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La pietà è morta e la società non sta tanto bene

beppegrillo.it - Giugno 3, 2011
Cristina e Laura Di Sessa
(25:00)

A Trieste due donne sono sfrattate, dopo la morte del padre, da un appartamento affittato dalla loro famiglia da 42 anni, era tutta la loro vita, tutte le loro cose. Hanno chiesto aiuto alle istituzioni, ma nessuna ha risposto tranne la presidenza della Repubblica e i colleghi del padre con un contributo. Hanno cercato lavoro ovunque, qualunque lavoro, anche sottopagato, di quelli che gli italiani non vogliono più fare…, ma nessuno lo ha offerto. Sono state sfrattate a termine di legge pur essendo figlie di un carabiniere che ha dedicato tutta la sua vita, 35 anni, allo Stato. Ora vivono nella civile Trieste dentro a una macchina. La pietà è morta e la società non sta tanto bene.

Intervista a Cristina e Laura Di Sessa che vivono in una macchina

Una macchina come casa (espandi | comprimi)
Cristina – Ci chiamiamo Cristina e Laura Di Sessa, siamo due sorelle, io ho 41 anni, Laura 45, la nostra storia comincia da una lettera de Il Corriere della Sera in realtà, poco più di 8 mesi fa siamo state sfrattate da casa per morosità perché non riuscivamo più a pagare l’affitto e per 8 mesi siamo vissute la notte qui da Mauro e dalla Signora che ci ha fatto dormire e durante il giorno in macchina e a cercare lavoro e a cercare di venire fuori da questa situazione, siccome in 8 mesi non siamo riuscite a trovare nulla, pur tentando tutte le strade possibili, centro per l’impiego, servizi sociali, cooperative, curriculum, migliaia di curriculum mandati però senza risposta, senza esito, colloqui anche fatti con la promessa poi di assunzioni, ma causa la crisi le assunzioni sono venute meno e così dopo 8 mesi che non sapevamo più cosa fare, io e Laura abbiamo deciso di scrivere una lettera a Il Corriere, l’abbiamo scritta al Direttore, De Bortoli e il Direttore con nostra grande sorpresa è rimasto colpito dalla lettera e attraverso una giornalista Elvira Serra ci ha contattato e la Signora Serra è venuta a Trieste ci ha fatto un’intervista, qualche foto anche su della macchina dove passiamo le nostre giornate, più che altro i pomeriggi perché la mattina sempre in giro a cercare qualcosa, il pomeriggio almeno per passare due ore sedute da qualche parte.
Ci ha intervistato e così dopo l’articolo è uscito e dall’articolo poi è successo il finimondo, perché non pensavo a una roba del genere, le televisioni hanno cominciato a contattarci, prima Canale 5, poi la RAI, RAI 1 e RAI 2, quindi abbiamo passato circa 10 giorni da una trasmissione all’altra in cui raccontavamo la nostra storia, quello che ci era successo e adesso voi di Beppe Grillo e adesso si sta muovendo qualcosa perché dopo la trasmissione, soprattutto di RAI 2 Pomeriggio sul 2 abbiamo avuto una prima proposta di lavoro che però aspetto che si concretizzi, poi tante offerte di aiuto, di alloggi se avevamo bisogno di un alloggio, anche di una stanza, gente che ci ha chiamato da Roma, da Varese, un po’ da tutta Italia e adesso i Carabinieri anche ci hanno aiutato dopo, perché mio padre era un Carabiniere, ha fatto per 35 anni il Carabiniere quindi dopo la trasmissione della Balivo anche i Carabinieri ci hanno aiutato. Noi vivevamo con nostro padre perché aveva la pensione da Carabiniere, era l’unica entrata sicura che ci permetteva di pagare l’affitto, noi passavamo da un lavoro precario all’altro, contratti a tempo determinato, Laura ha lavorato in Regione, alle Poste, poi di nuovo in Regione, poi per privati, io ho fatto la commessa, la cassiera, ai tempi dell’università avevo lavorato anche dentro l’università per contratti a breve termine e poi anche lavoro in nero, nel 2008 mio padre si sente male, ha qualcosa che non va, nell’agosto viene ricoverato e dopo una settimana ci dicono che ha un cancro al retto già esteso al fegato e che non c’è più niente da fare e che ha pochi mesi di vita, così a dicembre muore mio padre e lì cominciano i problemi, siamo vissute di risparmi fino a giugno 2009 abbiamo pagato regolarmente l’affitto, tutte le bollette, però nel 2009 i risparmi sono finiti e quindi a luglio 2009 l’affitto ho cominciato a non pagarlo e dopo due mesi abbiamo ricevuto la lettera dell’Avvocato della società proprietaria di casa in cui ci diceva che avevamo 15 giorni di tempo per pagare l’affitto altrimenti cominciava la trafila in Tribunale, non l’abbiamo pagato perché i soldi non li avevamo e così a novembre, il 5 novembre c’è stata la prima udienza in Tribunale di sfratto, ci hanno dato il termine di grazia fino a febbraio, i soliti 4 mesi che ti danno per venire fuori da questa situazione e a febbraio però il lavoro ancora per pagare l’affitto e per mantenersi non è venuto fuori, ci hanno dato tempo fino a aprile e poi a giugno ci hanno intimato lo sgombero e quindi il 29 luglio c’è stato il primo accesso con l’ufficiale giudiziario e ci ha dato poi ancora un mese di tempo per sgomberare casa e uscire definitivamente e così l’8 settembre siamo uscite di casa e sono cominciati così 8 mesi in strada, la notte qui dalla Signora a cercare come matte di venire fuori cercando lavoro, lavoro che non veniva, lavoro che poi trovavi anche a ore, semplici lavoretti a ore che guadagnavi anche quei 30 Euro al giorno, almeno per mangiare un paio di giorni.
Il lavoro per avere una casa no, di nuovo una vita anche se prendi 200 Euro al mese la casa non la puoi mantenere, non ti mantieni tu e neanche la casa! Questi sono amici, li conosciamo da quando siamo piccole, da quando siamo nate e sono stati gli unici a offrirci per dormire, il comune ci aveva offerto l’8 settembre un posto dormitorio pubblico per un mese, ma poi la cosa finiva lì, alloggi di emergenza non ce ne sono perché una volta c’era la politica che chi veniva sfrattato poi avevano gli alloggi di emergenza, ma adesso non c’è più questa cosa sia per la crisi di alloggi, sia perché comunque danno la precedenza a chi ha bambini, a chi ha minori. Dalla Regione abbiamo ricevuto un sussidio per 6 mesi, da ottobre fino a marzo e è il fondo di solidarietà e erano 248 Euro al mese che la Regione ci dava per riuscire a mangiare…
Laura – Solo perché eravamo in mezzo a una strada..
Cristina – Perché prima non ce l’avevano dato.
Laura – Li avevamo contattati prima e per noi non c’era niente. Nell’aprile 2009 i servizi sociali avendoli contattati e chiesto se potevano darci una mano con l’affitto per farci restare dentro casa e poterci aiutare anche con un lavoro, loro ci avevano detto, l’assistente sociale ci aveva detto che lì non era il luogo adatto per chiedere aiuto per un lavoro e tanto meno non si faceva la beneficenza per aiutarti con l’affitto.
Cristina – Quando avevamo saputo che nostro padre doveva morire.
Laura – Quando papà, a settembre 2008, mio papà non sapeva niente della sua malattia anche perché aveva 3 mesi di vita e quindi era giusto che la passasse serenamente avevamo cominciato a chiedere aiuto ai colleghi di mio papà e loro ci avevano detto: sì non vi preoccupate che non ci sarà nessun problema, il lavoro si trova, riusciremo a trovare qualcosa, non finirete in mezzo a una strada, invece non hanno fatto assolutamente niente, hanno sempre promesso, promesso e poi si sono sempre tirati indietro.
Cristina – Così dopo mi sono mossa da sola sapendo che dovevo uscire in qualche modo da questa situazione, ho scritto prima all’Associazione nazionale Carabinieri a Roma e loro mi hanno risposto, mi hanno mandato una mail di risposta, a ottobre dopo la mail di risposta siamo state convocate dal comando provinciale dei Carabinieri a Trieste dove lavorava mio padre in Via dell’Istria e ci hanno aiutato dandoci del denaro per poter tirare avanti.

Nessun lavoro (espandi | comprimi)
Laura – Hanno fatto passare 4 mesi.Cristina – Però dopo ci hanno dato del denaro e anche adesso dopo la trasmissione della Balivo ci hanno invitato di nuovo per tirare avanti adesso per un po’ di tempo, ma l’aiuto grosso è venuto in realtà dalle nostre lettere al Presidente della Repubblica, perché quando eravamo agli sgoccioli dentro casa, io a giugno ho mandato una mail alla Presidenza della Repubblica, al Presidente, raccontando quello che ci era capitato e a cosa andavamo incontro, avevo detto che mio padre era un Carabiniere, che aveva fatto 35 anni di servizio,
che noi vivevamo con lui e che ci trovavamo in questa situazione che avevamo uno sgombero forzato entro un mese. Il suo segretariato mi ha risposto dicendo che rimetteva la lettera agli enti territoriali a Trieste per cercare di risolvere questa situazione, ma gli enti territoriali non ascoltavano e quindi ha mandato ben 3 lettere di sollecito agli enti territoriali, quindi comune e regione per vedere di riuscire in qualche modo a risolverla.
Laura – Ma sempre silenzio, non ascoltato.
Cristina – Non ascoltato perché quando abbiamo avuto lo sgombero forzato l’8 settembre, due giorni prima siamo andati dall’assistente sociale perché per obbligo e anche i servizi sociali che ci seguono in quel caso, a loro non risultava alcun contatto, alcun sollecito, per loro le lettere non avevano avuto esito e niente, noi allora una volta in strada, già sgomberato e tutto, scriviamo di nuovo al Presidente della Repubblica dicendo che le cose non vanno avanti e che gli enti territoriali non danno risposta. Finché dopo a dicembre, ma noi siamo state contattate il 10 gennaio, il Presidente per aiutarci ci manda del denaro, ci ha mandato un assegno e con quell’assegno abbiamo mangiato perché con 248 Euro che ci dava la Regione puoi immaginare quanto duravano che ti comperassi una medicina, un panino anche a pranzo e a cena, che ti capitava qualche volta di avere bisogno di un autobus, anche per prendere un autobus finivano subito e quindi il più delle volte si mangiava un panino a cena ma non si pranzava, ci si arrangiava così.
Laura – Praticamente eravamo agli sgoccioli, se non ci avesse aiutato non so se eravamo qua ancora! Cristina – Devo dire la verità sì perché pur vendendoci anche la roba di valore perché dopo sai hai quei pezzetti d’oro allora ti vendi qualche pezzetto d’oro, però è lo stesso, guadagni quei 4 soldi, con 50 Euro potevi tirare avanti anche 10 giorni, ma dopo finivano e così dopo grazie all’assegno del Presidente siamo stati più tranquille perché avevamo questa piccola cifra e con quella piccola cifra siamo andate avanti fino a aprile.
Se trovi un lavoro precario o contratti a tempo determinato che lavori 3 mesi sì e 2 mesi no, siamo da capo perché le scadenze mensili le hai, l’affitto, le bollette, i tuoi doveri, senza lavoro non puoi adempiere ai tuoi doveri, tant’è vero che anche adesso pur essendo state sgomberate la roba da pagare arrivava lo stesso, non è che si è fermata lì, uno pensa dice: una volta uscito di casa finisce lì, no, non è finita lì, ci sono debiti da pagare e lo puoi fare solo se hai un’entrata! Ricominciare da capo! Sono ancora lì che aspettano, la macchina, l’assicurazione della macchina, il passaggio di proprietà della macchina, l’affitto perché la macchina è in un posto privato e menomale perché altrimenti in strada senza assicurazione, senza bollo non la puoi tenere, soprattutto perché è la nostra casa in pratica, quando volevi stare tranquillo potevi anche andare ai centri commerciali quando faceva molto freddo, perché qua a Trieste l’inverno è stato duro, ha fatto parecchio freddo, quindi se faceva molto freddo stavi tutto il giorno in un centro commerciale, mangiavi qualcosa lì, però dopo quando potevi andavi in macchina per stare anche un po’ in pace, tranquillo perché altrimenti cosa fai? Non puoi sempre girare di continuo, devi avere per forza un posto dove dici: vado lì, due ore sto lì, mi riposo, penso, faccio qualcosa, quindi senza la macchina eravamo morte! Dormivamo in cucina in realtà perché c’era un’altra ragazza che abitava qui con la Signora, sul pavimento si stendevano due coperte e abbiamo passato 8 mesi così, adesso dormiamo qui, sul divano, questo è un divano letto, lo tiriamo giù e dormiamo qua. Poi la mattina ci svegliavamo presto, circa alle 6,30, ci lavavamo velocemente, il prima possibile per non arrecare tanto disturbo, si metteva tutto a posto, alle 8, 8,30 uscivamo, avevamo creato quei contatti per cercare un posto di lavoro che sai con le conoscenze uno dice: provo a chiedere qui, di là, la solita trafila che fanno un po’ tutti, abbiamo passato 4 mesi a chiedere, a bussare alle porte, poi a pranzo un panino se ci arrivava, in base ai soldi che avevamo, al pomeriggio su in macchina a riposarci quelle 2 ore dopo aver girato tutto il giorno e la sera se faceva molto freddo, venivamo giù dalla Signora qui. Ho trovato da dare ripetizioni perché ho frequentato scienze biologiche, come facevo prima trovavo ripetizioni di matematica, di chimica, però quelle campi alla giornata, vai al supermercato e finiscono dopo quelli, in due giorni se ne vanno, ma non di dire ho un lavoro che ricomincio a vivere, ho le mie chiavi di casa, alla sera rientro a casa quando voglio, apro il frigorifero, mi siedo su una poltrona, guardo la televisione, quello che fanno tutti! Le persone normali!
Laura – Uno pensa che gli succedano tante cose ma dirti di no anche per un lavoro di 500 Euro per tenerti casa tua e dirti di no anche a questo, anche perché lei aveva fatto un colloquio a un supermercato, pur sapendo le condizioni… questo a ottobre 2009, sapendo nelle condizioni in cui eravamo che prima o poi ci veniva lo sfratto, aveva fatto un colloquio al supermercato, gli avevamo detto: ci serve di lavorare, qualsiasi ora, part-time, full time, tutto…
Cristina – Avevo detto, guardi sono attraverso il Tribunale per lo sfratto, ho realmente bisogno di bloccare lo sfratto perché a dicembre potevo bloccarlo lo sfratto se magari davo qualche mensilità.
Laura – Ha detto: sì non ti preoccupare, appena è il posto è tuo, invece dopo ha fatto il colloquio e tutto quanto e 15 giorni dopo gli dice di no che assumeva un altro perché aveva più bisogno di noi. Sarà una stupidaggine dirla, ma la nostra morosità era di 5 mila Euro, era una stupidata! Ci hanno buttato in mezzo a una strada per cinquemila Euro!
Cristina – E’ logico, uno dice: sbagli perché non paghi, sono d’accordo sbagli perché non paghi, però…
Laura – Pur abitando in quell’appartamento da 42 anni, non era un giorno
Cristina – Da quando siamo nate.
Laura – Quindi conoscevano le persone che eravamo, anche se erano una società, però davanti a quella società a fare le veci di quella società erano persone che ci conoscevano da 40 anni, quindi o in un modo o nell’altro avrebbero potuto anche venirci incontro.
Cristina – Sono stati fiscali, il tempo era quello e quello è stato, non hanno…
Laura – E’ stata tipo venirti sulla porta e dirti: questo è mio e tu te ne vai fuori, anzi volevano anche tutti i mobili dentro! I mobili no perché a un certo punto i mobili anche lì tante promesse a aiutarci per portarli in un magazzino sempre tramite i colleghi di mio papà che ci avevano detto: non vi preoccupate per il trasloco, li mettiamo in un deposito invece dopo anche lì il tempo passava e non hanno fatto niente, allora abbiamo detto: “i mobili non te li lascio.”

Spacchiamo i mobili! (espandi | comprimi)
Cristina – Ci siamo ritrovate il primo ottobre perché abbiamo portato via le cose che si potevano portare via in una settimana scatoloni, vestiti, tutte le cose che puoi portare via e che ti puoi salvare e le abbiamo portate qui, però i mobili avevo bisogno di una mano per portarli via, anche di un posto dove metterli, così è arrivato il primo ottobre che avevamo un giorno di tempo per portarle via, sono arrivate le 18 e allora sai cosa ho detto? Laura piuttosto che lasciarli dentro è roba nostra e adesso si rompe e si butta via, li abbiamo rotti e buttati via!
Laura – Erano i sacrifici dei nostri genitori. Cristina – Dopo tutto era roba nostra anche perché devi pensare che nel momento in cui tu chiudi la porta di casa i mobili li lasci dentro e quella non è più roba tua, è finita lì, la tua casa è finita lì, non puoi più entrarci in quella casa e allora perché farli buttare via agli altri o tenerli anche per affittare appartamenti ammobiliati come hanno fatto sotto di noi, al piano di sotto?
Laura –Visto che la società era tanto interessata a avere l’appartamento ammobiliato, no.
Cristina – Perché quando c’è stato il primo accesso che dovevano entrare il 29 luglio si sono presentati l’ufficiale giudiziario, il fabbro e l’Avvocato e il proprietario di casa e niente, praticamente volevano entrare dentro casa per vedere se avevano ancora i mobili, ho detto: no, non entrate dentro casa, se ci entrate ci entrate con lo sgombero finale, allora l’ufficiale giudiziario dice: beh sì, non serve entrare dentro casa, però il primo ottobre che c’erano ancora i mobili dentro casa, sono entrati, hanno ben controllato perché avevamo lasciato le camere da letto, gli armadi, il divano, tutte le robe più pesanti e l’Avvocato si è fatto il suo bel giro nell’appartamento, ha controllato se erano mobili, cosa potevamo lasciare e la cosa che ci ha colpito di più è che dopo è andato in cucina, ha aperto il frigorifero e ci ha detto: sapete che il frigorifero è un po’ sporco, vedete di non lasciarlo sporco! Allora là ho detto: ma come Laura, cosa gliene frega a lui? Capisci resti così perché uno magari non ci crede a queste cose, ci si deve passare, però sinceramente… allora lì ho detto: io non glieli lasco i mobili dentro, allora con il martello, quello che si poteva spaccare l’abbiamo spaccato, ho spaccato tutto dalla cucina, ho spaccato le porte e le ho battute via, ho passato due ore a buttare via mobili!
Laura – Dopo è venuto Mauro, ha rotto gli armadi più grossi, gli armadi 4 stagioni, li abbiamo tutti rotti e li abbiamo lasciati dentro.
Cristina – E loro si sono trovati macerie di mobili rotti!
Laura – Lasciati dentro e con la premessa gli abbiamo come nel 1968 ci avete consegnato casa, così ve l’abbiamo lasciata! Quando i miei genitori sono venuti dentro in quell’appartamento avevano trovato montagne e montagne di immondizia perché quella società non aveva fatto assolutamente niente dentro.
Quando avevi bisogno che dovevano cambiarti il riscaldamento negli anni che si rompeva, dicevano: no, i fondi non ci sono, devi farlo di tasca tua, e fatti il bagno di tasca tua, no, ho detto: cavolo adesso tu mi butti in mezzo a una strada, pur avendo ragione, che hai ragione che non riesco a pagartelo, te l’ho anche spiegato il motivo per cui non riesco a pagartelo, mi butti così come un cane in mezzo alla strada e che te lo lascio anche con i fiocchi l’appartamento? Non esiste!
Cristina – Anche perché è roba tua, è un pezzo della tua vita che se ne va bene o male, il mobile non è solamente un pezzo di legno, è un pezzo della tua vita, della tua giornata che se ne va!
Laura – Erano i nostri ricordi quei mobili, era casa nostra!

Porte chiuse (espandi | comprimi)
Cristina – Perché non è solo la questione delle pareti, ma proprio di quello che c’è dentro!
Laura – Ci abbiamo vissuto i compleanni, i Natali, le Pasque, eravamo con i nostri parenti là dentro, i nostri genitori sono morti là dentro!
Quindi loro non hanno avuto un briciolo d’animo per noi e io le nostre cose dentro non gliele lasciavo.
Cristina– Anche perché sotto un anno prima quando noi abbiamo iniziato lo sfratto nell’appartamento sotto, una persona anziana è dovuto andare via perché non riuscita a pagare l’affitto neanche lei con la pensione e non ha fatto in tempo a portare via nulla, perché dopo il tempo di andare via a maggio, a giugno hanno affittato,hanno messo una famiglia di Rom e dentro se lo sono goduto con tutti i mobili della signora, anche perché c’era una famiglia, la politica della… come tutte le… siccome è una grossa società assicurativa la proprietaria di casa, ci avevano detto che per prassi loro devono comunque dare degli appartamenti a queste persone, perché quando vengono mandati via dai campi nomadi, che chiudono i campi devono cercare loro un alloggio in qualche modo. Chi lo sapeva? Capirai, adesso saranno in 15 che vivono dentro, non te lo so dire!
em>Laura – Anche perché acqua, luce e gas…
Cristina – Devi pensare che là dentro lo pagavi ogni 3 mesi l’affitto, dovevi sborsare 1600 Euro ogni 3 mesi, quindi non è una cifra proprio bassina, è un’altra politica per loro, non è la nostra stessa politica di vita! Quindi ho detto, no sai Laura, via, via i mobili si rompono e si buttano, così è stato fatto! E’ così, adesso aspettiamo le promesse che ci hanno fatto… Qualcosa di concreto c’è già stato, però è meglio aspettare proprio di dirti: domani vado a lavorare e comincio una nuova vita, ho il mio stipendio e posso pensare di trovare una casa e di cominciare a vivere come gli altri. Riprenderci la nostra vita. Come tutti gli altri che vedo e che danno per scontato un lavoro, una casa e che mai penserebbero di dover uscire di casa e di non avere più la possibilità di rifarsene un’altra! Soprattutto passare anche 10 mesi sempre con avvocati e ufficiali giudiziari sulla porta, sembrava quasi che eri un delinquente, era tutto un continuo, proprio una cosa… Poi in realtà quando cominci la trafila dello sfratto ti senti in torto perché comunque sei in torto, non paghi quindi sei in torto, però sai anche che non puoi farci niente perché non riesci a venirne fuori, però il torto è sempre tuo comunque.
Laura – Pur spaccandoti la testa nel cercare sempre, magari guarda finalmente trovo, vado in banca faccio un prestito e concludo questo debito, invece assolutamente no, dove andavi? Come il colloquio al supermercato no, no.
Cristina – Poi ho lavorato anche in nero perché ho lavorato anche in nero in una farmacia ma prendevo 200 Euro al mese, poi ho lavorato per una persona anziana perché tramite il mio dottore sapeva che avevo bisogno, la suocera aveva bisogno di una persona che tenesse compagnia, facesse la spesa, sai le persone anziane hanno bisogno un po’ di aiuto, ma anche lì dopo 3 mesi mi ha mandato via perché dopo è venuta la figlia a accudirla e quindi mi ha mandato via! La legge è quella e la legge si applica e basta! In macchina ci sono i libri, la maggior parte sono libri… sì facevo scienze biologiche.
Laura –No, io ho fatto l’Istituto tecnico qua a Trieste era per il commercio e turismo, sono stenodattilografa, all’epoca.
La Regione, poi le Poste un’altra volta… dopo cercavi sempre avvocati perché all’epoca c’erano gli avvocati, architetti, notai che ti prendevano, ti insegnavano anche il lavoro, magari non ti davano niente ma eri giovane e dicevi: intanto imparo, così facevi quelle cose, dopo ho lavorato anche a Roma in un’agenzia assicurativa perché un nipote di mio papà aveva aperto l’agenzia assicurativa, poi suo marito si è ammalato di un tumore al cervello è morto è andato a finire male anche quello e non si è più continuato… sennò anche a Pordenone da architetti che trovavo. Questa è la nostra macchina, qui ci passiamo i pomeriggi per stare un po’ tranquille, leggiamo, mangiamo qualcosa e pensiamo a cosa potevamo fare, è qua che abbiamo scritto la lettera a Il Corriere della Sera, dentro ci sono le nostre cose, alcune delle nostre cose, i libri, qualche quadro, cosettine così, il resto invece è tutto a casa di Mauro… è privato, sono 20 anni che siamo qua dentro, abbiamo un contratto regolare e tutto quanto. Sì prima con un’altra macchina, poi con questa ma sono 20 anni che ci conosce… perché prima di questa mio papà aveva un’altra macchina… avevamo questo posto, era comodo perché era vicino casa, in 15 minuti a piedi ci sei subito, siccome avevamo comprato, prima avevamo un’altra Alfa Romeo, dopo avevamo questa, le macchine erano nuove, invece che lasciarle in strada che si rovinavano, se non avevamo questo posto che non si poteva pagare l’assicurazione, i Vigili Urbani te la rimuovevano e te la portavano via, invece qua essendo un posto privato non ti fanno niente. Con il personal computer ci mettevamo qua, mandavamo curriculum anche tramite mail per il personal computer on line e niente, abbiamo fatto di tutto! Sì anche quando ha nevicato.
Il programma nostro era dopo morto papà, avevamo già trovato casa a Viterbo la casa perché a Roma erano troppo care perché ho una zia che sta ancora a Roma con altri cugini ma gli affitti erano troppo cari, un’altra sorella di mio papà a Monte Romano sta, allora abbiamo detto: guarda zia noi abbiamo trovato casa a Viterbo, tranquillamente ci facciamo il nostro trasloco, veniamo giù, abbiamo ancora i nostri soldi se ci date una mano per trovare un lavoretto che ci manteniamo un po’ alla volta, ci è stato detto assolutamente no che non si poteva fare perché se dopo il lavoro non lo trovavamo chi ci manteneva, lei aveva una piccola pensione, fa: non vi posso dare niente, le ho detto: ma non voglio niente da voi, perché come siamo vissute per due anni senza un’entrata per 8 mesi in questa maniera qua che ce la siamo sempre cavata, non avevamo bisogno di nessuno, noi ci troviamo un lavoretto, paghiamo il nostro affitto, prima o poi un lavoro giusto come si deve verrà, non abbiamo bisogno di nessuno, invece la paura di loro era che ti dovevano dare da mangiare dopo alla fine e quindi hanno detto: no, non vi aiutiamo. A settembre quando siamo andate a finire in mezzo a una strada le abbiamo detto: guarda zia ormai è tutto concluso siamo in mezzo a una strada sia una che quell’altra, grazie a Dio c’era lui che ci ha sempre aiutato, anche sua mamma in tutti quei 10 mesi che eravamo ancora dentro casa che ci ha aiutato tantissimo, perché ci aiutava anche a pagare piccole cifre delle bollette per non rimanere senza acqua e senza gas.

P.S. Per chi volesse dare un aiuto a Laura e Cristina Di Sessa può farlo inviando un vaglia postale a : Cristina Di Sessa, V.le D’ Annunzio n. 39 – 34138 Trieste –
grazie

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