dati IPCC, il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici. Le emissioni di gas serra del settore agricolo, forestale e altri usi del suolo (il cosiddetto settore AFOLU, Agriculture, Forestry and Other Land Use) rappresentano il 24% delle emissioni globali. In questo, sono seconde solo al settore energetico. Nel comparto agricolo, le emissioni di metano dagli allevamenti e prodotte dalla fermentazione anaerobica di materia organica sono i principali driver sotto accusa, insieme alle emissioni legate alla deforestazione. A partire dagli Anni ’90 le emissioni degli allevamenti sono diminuite, con una riduzione del 20% in Europa nel 2018. Tuttavia, ancora oggi, a livello europeo rappresentano più del 60% del totale delle emissioni del comparto agricolo.
A questo link il sito del software: http://emissionizero.ismea.it/