Roma, 15 dicembre 2011
“Lo stato d’assedio proclamato questa notte dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha esasperato la popolazione logorata dalla gravissima crisi economica. Durante la notte la gente si è riversata nelle piazze delle principali città del Paese, ignorando le misure prese dalle autorità e chiedendo le dimissioni del ministro dell’Economia Giulio Tremonti. La richiesta è stata esaudita. Questa mattina il ministro si è dimesso, e subito dopo è caduto il governo Berlusconi. Napolitano ha convocato i presidenti delle Camere Fini e D’Alema e i capi dei gruppi parlamentari. Proseguono gli scontri in tutto il Paese e i morti sono già trentadue. Le garanzie costituzionali sono state sospese.
Il Paese è sull’orlo della bancarotta dopo lultimatum della Comunità Europea: per arrestare lindebitamento dello Stato occorrerebbero almeno 350 miliardi di euro.
Il rallentamento dell’economia, dopo linizio della recessione americana nel 2008, ha reso sempre più difficile invertire la tendenza all’indebitamento pubblico. Dopo tre anni di recessione, a partire dal giugno di quest’anno, si sono chiuse tutte le fonti di finanziamento internazionale che avevano reso possibile la sopravvivenza di un modello nel quale il deficit cronico veniva costantemente coperto da una nuova emissione di titoli pubblici. A metà agosto il Parlamento ha approvato la cosiddetta “legge del deficit zero“, ideata da Giulio Tremonti, che si è ispirato allex ministro delleconomia argentino Domingo Cavallo, come ultima risorsa per recuperare la fiducia dei mercati internazionali.
La legge prevede che lo Stato contenga le spese entro i limiti imposti dal prelievo fiscale. Se il denaro non è sufficiente, ai creditori del debito pubblico è data priorità rispetto alle retribuzioni dei dipendenti pubblici e alle pensioni. In applicazione della nuova legge, le retribuzioni e le pensioni sono state così ridotte del 30% a partire da agosto.
Con la legge del “deficit zero”, il viceministro dell’Economia Lamberto Dini è andato a Bruxelles per contrattare una soluzione ed evitare la bancarotta. Dopo un difficile negoziato, è stato concesso un prestito di 40 miliardi di euro in modo che il governo italiano possa porre mano alla ristrutturazione di un debito pubblico pari a ben 2.000 miliardi di euro (stima fine dicembre 2011). L’accordo prevede anche una riforma del lavoro, legge La Russa, che supera la legge 30 e mira a “flessibilizzare” le condizioni di lavoro, e dovrà basarsi con “contratti temporanei con un livello di retribuzioni più basso di quello attuale”.
Il versante internazionale relativo alla conversione dei buoni del Tesoro è più complesso. I creditori esteri hanno minacciato di citare in giudizio lItalia se il governo non dovesse rispettare i patti convenuti.
La notizia che la Comunità Europea non intende finanziare l’ultima tranche dei fondi concessi ad agosto ha raffreddato ogni entusiasmo. Il motivo addotto è che il governo non ha rispettato i patti convenuti. Alcuni osservatori ritengono che la decisione sia dettata dalla volontà di prendere le distanze da un paese sull’orlo del precipizio.
È la prima volta dal dopoguerra che si assiste a una contrazione in Italia del prodotto interno lordo per il terzo anno consecutivo. La crisi attuale si sviluppa nel contesto di una forte rilancio delle principali economie mondiali.
La riduzione delle disponibilità finanziarie pubbliche ha trascinato verso il basso anche le disponibilità finanziarie private, mentre la riduzione dei consumi ha aggravato la recessione. Il circolo vizioso si è completato dalla riduzione del prelievo fiscale e con il congelamento dei conti correnti e il blocco dellerogazione degli interessi sui titoli di Stato.”
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