di Beppe Grillo – Il mondo è in costante mutamento, ma anche in costante invecchiamento e alcuni recenti dati rivelano che c’è qualcosa di preoccupante: l’invecchiamento europeo e nordamericano rispetto al resto del mondo. Ma uno dei dati più significativi è l’età media del continente africano, solo 18 anni. Questo contrasta con l’invecchiamento senza freni dei paesi occidentali più sviluppati.
Gli ultimi dati sono chiari: L’Europa è la più vecchia di tutti, con un’età media di 42 anni, segue il Nord America con 35 anni e l’Oceania con 33. Se ci spostiamo in Asia, già abbiamo una situazione diversa. L’immenso continente asiatico è più giovane, con una media di 31 anni, la stessa del Sud America, ma comunque di 13 anni più bassa rispetto alla nostra Europa. Ma il dato più sbalorditivo è un altro. Le previsioni ci dicono che entro 50 anni la metà dei bambini di tutto il Mondo (di età compresa tra 0 e 4 anni) si troverà nell’Africa sub-sahariana. E le differenze di età sono ancora più sorprendenti e ampie se si guarda a ciascun paese individualmente.
Monaco è il paese con la popolazione più vecchia del mondo con un’età media di 53,1 anni, cioè più di tre volte l’età media del Niger, che è di soli 15,4 anni. A solo esclusione del Giappone (con una età media di 47,3 anni) i più anziani del mondo sono nella nostra cara Europa. E i più vecchi degli europei sono in Germania, in testa, poi in Italia e Slovenia. È interessante notare che Germania, Italia e Giappone sono i più vecchi al mondo e allo stesso tempo hanno alcune delle più grandi economie, con il 12,2% del PIL mondiale. Allo stesso tempo, si prevede che proprio Germania, Italia e Slovenia raggiungeranno un’età media di 50 anni o più entro il 2050. Cioè tra soli 30 anni. All’altra estremità dello spettro ci sono più di 30 paesi con età media inferiore a 20 anni e la maggior parte di essi si trova in Africa o nel Medio Oriente. L’unica eccezione è Timor-Leste, un piccolo paese che confina con l’Indonesia, con un’età media di 18,9 anni, e l’Afganistan, con un’età media di 18,8 anni.
Capiamo da questi dati che la lotta all’immigrazione è, possiamo dire, senza senso.
Le nostre regole economiche prevedono cicli lavorativi proprio in base all’età.
Ora quindi la domanda è: cosa fare in un mondo che si appresta a dividersi? Mettendo da una parte del pianeta adulti in età avanzata e dall’altra giovanissimi nemmeno adolescenti?
Ricordiamoci che oggi metà della popolazione mondiale ha meno di 25 anni, non ha molto denaro e nutre passioni piuttosto diverse. Il nostro sistema economico è fermo a modelli obsoleti. Pensate, per esempio, alle assicurazioni. Le assicurazioni e i giovani sono su due mondi lontani. Il sistema assicurativo lavora sulle paure, ma i giovani funzionano e vivono di ambizioni. Nessuna compagnia ha mai pensato che la loro funzione potesse essere quella di lasciarsi coinvolgere dalle ambizioni dei giovani. Così è toccato ad altri settori (mobile e gaming su tutti) assicurare i giovani contro le loro paure più terribili, vale a dire la noia, la solitudine e la mancanza di riconoscimento. I giovani hanno la necessità viscerale di aggregarsi e comunicare, ma finora nessuno ha mai pensato che un assicurato avesse qualcosa da dire ad un altro assicurato.
Ai giovani non interessano i rimborsi per un evento negativo, o meglio, non bastano, la speranza è più importante, soprattutto del genere che non si può comprare, ovvero la speranza che la propria conoscenza ed esperienza possano tornare utili a persone che di solito non si incontrerebbero e la speranza di imparare da altri cose che non avremmo mai pensato potessero rivelarsi interessanti.
Capite che un mondo fatto a prevalenza di giovanissimi, è un mondo totalmente diverso. E questo era solo uno degli esempi che si possono fare.
Abbiamo bisogno, urgentemente, di cambiare. Non possiamo fare altro. O l’impatto con il futuro sarà durissimo. Perché i giovani possono ancora lottare, perché portano con sè quell’irresistibile ingenuità che gli fa credere che il mondo si possa davvero cambiare.