C’è un concetto nuovo di città che sta emergendo, le città esplorabili. Queste sono città diverse da come le conosciamo. Quelle in cui viviamo non sono costruite a misura d’uomo, non sono pensate per la vita che conduciamo ora, ma per quella delle fabbriche dell’800.
Una città esplorabile, invece, è una città in cui l’uomo è al centro di tutto. Con questo non voglio dire che le auto o i negozi devono sparire dall’oggi al domani, ma che sono strumenti che devono essere usati in maniera diversa.
Se le città fossero costruite a misura d’uomo, mettendo i suoi bisogni al centro di tutto, vedremo più persone. Invece l’elemento minoritario, che proprio si incontra di meno in una città, è l’uomo.
Siamo sommersi di auto, per lo più inquinanti, visto che l’elettrico e l’ibrido ancora fanno fatica ad emergere. Siamo schiacciati da palazzi, per lo più orribili e dubbio gusto, siamo colmi di strade, parcheggi e complessi enormi chiamati centri commerciali. Nulla contro questi e quello strumento.
Ma come è possibile che manchino spesso i marciapiedi? Non ci sono piazze vivibili, è difficile vedere una panchina. E’ sotto gli occhi di tutti che proprio gli strumenti per l’uomo, sono proprio quelli che mancano di più.
Dovremmo immaginare una città in cui prima di tutto il cittadino sia spronato a viverla. Da quanto non ci facciamo una bella passeggiata?
Come è possibile farlo? Nella città tipica tutto è distante. Se volete convincere la gente a camminare, bisogna offrire un percorso bello quanto un giro in auto, o addirittura meglio.
Cosa significa? Bisogna offrire quattro elementi contemporaneamente: un buon motivo per camminare, un percorso che faccia sentire al sicuro, un cammino che sia confortevole e che sia interessante. Avete bisogno di tutti questi quattro elementi insieme, non uno in meno.
Nel 1800 le persone soffocavano per i fumi delle fabbriche, gli urbanisti dissero: “hey, allontaniamo le abitazioni dalle fabbriche”. E l’aspettativa di vita aumentò immediatamente.
Questo è l’inizio della zonizzazione euclidea, la separazione del territorio in larghe zone ad uso singolo. E quando si progetta una città o un nuovo quartiere, c’è già un progetto simile sul tavolo. Un progetto come questo garantisce che la città non sarà esplorabile, perché tutti i luoghi sono lontani tra di loro. Ogni luogo serve ad una cosa ed una soltanto.
Ci sono solo due modi che sono stati collaudati per costruire le comunità, nel mondo e nel corso della storia. Uno è il classico quartiere. Luoghi dove vivere, lavorare, comprare, divertirsi, educarsi. L’altro è un’invenzione che risale a dopo la Seconda Guerra Mondiale, la periferia.
Questa chiaramente non è esplorabile, perché ci sono poche strade collegate e quelle che fungono da collegamento sono sovraffollate. Per capire dobbiamo analizzare i luoghi uno alla volta. Il posto dove vivi soltanto, il posto dove lavori soltanto, i posti dove fai solo compere, e le nostre gigantesche istituzioni pubbliche. E poi c’è l’ultimo elemento che tutti dimenticano: se si separa tutto da ogni cosa e lo si ricollega solo con le strade, ecco come risulterà il paesaggio.
Una città esplorabile (e vivibile) non può seguire questo modello tentacolare. Questo è il risultato di un tipo di progettazione. Serve un nuovo modello urbano di riferimento.
Ecco i due modelli contrapposti.
Sopra c’è il quartiere tradizionale, a destra, e un nuovo tipo di quartiere a sinistra. Uno è una massa confusa, l’altro è un luogo vivibile. Il bello è che hanno le stesse cose. La differenza è la vicinanza tra i luoghi, come questi sono intervallati e se si ha una rete di strade piuttosto che un sistema a vicoli ciechi o a ‘strade a imbuto’.
Poi abbiamo il percorso sicuro. Per esempio sono molto importanti le dimensioni degli isolati. Portland, in Oregon, ha isolati di 60 metri, vivibili e esplorabili. Salt Lake City, ha isolati di 180 metri, invivibili e inesplorabili. Paragonando le due città, sembrano due pianeti diversi, ma l’uomo ha costruito entrambi questi luoghi.
Uno studio su 24 città californiane ci dice che se gli isolati sono grandi il doppio, il numero di incidenti mortali si quadruplica.
Passiamo al percorso confortevole. Fa riferimento al fatto che tutti gli animali cercano due cose: punto di vista e rifugio. Vogliamo poter vedere i nostri predatori e al contempo vogliamo sentirci al sicuro. Per questo siamo attratti dai luoghi con begli angoli e se i luoghi non hanno angoli, le persone non vogliono andarci. I posti che costruiamo non sono confortevoli. Perché qualcuno dovrebbe andarci a passeggiare?
E infine il cammino interessante: segni di umanità. Siamo primati sociali. Nulla ci interessa più delle altre persone. Vogliamo i segni delle persone. A Roma, Viale Libia fu resa pedonale per i lavori della metro. I negozianti si rivoltarono, perché questo avrebbe causato perdita di acquirenti.
Quando i lavori finirono, riaprirono le strade alle auto. I negozianti si rivoltarono, perché questo avrebbe causato perdita di acquirenti. Avevano visto che ambienti vivibili portano gente e la gente porta altra gente. Ripeto, siamo animali sociali.
Il fatto di aver reso una zona pedonale non ha influito sul traffico, anzi forse lo ha migliorato.