I giovani di oggi sono sempre più scontenti del modo in cui gli anziani gestiscono il mondo.
Per molto tempo i Millennials (generazione dei nati tra il 1981 e il 1996) sono stati descritti come una generazione politicamente disimpegnata e apatica (“The Apathy Generation“, The Guardian, 2001). Negli ultimi anni, tuttavia, questa percezione è cambiata drasticamente. L’ascesa di movimenti di massa come Black Lives Matter, Extinction Rebellion, il movimento di Greta Thunberg e altri movimenti di protesta hanno capovolto lo scenario. C’è una crescente evidenza che i giovani adulti di oggi siano fortemente insoddisfatti dell’attuale sistema politico ed economico. Nello specifico, un numero crescente di persone rifiuta il capitalismo.
Oggi, i Millennials sono descritti molto più comunemente come una generazione iperpoliticizzata, che abbraccia idee “consapevoli” (woke), progressiste e anticapitaliste. Considerazione sempre più estesa per la generazione successiva, la “Generazione Z”, quella degli Zoomers, nati tra il 1997 e il 2010.
Un recente studio dell’Institute for Economic Affairs (IEA) del Regno Unito, a cura di Kristian Niemietz, sugli atteggiamenti dei giovani verso il capitalismo e il socialismo, ha rilevato che i giovani esprimono davvero in modo abbastanza coerente ostilità al capitalismo e opinioni positive su alternative socialiste. Per esempio, circa il 40% dei Millennials afferma di avere un’opinione favorevole del socialismo e una percentuale simile è d’accordo con l’affermazione che “il comunismo avrebbe potuto funzionare se fosse stato attuato meglio”.
Per i sostenitori dell’economia di mercato, ciò dovrebbe essere un motivo di preoccupazione, ma finora hanno scelto per lo più di ignorare questo fenomeno, o di liquidarlo con frasi del tipo: “I giovani hanno sempre attraversato una fase socialista giovanile” o “Ne usciranno crescendo”. Ma questo non è semplicemente confermato dai dati. Non ci sono differenze rilevabili tra gli atteggiamenti delle persone nella tarda adolescenza e quelli dei quarantenni. Non è più vero che le persone “crescono”, cambiando idee, con l’età.
L’IEA ha così realizzato un’ampia indagine sugli atteggiamenti dei Millennials e degli Zoomers (ovvero la Generazione Z), che conferma ampiamente e approfondisce l’impressione dei sondaggi precedenti, come lo studio di Harward del 2016. Ad esempio, il 6% dei giovani nel Regno Unito afferma che vorrebbe vivere in un sistema economico socialista.
I giovani associano il “socialismo” prevalentemente a termini positivi, come “lavoratori”, “pubblico”, “uguale” ed “equo”. Pochissimi lo associano al “fallimento” e praticamente nessuno lo associa al Venezuela, l’ex vetrina del “socialismo del 21° secolo”.
Il capitalismo, nel frattempo, è principalmente associato a termini come “sfruttamento”, “sleale”, “ricchi” e “corporazioni”. Ne è un esempio la Great Resignation, ovvero le dimissioni volontarie da parte dei lavoratori a causa di esaurimento, cambiamenti di identità e un’avversione a tornare negli uffici dopo un anno o più in smart working. Un gran numero di persone sta realizzando che la vita è più importante del lavoro.
Per quanto riguarda l’ambientalismo, per il 75% dei giovani il capitalismo è considerato come uno dei fattori principali dell’emergenza climatica. L’ultimo rapporto Oxfam ci conferma quanto detto: la popolazione più povera dell’Unione Europea ha contribuito a ridurre le emissioni di CO2, mentre la popolazione più ricca le ha solo aumentate.
Il 71% è d’accordo con l’affermazione che il capitalismo alimenta il razzismo (ne avevamo parlato qui). Il 73% concorda sul fatto che alimenta l’egoismo, l’avidità e il materialismo, mentre un sistema socialista promuoverebbe solidarietà, compassione e cooperazione.
Il 78% dei giovani incolpa il capitalismo per la crisi immobiliare britannica. Di conseguenza, il 78% ritiene anche che risolverlo richieda un intervento pubblico su larga scala, attraverso misure come il controllo degli affitti e l’edilizia popolare.
Il 72% dei giovani sostiene la nazionalizzazione di vari settori come l’energia, l’acqua e le ferrovie. Il 72% ritiene inoltre che il coinvolgimento del settore privato metterebbe a rischio il sistema sanitario nazionale.
Il 75% dei giovani è d’accordo con l’affermazione che “il socialismo è una buona idea, ma è fallita in passato perché è stata realizzata male (ad esempio in Venezuela)”. Il cliché che “il vero socialismo non è mai stato provato” non è solo un cliché: è anche l’opinione prevalente tra Millennials e Zoomers.
Secondo gli autori dello studio, i risultati non significano che la Gran Bretagna sia piena di giovani marxisti-leninisti. Le idee socialiste possono essere diffuse, ma sono anche poco diffuse. Quando viene presentata una dichiarazione anticapitalista, la stragrande maggioranza dei giovani è d’accordo. Tuttavia, quando viene presentata una dichiarazione pro-capitalista diametralmente opposta, si trova spesso una netta approvazione anche per quella dichiarazione. Ciò suggerisce che quando i giovani abbracciano un argomento socialista, spesso questa non è una convinzione profondamente radicata. Potrebbe essere semplicemente l’argomento con cui hanno più familiarità.
Certamente i giovani sono pronti a qualcosa di nuovo. Mentre fino agli anni ottanta si pensava al socialismo come un modello alternativo, oggi non sembrano esserci alternative soddisfacenti. L’unico modello alternativo è quello cinese ispirato al Beijing Consensus, che propone un capitalismo privato e un capitalismo di stato sotto il ferreo controllo di un regime autocratico: certamente un modello difficilmente adottabile nei nostri sistemi occidentali, ma che al tempo stesso pare l’unico possibile.