di Davide Crippa – I prezzi dell’energia continuano la loro ascesa, o meglio scalata. Sono passate appena 2 settimane dalle misure messe in campo dal governo, nel decreto bollette con uno stanziamento di 3 miliardi, per calmierare gli annunciati aumenti di gas ed elettricità, e gli scenari europei ed internazionali continuano a destare grande preoccupazione.
I prezzi di energia elettrica e gas continuano a muoversi, nervosamente, su prezzi esorbitanti che in alcuni momenti dei giorni scorsi hanno toccato punte di 150 cent €/mc per il gas e di 300 €/Mwh elettrico.
Uno scenario preoccupante che rischia di mettere un ostacolo alla ben avviata ripresa economica e che ha già portato al rallentamento della produzione industriale energy intensive in altri contesti internazionali.
Serve agire subito con un fronte comune europeo e serve gestire questa congiuntura internazionale, questa epidemia energetica, con uno sforzo comune, così come si è approciato lo scenario Covid qualche mese addietro.
Per ora le risposte della Commissione UE sono state timide su questo tema, limitandosi a consigli e raccomandazioni per gli stati membri, che in gran parte ricalcano quanto in Italia abbiamo messo in campo grazie ad una azione parlamentare di sensibilizzazione sul tema promossa dal MoVimento 5 Stelle.
Serve coraggio e servono altre misure.
L’Italia deve far sentire la propria voce ed essere ancora una volta determinante nel porre le condizioni affinché questa crisi venga affrontata con uno spirito comune e solidale europeo.
Gli interventi, devono essere di medio e lungo termine, focalizzati sulla riduzione e progressivo superamento della dipendenza dalle fonti fossili, vera causa della forte tensione sui mercati dei prezzi di energia elettrica e gas.
La commissione europea conferma, in tutte le sue raccomandazioni, che la transizione ecologica pulita è il miglior modo per scongiurare altri shock nel futuro, motivo per cui deve essere accelerata, ma mancano gli ingredienti europei per farlo.
È necessario assumere impegni chiari a investire in soluzioni energetiche a zero emissioni sia in Italia che negli altri Stati membri, al fine di contribuire a ridurre la volatilità dei prezzi dell’energia causata dai movimenti dei prezzi internazionali dei combustibili fossili e da altri fattori esterni.
Serve rivedere la disciplina sugli aiuti di Stato per l’energia e l’ambiente per facilitare il raggiungimento del Green Deal europeo al minor costo, agevolando gli investimenti nell’efficienza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile.
Serve scorporare gli investimenti pubblici destinati alle energie rinnovabili dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit/pil, per rendere l’economia e il sistema energetico dell’UE più competitivi, sicuri, omogenei e sostenibili.
È necessario adottare una serie di misure aggiuntive sullo stoccaggio, l’integrazione del mercato e le comunità energetiche per garantire un mercato dell’energia più resiliente, meglio preparato alla volatilità e alle sfide della transizione.
E’ necessario sostenere investimenti, con coperture di lungo periodo, su sistemi di accumulo naturale o elettrochimico per l’energia rinnovabile, per sfruttare al meglio le potenzialità di tali risorse.
Servono poi regole di mercato adeguate per consentire di sfruttare appieno e quotidianamente la possibilità di immagazzinare le energie rinnovabili e di spostare il loro surplus in determinate fasce diurne verso orari serali in modo da modulare l’andamento dei prezzi.
Parallelamente, è necessario ridurre la domanda energetica degli edifici: è necessario mettere in campo una diffusa e capillare azione di comunicazione e sensibilizzazione all’efficientamento dei consumi.
É importante rafforzare una misura ampia come il 110% perché con gli obblighi di efficienza ad essa collegati si consente alle famiglie italiane di arrivare a risparmi annuali anche del 60% rispetto al consumo energetico attuale.
Sarò un po’ romantico nel richiamare il Negawatt/ora ovvero il Megawatt/ora di energia risparmiata.
Gli interventi fin qui delineati sono essenziali per garantire la sostenibilità economico finanziaria, nonché ambientale, dell’energia a tutti i cittadini consumatori.
Gioca un ruolo essenziale anche la necessità di velocizzare e semplificare le lunghe e complesse procedure autorizzative, spesso ostaggio di intricati intrecci normativi regionali e statali.
Gli investimenti del PNRR sul tema rinnovabili rischiano di essere rallentati da dinamiche di gestione troppo parcellizzate a livello locale con vincoli e riserve, senza una visione unitaria coordinata a livello centrale, il tutto a discapito della produzione energetica green.
Mi permetto a questo punto una piccola riflessione sul tema gas, dato che ogni volta che il prezzo sale qualche nostalgico del tema si risveglia dal torpore e inizia a proporre di riprendere a trivellare l’Italia. Due riflessioni:
1- Dichiarare pubblicamente che l’Italia è caratterizzata da grandi riserve di gas e petrolio è come dire che il nostro Paese è abitato da mandrie di elefanti dopo averne visti giusto un paio durante la gita allo zoo. Citazione dal Libro “Il paese degli elefanti”.
2- Il gas estratto avrebbe una logica di mercato internazionale pertanto verrebbe venduto a prezzo spot, quindi non differente dal trend attuale, anche alla luce delle esigue capacità di apporto.
Il Gas ricordiamoci è un vettore della transizione ed è evidente anche alla luce di queste epidemia energetica è il momento di iniziare a parlare anche di phase out del gas fossile.
Una riflessione a sé merita un’isola magnifica: la Sardegna. La Sardegna potrebbe diventare un benchmark di transizione e sostenibilità. Si potrebbe sostituire la capacità produttiva energetica a carbone presente sull’isola, mediante un elettrodotto sottomarino, il Tyrrhenian link (Sicilia-Sardegna – inserito nei piani di sviluppo di Terna), e l’installazione di capacità di stoccaggio di energia rinnovabile.
Da un lato saremmo in grado di incrementare il grado di sicurezza dei sistemi elettrici dell’isola e di permettere la piena integrazione della generazione da fonti rinnovabili nelle reti. In Sardegna, negli ultimi mesi sono stati registrati stock di vendita dell’energia rinnovabile a 0 €/MWh, nelle ore diurne, per impossibilità di veicolarla o stoccarla. Investire in stoccaggi e accumuli in Sardegna, significa attuare piani di spesa dell’ordine di 10 miliardi di euro con la creazione di molte migliaia di posti di lavoro.
Per soddisfare la domanda industriale di gas, si potrebbe proseguire fornendo i porti di bettoline in grado di fornire il GNL.
Non andremmo così a realizzare reti di distribuzione gas ex novo, quando la loro vita utile si stima in 40 anni mentre ha tempi molto più corti, con impegni scritti nero su bianco: al 2050 dobbiamo decarbonizzare al 100%.
Praticamente domani.