di Gianni Girotto – Da alcuni anni si è capito che l’energia può essere prodotta non solo da grandi impianti (nucleari, a carbone, petrolio, gas, idroelettrici…) ma grazie all’avvento delle tecnologie rinnovabili, da tutta una serie di piccoli e piccolissimi impianti che funzionano grazie appunto al sole, al vento, al geotermico…etc.
Sino ad ora però queste migliaia e migliaia di impianti sono nati e cresciuti in forma “disorganizzata”.
Oggi è tempo di fare un ulteriore passo, e di organizzare queste migliaia e migliaia di soggetti in cooperative ad azionariato popolare, con voto capitario, e senza fini di lucro. Non solo, è tempo anche di dare l’opportunità a tutti coloro che, per vari motivi, non possono permettersi di costruire un impianto di loro proprietà, di avere comunque a disposizione energia proveniente da Fonte completamente rinnovabile.
Si badi bene, questa è l’ennesima “scoperta dell’acqua calda”, in quanto nei paesi del nord Europa questo modello organizzativo, già assolutamente comune, è utilizzato in migliaia di casi (leggi lo studio gratuito “La Democrazia energetica”), ed é fortemente voluto e previsto dalle Direttive Europee. In Italia viceversa siamo ancora agli inizi, ed a maggior ragione quindi è opportuno far conoscere a tutti queste nuove realtà che “chiudono il cerchio” delle rinnovabili, consentendo a tutti di avere a casa propria energia rinnovabile anche in assenza di un impianto installato nel proprio edificio.
E’ quindi possibile dire addio al vecchio fornitore e alle vecchie fonti fossili, con il vantaggio di non essere più un numero, un cliente come tanti altri, ma un socio, con un voto esattamente come tutti gli altri.
In questo video vi spieghiamo alcune cose:
Dallo studio The Potential for Energy Citizens in the European Union – condotto dall’istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth e REScoop.eu – emerge che, già oggi, i cittadini europei – producendo o fornendo energia in forma individuale o collettiva – hanno trasformato il mercato in molti paesi europei, contribuendo a creare un modello innovativo di gestione diretta dell’energia elettrica. E il rapporto stima che al 2050 un cittadino europeo ogni due sarà prosumer, ovvero consumerà l’energia autoprodotta con impianti rinnovabili individuali, collettivi o di piccole imprese, con il risultato che il 45% dell’energia elettrica europea proverrà dai cosiddetti “energy citizen”. Per l’Italia i numeri dicono che al 2050 2 italiani su 5 saranno “cittadini energetici”: per il 37% come individui (impianti fotovoltaici domestici), per un altro 37% in forma collettiva (cooperative energetiche), il 25% da piccole imprese e l’1% dagli Enti Locali.
L’identità delle cooperative energetiche
Le cooperative energetiche sono iniziative collettive che operano per favorire ed accelerare la transizione energetica verso un modello 100% attribuendo il dovuto peso agli impatti ambientali, economici e sociali della produzione e del consumo energetici.
In termini generali la cooperativa è una forma di aggregazione spontanea di individui che si uniscono per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni, creando una società di proprietà comune e democraticamente controllata. Declinandola in ambito energetico, oltre a questo, la cooperativa ha il potere di diventare anche un’operazione di disinvestimento dalle multinazionali fossili a favore di progetti sostenibili, decentralizzati ed etici ad azionariato popolare, incrementando la quota rinnovabile nel mix nazionale.
L’esperienza italiana
In Italia la cooperazione energetica è relativamente recente e si ispira comunque alle esperienze di successo delle storiche comunità energetiche europee – in Germania, Olanda, Belgio, Francia, Spagna – che nell’insieme aggregano centinaia di migliaia di soci in cooperative di produzione, di utenza o di entrambe.
Fatta eccezione per le cooperative dell’arco alpino che risalgono agli inizi del ‘900, uno degli esempi recenti in Italia è Retenergie, cooperativa di produzione nata nel cuneese, che dal 2008 realizza impianti rinnovabili collettivi a basso impatto ambientale e sociale. Assieme ad Avanzi, che ha promosso l’iniziativa in qualità di partner del progetto europeo RESCOOP20-20-20, e ad Energoclub Onlus, la stessa Retenergie ha contribuito a far nascere nel 2014 ènostra, la cooperativa a finalità mutualistica che dal 2016 fornisce elettricità rinnovabile, sostenibile ed etica ai propri soci. Con la fusione tra ènostra e Retenergie nascerà un’impresa di comunità che concretizzerà anche in Italia il nuovo modello di gestione del Bene Comune Energia, attraverso il coinvolgimento diretto dei soci nella sfera della produzione, del risparmio e del consumo.
I vantaggi del non essere a scopo di lucro
Non essere a finalità lucrativa non significa non fare margini bensì perseguire valori che non sono quello economico, ma quello ambientale e soprattutto quello sociale. Significa che non si margina facendo speculazioni ma attribuendo un valore equo all’energia elettrica e ai servizi a copertura del costo di produzione e di gestione. Creando un equilibrio tra interessi normalmente contrapposti (produttori vs consumatori) grazie all’unione dei due soggetti nel ruolo di prosumer si determinano ricadute positive ed economie. Si crea un circuito virtuoso tra produzione, vendita e consumo. E maggiore è il numero di soci, maggiori i benefici e le opportunità per i soci stessi.
Dall’UE novità a beneficio dei consumatori
Il 18 gennaio 2018, i parlamentari UE hanno votato e approvato i documenti di revisione delle direttive su rinnovabili e mercato elettrico volti a favorire la transizione energetica, come stabilito dal pacchetto “Energia pulita per tutti gli europei”. Per la prima volta sono stati riconosciuti il ruolo centrale ai consumatori e, in particolare, i diritti del prosumer e dell’active consumer. Con il nuovo quadro giuridico, a cittadini e comunità energetiche – gli “energy citizen” appunto – sarà garantita la partecipazione attiva al futuro mercato dell’energia.
Tra gli emendamenti del Parlamento UE sulla direttiva per la promozione dell’uso delle rinnovabili approvati lo scorso 17 gennaio:
(54) La partecipazione dei cittadini e delle autorità a livello locale a progetti nell’ambito delle energie rinnovabili attraverso le comunità che producono energia rinnovabile ha comportato un notevole valore aggiunto in termini di accettazione delle energie rinnovabili a livello locale e l’accesso a capitali privati aggiuntivi, il che si traduce in investimenti a livello locale, in maggiori possibilità di scelta per i consumatori e in una maggiore partecipazione dei cittadini alla transizione energetica, in particolare incoraggiando la partecipazione delle famiglie che potrebbero altrimenti vedersi escluse, in un miglioramento dell’efficienza energetica a livello domestico e in un contributo alla lotta contro la povertà energetica grazie ai tagli ai consumi e alle tariffe di fornitura. Questo coinvolgimento a livello locale sarà tanto più importante in un contesto caratterizzato dall’aumento della capacità di energia rinnovabile in futuro.
Il nuovo quadro normativo in via di definizione getterà basi più solide a favore delle tariffe “demand response”, della vendita di energia tra pari, del “virtual net metering”, ovvero la possibilità di sottrarre dalla propria bolletta, l’energia prodotta dagli impianti situati lontano dalla propria casa) e altre soluzioni innovative a vantaggio del consumatore finale, ma anche della rete e della riduzione degli sprechi.
Le comunità energetiche: cuore e motore della transizione
I numeri parlano chiaro: nel 2017 l’85% della nuova potenza elettrica installata a livello europeo riguarda sistemi rinnovabili. In Italia lo scorso anno sono stati investiti 2,5 miliardi di dollari, con un incremento del 15% rispetto all’anno prima.
Se mettiamo insieme tutti i pezzi risulta chiaro che il modello energetico sta davvero cambiando e in Italia le comunità energetiche saranno sempre più protagoniste. Saranno il cuore e il motore di questa transizione.