Più di un anno fa, sulle pagine di questo blog, il Professor Marco Bella aveva raccontato una ricerca straordinaria, un nuovo materiale capace di estrarre acqua dall’aria del deserto senza consumare energia elettrica, sviluppato dal chimico Omar M. Yaghi all’Università di Berkeley. All’epoca era una scoperta promettente, oggi è diventata una pietra miliare riconosciuta con il Premio Nobel per la Chimica 2025.
Yaghi, nato ad Amman nel 1965 da genitori palestinesi rifugiati, è il pioniere della reticular chemistry, la disciplina che ha portato alla creazione dei Metal–Organic Frameworks (MOF), materiali cristallini porosi con una struttura modulare, capaci di catturare e immagazzinare molecole in modo selettivo. Tra le molte applicazioni possibili, quella di fornire acqua potabile in zone aride usando solo il calore del sole è diventata uno dei simboli più forti del suo lavoro.
La tecnologia basata su MOF-303, protagonista dell’articolo che pubblicammo allora, permette di raccogliere centinaia di grammi di acqua al giorno per ogni chilo di materiale, anche in condizioni di umidità molto bassa. Durante la notte il materiale assorbe vapore acqueo, e al mattino, con il semplice riscaldamento solare, rilascia acqua liquida pronta per l’uso.
Le motivazioni ufficiali del Nobel hanno riconosciuto il valore rivoluzionario dei MOF nella cattura selettiva di molecole e nelle applicazioni ambientali, citando esplicitamente il loro potenziale per rispondere a sfide globali come la scarsità d’acqua e la transizione energetica. Il premio è stato assegnato congiuntamente a Omar M. Yaghi, Susumu Kitagawa e Richard Robson, pionieri nella progettazione e nello sviluppo delle strutture metal–organiche.
La parabola personale di Yaghi rende questa storia ancora più potente, da figlio di rifugiati palestinesi a uno dei chimici più influenti del pianeta.





