di Pierpaolo Saporito – L’accelerazione delle tecnologie che sagomano sempre di più i comportamenti e le relazioni umane sta evolvendosi in nuovi assetti sociali sui quali la nuova generazione si affaccia con candore ed entusiasmo riformulando le proprie visioni di vita, ormai divise tra realtà e fittizio (virtuale).
Questi aspetti si avvertono nelle Smart Cities, futuristiche visioni ove il tecnicismo sembra prevalere con una seduzione funzionalistica di una vita agevole (domotica, guida automatica, etc.), ma pur sottesa da insicurezze a fronte di robotizzazioni spinte, che seppure rivolte alle empowerment del corpo, lasciano vuote le menti vagolanti tra spazi web incorporei. Smart City è l’utopico – distopico di una società di trapasso.
La XIX IWC, tenutasi all’ONU il 12 Aprile 2019, ne prende atto con scenari che ne valutano le opzioni della rivoluzione digitale sul campo, ma nel contempo ne fa un quadro spietato vedendo questa come una fuga in avanti per classi privilegiate con investimenti massicci per innovazioni atee a soddisfare i propri bisogni spesso velleitari. Trascurando le masse crescenti ridotte alla povertà che si ammassano nelle megalopoli, le slums, dalle condizioni di vita spesso subumane. Da questo contrasto il richiamo forte che riecheggia dal Palazzo di Vetro con la dichiarazione: Nessuna città può essere dichiarata intelligente se non prende in considerazione l’eliminazione delle slums (baraccopoli), lo sradicamento della povertà e la promozione delle comunità rurali.
Un monito e un appello a chi, trascinato da un sogno di città ideale ipertecnologizzata, trascura la condizione umana che richiama fortemente i principi degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Se non si provvede a esaltarne i valori proprio ora in questo contesto in piena evoluzione si corre il rischio che masse di diseredati trasformino le nuove città in incubi abitati. Come sottolineato durante la conferenza dal Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Manlio di Stefano, è necessario “.. immaginare città vivibili dove paesaggi urbani e rurali si incontrano a beneficio di tutti, in un ambiente che accresce il benessere fisico e mentale”.
Leaving no one behind (non lasciare nessuno indietro) è tanto più e urgente ora nel ripensare all’urbanismo che dopo i grandi maestri del novecento si è disgregato in arroganti individualismi formali, identificando la città come un palcoscenico dell’espressione dei nuovi poteri.
La realtà di miliardi di persone escluse deve diventare la sfida lanciata anche alla disciplina architettonica: orientare le nuove tecnologie a soddisfare la domanda di abitazioni dignitose e a basto costo è urgente!
Ecco quindi le soluzioni nate su impulso del recente concorso della World Bank. Costruire velocemente e bene è possibile ora per eliminare le slums: 100/ 1000/ 10.000 case al giorno con le tecniche di 3D printing sono la sfida lanciata da OCCAM Digital Group dai vincitori del concorso Resilient Homes che apre nuove strade all’umanesimo urbanistico del futuro.