di Paola Pisano – Ci siamo quasi, la data fissata da molti analisti e big dell’automotive per l’arrivo delle auto a guida autonoma su strada è il 2020. Per ora infatti, la circolazione delle auto senza pilota è consentita solo per la conduzione di test e viaggi sperimentali, ma la tecnologia per la self driving car è già disponibile e sta procedendo a passi da gigante.
La sua adozione dipenderà dalla capacità della società civile di adottare una nuova mobilità, non più legata al possesso del bene ma al servizio.
Questo cambio di paradigma si porta dietro una rottura non solo nel mercato (l’auto diventa una commodity mentre la tecnologia e i dati avranno sempre più il sopravvento) ma anche nella società: un’attività non più legata esclusivamente alla capacità dell’uomo di intervenire e reagire, ma sempre più legata alle sue capacità di programmazione di software, di monitoraggio dei dati e di automatismi di processi. Le aziende che si muovono ne sono la prova: non solo le aziende automobilistiche, ma anche i giganti dell’high tech (Apple, Google, Samsung) insieme ad aziende di servizi come Uber o Lyft, stanno investendo in questa direzione. Le pubbliche amministrazioni non stanno a guardare, Torino ha deciso di accettare la sfida ed entrare nel settore della “mobilità as a service” che raggiungerà un valore di mercato di 7 trilioni di dollari entro il 2050 (secondo uno studio di Intel e Strategy Analytics.).
In Europa alcune città in Belgio, Francia, UK stanno progettando di attivare sistemi di trasporto per le driverless car. Germania, Olanda e Spagna hanno già consentito alcuni test di autovetture nel traffico. Nel frattempo, anche in Italia qualcosa si muove. Il 2 marzo 2018 è stato emesso il decreto ministeriale Smart Road, volto a promuovere la valorizzazione del patrimonio stradale esistente e dare attuazione al processo di trasformazione digitale verso infrastrutture viarie tecnologicamente avanzate. Ma non solo: grazie a questo decreto sarà possibile iniziare sul nostro territorio la sperimentazione dell’auto a guida autonoma. I test verranno effettuati sia dalle case automobilistiche, sia dagli enti di ricerca pubblici e privati, sia dalle università, e si potranno condurre (dopo aver ottenuto l’autorizzazione del Ministero delle Infrastrutture e il via libera dei gestori delle strade) anche all’interno dei centri urbani.
Un’opportunità che trova terreno fertile nella nostra città ricca di know-how, aziende all’avanguardia, dipartimenti universitari ed enti di ricerca attivi nei settori dell’auto, della componentistica, delle telecomunicazioni, della sensoristica, dell’elettronica avanzata e dell’intelligenza artificiale. Torino si candida a diventare la prima città in Italia a sperimentare la guida autonoma in un contesto urbano soprattutto grazie alle sue infrastrutture tecnologiche: ad oggi la Città soddisfa tutti i 12 parametri tecnici indicati nel decreto “Smart Road”, tra i quali, molto importanti, la presenza di fibra ottica e sistemi rilevamento traffico (sensori in corrispondenza dei semafori, spire sotto l’asfalto che assicurano il rilevamento dei passaggi delle vetture, e quindi di avere un quadro in tempo reale del traffico, telecamere intelligenti agli incroci).
I 14 partner che in data 30 marzo 2018 hanno firmato il protocollo d’Intesa sottolineano l’interesse della città non in una singola sperimentazione, ma nella creazione di una nuova filiera: quella dell’auto autonoma e connessa. L’obiettivo comune è promuovere un nuovo servizio di mobilità sempre più condivisa, assistita, sicura ed ecologica, che integri la mobilità pubblica e diminuisca il tempo che ogni singolo cittadino dedica alla guida. Cosa fare nel mentre? Lo scopriremo quando avremo le mani libere dal volante e lo sguardo non più fisso sui semafori e sulle code
L’obiettivo per il nostro assessorato non è solo quello di creare una nuova user experience intorno alla mobilità, ma è anche quello di attrarre competenze e aziende capaci di cavalcare un trend fatto di tecnologia, visione, curiosità e senso del dovere verso le nuove generazioni che, sono certa, vorranno vivere in una città ricca di nuove competenze .
L’accordo è aperto e potranno firmare anche nuove aziende costruttrici, di connettività, associazioni e università.
Tutto ciò si integra perfettamente con il disegno strategico dell’Assessorato all’Innovazione della Città di Torino che ho l’onore di guidare da quasi due anni: perseguire un percorso di apertura della città all’innovazione di frontiera attraverso la realizzazione di testing e sperimentazioni su tutto il territorio urbano. E’ infatti riconosciuto che ogni innovazione (di modello, di servizio o tecnologica) debba essere sperimentata in tempi brevi e in ambienti reali al fine di diminuire il rischio insito nell’innovazione stessa, incorporare il feedback dell’utilizzatore, dimostrare la validità del prodotto/servizio. Attirare solo innovazione di frontiera significa essere coraggiosi, tentare di superare costantemente i propri limiti, accettare la possibilità di fallimento, spingere un ecosistema verso un approccio più accogliente e tollerante, condividere i risultati ma soprattutto non fermarsi mai. Sempre nel rispetto di una grande regola: l’impatto sociale sul territorio. Nel caso della guida autonoma e connessa questo si traduce in aumento di competenze sul nostro territorio, creazione di posti di lavoro, ma anche in servizi più inclusivi: maggiore mobilità a persone con disabilità, ad anziani, a giovani e bambini, e molto altro ancora che oggi non siamo ancora in grado di immaginare. Ciò che ci muove è la consapevolezza di essere in un momento cruciale: oggi le amministrazioni sono responsabili nella creazione di un divario tecnologico se non colgono l’innovazione che potrà colmarlo sul proprio territorio.
Ad oggi stiamo definendo con i partner dell’accordo i primi casi d’uso che le società costruttrici e gli enti di ricerca presenteranno al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: incontriamo i partner, individuiamo i bisogni ma soprattutto definiamo sempre meglio il ruolo della città in ogni processo di innovazione.
Qual è il nostro obiettivo? Una mobilità condivisa che affianchi la mobilità pubblica e elimini le auto di proprietà sulla nostra città. Zero emissioni, zero incidenti, zero consumo di suolo.
Sarà possibile? Io dico di si!