Mastella è indagato per abuso dufficio, finanziamento illecito ai partiti, concorso in truffa nellambito di finanziamenti europei e nazionali da De Magistris. Appena lo sa ne chiede il trasferimento. Non ci riesce. De Magistris diventa lindagato. Qualcuno fa uscire notizie riservate dalla Procura di Catanzaro. De Magistris riceve una busta con delle pallottole. Va avanti lo stesso. Mastella minaccia di mandare a casa Prodi a primavera. Linchiesta è subito tolta a De Magistris. E finita qui?
Si, è finita, ma per il centro sinistra. E morto, defunto. Nessun partito ha chiesto le dimissioni di Mastella. Vergogna. In un Paese normale Mastella sarebbe a Ceppaloni a raccogliere pomodori. E Prodi, anche lui indagato? E’ sereno. Il giudice non cè più e oggi, insieme al compare Mastella, è a Napoli per ricevere il Papa.
Marco Travaglio mi ha inviato una lettera sulla soluzione finale.
Caro Beppe,
due settimane fa, ad Annozero, avevo evocato Licio Gelli e il Piano di rinascita della P2 e me ne hanno dette di tutti i colori. In realtà, ero stato troppo ottimista. Ormai siamo oltre Gelli, oltre la P2. Siamo al golpe politico-giudiziario.
Per una volta, inseguire gli aspetti tecnico-giuridici della decisione del Procuratore generale di Catanzaro di strappare di mano linchiesta Why Not su Prodi, Mastella & C. al titolare, cioè al pm Luigi De Magistris, è inutile e fuorviante. Meglio andare subito alla sostanza, che è questa: il magistrato che aveva raccolto elementi sufficienti per indagare Mastella per abuso, truffa e finanziamento illecito, cioè riteneva di aver trovato i soldi, non potrà portare a termine la sua indagine, ormai in dirittura darrivo. Il fascicolo passerà a un altro magistrato, che impiegherà mesi per studiarsi tutti gli atti. E, se non vorrà fare la fine di De Magistris – attaccato da destra e da sinistra, difeso da nessuno, ispezionato per mesi e mesi, trascinato dinanzi al Csm, proposto per il trasferimento immediato e infine espropriato del suo lavoro – ascolterà lamorevole consiglio che gli danno il governo e lopposizione una volta tanto compatte: archiviare tutto, lasciar perdere, voltarsi dallaltra parte.
Checchè se ne dica, questa non è una questione privata fra De Magistris e Mastella. Questa è la soluzione finale dopo ventanni di guerra della politica alla Giustizia. E il coronamento del sogno dei vari Gelli, Craxi e Berlusconi di fermare sul nascere le indagini sul potere. Gelli, Craxi e Berlusconi, nella loro ingenuità, pensavano che per farlo occorresse modificare la Costituzione, scrivendoci che la carriera dei pm è separata da quella dei giudici e che le procure devono obbedire al governo.
Mastella e chi gli sta dietro hanno capito che non occorre cambiare le norme: basta creare le condizioni di fatto perché tutto ciò accada. Appena un pm apre un fascicolo sugli amici di un ministro, se ne chiede il trasferimento (del pm, non del ministro). Anche se la richiesta non sta in piedi, non importa: quando il magistrato arriverà al sodo, salendo di livello dagli amici del ministro al ministro stesso, il ministro sosterrà che il pm lo fa perché ce lha con lui. E, col gioco delle tre carte, riuscirà a convincere qualche alto magistrato a scambiare le cause con gli effetti e a scippare lindagine al pm per incompatibilità. Come se fosse il pm ad avercela col ministro, e non il ministro ad avercela col pm. Si chiama guerra preventiva, e non lha neppure inventata Mastella. Laveva già teorizzata Mao: Colpirne uno per educarne cento. Funziona. Marco Travaglio