Ieri, con la classica manovra estiva a sorpresa, il Governo ha inserito il CBD nella lista dei medicinali estratti da sostanze stupefacenti, con inevitabili drammatiche conseguenze per la filiera agroindustriale della canapa in Italia, Cannabis Sativa L., con un fatturato annuo di circa 150 milioni di euro.
Il ministero della Salute ha revocato la sospensione del decreto del primo ottobre 2020, che inseriva le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo (cbd) ottenuto da estratti di cannabis” nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sugli stupefacenti, dichiarando in tal modo illecito ogni uso non farmacologico degli estratti di cannabis, comprese le destinazioni ammesse dalla normativa italiana ed europea sulla canapa industriale, quali ad esempio l’uso del CBD per la preparazione di nuovi alimenti, aromi o cosmetici.
A partire quindi dal 22 settembre 2023, nei negozi che attualmente vendono la sostanza non si potranno più acquistare “prodotti da ingerire” a base di cannabidiolo, ma rimarrà possibile invece l’acquisto di cannabis light da fumare, cioè i fiori di canapa che contengono il cbd e non il thc. Ma presto però, la sostanza potrebbe anche essere vietata integralmente, poiché equiparata ad uno stupefacente, acquistabile solo in farmacia. In parole povere, la produzione di tutti i prodotti che contengono CBD e ad uso orale e non cosmetico, sarà ad appannaggio delle aziende farmaceutiche.
Ma cosa è il CBD? Il CBD, o cannabidiolo, è un composto chimico scoperto nella Cannabis sativa L., con scopi prevalentemente antidolorifici e terapeutici, privo di effetti psicoattivi che sono invece tipici dell’altro componente della Canapa, il tetraidrocannabinolo (THC). Ottenuto sotto forma di olii per estrazione dalla lavorazione della canapa, al CBD sono riconosciuti effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antidistonici, antiossidanti, e antinfiammatori. Assunto come olio o in capsule gel favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico. Il CBD viene utilizzata per il trattamento dell’epilessia in uomini e animali domestici, per la schizofrenia e il disturbo d’ansia sociale e, in quantitativi percentualmente bassi, per la gestione dell’ansia e del sonno difficile. E’ stato riconosciuto dall’OMS come non pericoloso e con un interessante potenziale da un punto di vista medico.
La manovra inoltre va contro la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea del novembre 2020, dopo un processo ad un commerciante che aveva importato ricariche al CBD per le sigarette elettroniche, ha stabilito che il CBD prodotto in uno stato membro europeo deve poter circolare anche negli altri paesi e che i prodotti a base di CBD non devono essere considerati come stupefacenti: “Uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo (CBD) legalmente prodotto in un altro Stato membro, qualora sia estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi”.
Saremo quindi l’unico paese in Europa, e forse nel mondo, che considera il CBD, o meglio, i preparati ad uso orale di CBD, come uno stupefacente. Decisamente un ritorno al passato.