
Immaginate un mondo in cui l’elettricità scorre liberamente tra i paesi, come l’acqua di un fiume che supera ogni confine. Un mondo in cui il sole che splende in Spagna può alimentare le fabbriche tedesche, e il vento del Mare del Nord può illuminare le case italiane. Sembra un’utopia? In realtà, è un’opportunità concreta che stiamo sprecando. Oggi, meno del 3% dell’energia globale viene scambiata oltre i confini nazionali. Un dato che fa riflettere, soprattutto considerando che il 75% della popolazione mondiale vive in paesi che importano energia in qualche forma.
Ma perché non stiamo sfruttando appieno questa possibilità? E perché, invece di costruire ponti energetici, alcuni paesi stanno addirittura pensando di chiuderli? Prendiamo il caso della Norvegia, un paese che sta vivendo un vero e proprio shock energetico.
La Norvegia, con le sue immense riserve di energia idroelettrica, è da sempre un esportatore di elettricità. Ma negli ultimi mesi, i prezzi all’ingrosso dell’energia sono schizzati alle stelle. Il motivo? I vicini europei, sempre più dipendenti dall’energia eolica, si sono trovati in difficoltà quando il vento del Mare del Nord è calato. Risultato: hanno iniziato a importare massicciamente elettricità norvegese, facendo salire i prezzi interni. Ora, i politici norvegesi stanno discutendo se limitare le esportazioni di energia. Il Partito del Progresso, in testa nei sondaggi, vuole addirittura spegnere alcuni cavi di trasmissione internazionali e aumentare i sussidi per le bollette delle famiglie. Una scelta che, però, rischia di essere un boomerang. La Norvegia sta dunque per commettere un errore storico. I cavi di trasmissione internazionali non sono solo un bene per l’Europa, ma per l’intero pianeta. Collegare le reti elettriche permette di ridurre il numero di centrali elettriche ridondanti, che vengono utilizzate solo in caso di picchi di domanda. In Europa, si stima che una rete più interconnessa potrebbe far risparmiare fino a 40 miliardi di euro all’anno in costi di generazione. Inoltre, le reti interconnesse facilitano l’integrazione delle energie rinnovabili. Ad esempio, quando il sole non splende in Germania, l’elettricità può arrivare dalla Spagna o dalla Norvegia. Questo rende gli investimenti in solare ed eolico più attraenti.
I numeri parlano chiaro. Meno del 3% dell’energia mondiale viene scambiata a livello internazionale, mentre il 75% della popolazione globale vive in paesi che importano energia. Una rete più interconnessa potrebbe integrare 1.200 GW di energia rinnovabile entro il 2030, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA). E i vantaggi non finiscono qui. Le reti interconnesse permettono di bilanciare le fluttuazioni delle energie rinnovabili. Ad esempio, quando il vento cala in Danimarca, l’elettricità può arrivare dalla Norvegia, dove l’energia idroelettrica è abbondante. Questo riduce la necessità di ricorrere a centrali a carbone o gas.
I cavi internazionali permettono all’energia di fluire da dove è economica a dove è più costosa. Durante la crisi energetica del 2022, i prezzi dell’elettricità in Francia sono scesi del 15% grazie alle importazioni dalla Spagna. Avere più fonti di approvvigionamento riduce la dipendenza da un singolo fornitore. Ad esempio, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, molti paesi europei hanno diversificato le loro fonti di energia, riducendo il rischio di blackout.
Nonostante i vantaggi, molti paesi sono riluttanti a connettere le proprie reti. Le ragioni sono diverse. Alcuni governi temono che i cavi possano essere sabotati o disattivati in caso di conflitto. Ad esempio, nel 2023, un cavo sottomarino al largo di Taiwan è stato danneggiato, sollevando dubbi sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche. Altri paesi preferiscono mantenere il controllo sulle proprie risorse energetiche, temendo che l’esportazione di energia possa far salire i prezzi interni. Inoltre, costruire cavi di trasmissione internazionali richiede investimenti significativi. Un cavo sottomarino tra Norvegia e Regno Unito, ad esempio, è costato oltre 2 miliardi di euro.
Nonostante le sfide, il futuro dell’energia passa inevitabilmente attraverso reti più interconnesse. Paesi come il Bangladesh e Singapore stanno già investendo in infrastrutture per importare più energia. L’Europa, con il suo ambizioso Green Deal, dovrebbe fare lo stesso. E la Norvegia? Invece di chiudere i cavi, dovrebbe guardare al futuro. Un giorno, i livelli dell’acqua nei suoi bacini idroelettrici potrebbero scendere, rendendo necessarie importazioni di energia. E quando quel giorno arriverà, sarà felice di avere cavi che portano elettricità da lontano.
In conclusione, connettere le reti del mondo non è solo una scelta intelligente, ma una necessità. Per rendere l’elettricità più economica, più ecologica e più affidabile, dobbiamo superare i confini nazionali e pensare in grande.
Il futuro dell’energia è globale.