“Abbiamo già iniziato a ridurre le tasse alle famiglie e alle imprese“, diceva il premier durante le elezioni in una delle sue numerose apparizioni televisive. A tre mesi da quel giorno, però, escono dei dati che fanno riflettere. Non solo il premier non si è adoperato per diminuire le imposte che le aziende italiane devono pagare, ma la CGIA di Mestre ha rilevato che “secondo il Def approvato nella primavera scorsa, quest’anno la pressione fiscale è destinata a toccare il livello record del 44%“, lo stesso raggiunto nel 2012. Le imprese italiane versano al fisco 110,4 miliardi di tasse all’anno, un record che, va riconosciuto al governo, ci fa primeggiare in Europa. Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA, ha spiegato che “con un carico fiscale di questa portata è difficile fare impresa e soprattutto creare le condizioni per far ripartire l’economia“. E gli 80 euro? Non solo non hanno aumentato i consumi del 15%, come millantava Pina Picierno, sempre durante le elezioni, ma sono in realtà “soldi che entrano dalla porta ed escono dalla finestra delle case degli italiani“, denunciava Luigi Di Maio. Il M5S aveva avvertito i cittadini che gli 80 euro erano solo una “trovata elettorale” e che non avrebbero fatto ripartire l’economia del Paese, dato che gli eventuali effetti benefici che avrebbero portato, sarebbero stati annullati dalle altre tasse che gravano sui cittadini, come sottolinea la CGIA di Mestre: “Gli effetti legati alla rivalutazione delle rendite finanziarie, all’aumento dell’Iva, che nel 2014 si distribuisce su tutto l’arco dell’anno, all’introduzione della Tasi e, soprattutto, all’inasprimento fiscale che graverà sulle banche, compensano abbondantemente il taglio dell’Irap e gli 80 euro lasciati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi“.” da TzeTze
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