Ultimamente si parla tanto di mobilità, di tecnologie, di opportunità e grandi chance per il futuro, in realtà è tutto una questione di cambiamenti climatici. O così dovrebbe essere, secondo una serie di rapporti che sono recentemente usciti.
Il punto, allora, è perché c’è ancora bisogno di parlarne? Domanda ovvia potremmo dire, ma non è così.
Quando Uber è stata lanciata, un po’ meno di un decennio fa, nessuno ha prestato attenzione al modo in cui un aumento dei conducenti nelle aree urbane avrebbe influito sulla congestione, sulle emissioni dei trasporti o sull’inquinamento atmosferico.
Poco dopo il lancio in molti chiesero all’ex CEO di Uber, Travis Kalanick, se Uber fosse ecologico e se avrebbe ridotto la proprietà della macchina. Ma le risposte che diede furono sempre qualcosa del tipo “è troppo presto per dirlo”.
Oggi Uber si sta rapidamente spostando verso la mobilità sostenibile, con investimenti per servizi di bike sharing e scooter sharing. Stefan Knupfer, ha pubblicato un rapporto sulla mobilità dipingendo uno scenario con città utopiche. Dai robo-taxi elettrici, agli scooter e biciclette condivise, alle ferrovie e agli autobus green.
Tutto questo per offrire servizi senza pari, dal 25 al 35% più economici, il 10% più veloci, il 50% più convenienti, che possono ospitare il 30% di persone in più e riducono le emissioni di gas serra dell’85%. Un sogno.
Ma Stefan Knupfer, ha anche detto che la costruzione di tali sistemi sarà “difficile”. L’investimento necessario sarà elevato e richiederà molta collaborazione con le parti interessate. Ma soprattutto sarà difficile se le città non avranno una strategia per la mobilità efficace.
Negli USA ci provano da tempo, ma senza grandi risultati. Un terzo delle città degli Stati Uniti è cresciuto senza sviluppare alcun sistema di trasporto di massa pensato per i cittadini.
Fondamentalmente, se vuoi lavorare in una grande città, hai bisogno di una macchina. E contando che presto la maggior parte delle persone vivrà nelle città (ci si aspetta megalopoli da 2-300 milioni di persone) la cosa si farà preoccupante.
Come possiamo risolvere il problema? Qualcuno ci sta pensando e la pioniera dei trasporti Robin Chase, co-fondatrice di Zipcar, Buzzcar e Veniam, ha lanciato una nuova iniziativa denominata New Urban Mobility Alliance (NUMO). NUMO promuove tecnologie condivise, elettriche, on demand e che permettono alle città di passare da città passive ad attive. Attive vuol dire: eque e prive di emissioni il più rapidamente possibile.
Ma la domanda se la nuova mobilità fornirà un trasporto sostenibile per tutti è sempre valida.
Portland ha pubblicato i risultati del suo primo test pilota di condivisione di e-scooter, e ha determinato che sì, i 2.000 scooter elettrici che la città ha messo a disposizione, spesso sostituivano brevi viaggi in auto. Circa un terzo dei residenti di Portland ha usato gli scooter della città e lo ha fatto per sostituire la propria auto o un Uber. Ora la città vuole fare il salto di qualità, ampliando il progetto.
Ma sebbene ci sia abbondanza di mezzi, quel che manca è una strategia e strumenti per poterla attuare. Ci si sta rendendo conto che la sostenibilità è qualcosa di difficile da raggiungere.
Così tutti stanno costruendo infrastrutture per la mobilità, software per condividere dati di trasporto, interfacce utente adeguate e tante altre cose che le startup e le aziende tecnologiche possono fare meglio del settore pubblico.
Sta diventando chiaro che la mobilità intelligente è uno degli obiettivi più importanti che le città devono affrontare. Per essere luoghi in cui poter vivere e per combattere l’inquinamento climatico.