di George Monbiot – Siamo intrappolati in un modello economico rotto. Un modello che esclude miliardi di persone, mentre una manciata diventa inimmaginabilmente ricca.
Questo ci divide in vincitori e perdenti, e quindi incolpa i perdenti per la loro sfortuna, della loro incapacità. Perchè se chi è ricco, lo è perché in fondo ci sa fare, chi è povero in fondo lo è perché non ci sa fare e sotto sotto non gli va di fare nulla.
Benvenuti nel neoliberismo, la dottrina degli zombi che non sembra mai morire, per quanto venga screditata a fondo, trova sempre nuova linfa.
Chi aveva immaginato che la crisi finanziaria del 2008 avrebbe portato al crollo del neoliberismo, ha sbagliato. Anche se nel 2008 il sistema ha esposto la sua vera natura, liberalizzando la finanza, abbattendo le protezioni pubbliche, gettandoci in una competizione estrema l’uno con l’altro, questo non è bastato. Anche se la maschera è crollata, tuttavia, domina la nostra vita.
Perché? Bene, credo che la risposta sia che non abbiamo ancora prodotto un nuovo sistema con cui sostituirlo. Non c’è un’altra storia.
Le storie sono i mezzi con cui navighiamo nel mondo. Ci permettono di interpretare i suoi segnali complessi e contraddittori. Quando vogliamo dare un senso a qualcosa, il senso che cerchiamo non è un senso scientifico, ma un sorta di fedeltà narrativa. Ciò che stiamo ascoltando riflette il modo in cui ci aspettiamo che gli esseri umani e il mondo si comportino? Così l’unica cosa che può sostituire una storia, è una storia. Non puoi togliere la storia di qualcuno senza darne una nuova. E non ci vogliono storie qualsiasi, ma particolari strutture narrative. Ci sono un certo numero di trame di base che usiamo ancora e ancora, e in politica c’è una trama di base che si rivela tremendamente potente, io la chiamo “la storia del restauro”.
Ecco come funziona.
Il disordine affligge la terra, forze potenti e nefaste vogliono distruggere l’umanità. Ma c’è un eroe che si ribellerà a questo disordine, combatterà quelle potenti forze, e contro tutte le probabilità e ristabilirà l’armonia. Hai già sentito questa storia? È la storia della Bibbia. È la storia di “Harry Potter”. È la storia di “Il Signore degli Anelli”. È la storia di “Narnia”. É la storia di molte delle fantastiche saghe che amiamo. Ma è anche la storia che ha accompagnato quasi ogni trasformazione politica e religiosa per millenni. Dopo che l’economia del laissez faire ha innescato la Grande Depressione, John Maynard Keynes si è seduto per scrivere una nuova economia, e quello che ha fatto è stato raccontare una storia di restauro. Ora come tutte le buone storie di restauro, questa risuonava in tutta la politica. Democratici e repubblicani, operai e imprenditori divennero tutti keynesiani. Poi, quando il keynesismo ha avuto problemi negli anni ’70, i neoliberisti, come Friedrich Hayek e Milton Friedman, si sono fatti avanti con la loro nuova storia di restauro.
Ora non indovinerai mai cosa sta per succedere.
Il disordine affligge la terra, forze potenti e nefaste schiacciano la libertà e le opportunità. Ma l’eroe della storia, l’imprenditore, l’uomo della strada, il grande sportivo o qualsiasi altro, combatterà quelle potenti forze e attraverso la creazione di ricchezza e opportunità, ripristinerà l’armonia.
Lo schema penso sia chiaro.
Ma dopo il 2008 non c’è stata nessuna nuova storia di restauro. Il meglio che avevano da offrire era un neoliberismo annacquato o un keynesismo al microonde. Ed è per questo che siamo bloccati. Senza quella nuova storia, siamo bloccati con una vecchia storia fallita che continua a fallire. La disperazione è lo stato in cui cadiamo quando la nostra immaginazione fallisce. Quando non abbiamo una storia che spieghi il presente e descriva il futuro, la speranza evapora. Il fallimento politico è fondamentalmente un fallimento dell’immaginazione.
Senza una storia di restauro che può dirci dove dobbiamo andare, nulla cambierà. La storia che dobbiamo raccontare è una storia che dovrà fare appello alla più vasta gamma di persone possibile, attraversando le diversità politiche. Dovrebbe essere semplice e comprensibile, dovrebbe far leva sui bisogni e i desideri, ma dovrebbe anche essere fondata sulla realtà. Ora, ammetto che tutto ciò sembra un po’ irragiungibile. Ma credo che nelle nazioni occidentali, in realtà ci sia una storia come questa in attesa di essere raccontata.
Negli ultimi anni, c’è stata un’affascinante convergenza di scoperte in diverse scienze, in psicologia e antropologia, nelle neuroscienze e in biologia evolutiva, e tutte ci dicono qualcosa di davvero sorprendente: che gli esseri umani hanno questa enorme capacità di altruismo. Certo, tutti abbiamo un po’ di egoismo e di avidità dentro di noi, ma nella maggior parte delle persone, questi non sono i valori dominanti. Siamo sopravvissuti alle savane africane, nonostante fossimo più deboli e più lenti dei nostri predatori e della maggior parte delle nostre prede. Il bisogno di cooperare è stato cablato nelle nostre menti attraverso la selezione naturale. Questi sono i nostri valori, i valori che dovrebbero fondare l’umanità.
Ma qualcosa è andato terribilmente storto.
La narrativa politica dominante dei nostri tempi ci dice che dovremmo vivere in un individualismo estremo e in una costante competizione l’uno con l’altro. Ci spinge a combattere, a temere e diffidare l’un l’altro. Atomizza la società. Indebolisce i legami sociali, spezza le nostre radici. In questo vuoto crescono queste forze violente e intolleranti. Siamo una società di altruisti, ma siamo governati da psicopatici. Abbiamo questa incredibile capacità di stare insieme. Bene, è proprio facendo affidamento su questa capacità che possiamo costruire un’economia che rispetti sia le persone che il pianeta. E possiamo creare questa economia attorno a quella grande sfera trascurata che sono i beni comuni. Il bene comune non è né mercato né stato, né capitalismo né comunismo, ma è comunità e partecipazione. Pensa alla banda larga della comunità o alle cooperative energetiche della comunità o alla terra condivisa per la coltivazione di frutta e verdura.
La democrazia rappresentativa dovrebbe essere mitigata dalla democrazia partecipativa in modo da poter affinare le nostre scelte politiche e tale scelta dovrebbe essere esercitata il più possibile a livello locale. Se qualcosa può essere deciso localmente, non dovrebbe essere determinato a livello nazionale. Possiamo usare nuove regole e metodi elettorali per garantire che il potere finanziario non superi mai il potere democratico. Ora, penso che questo abbia il potenziale per attirare una vasta gamma di persone, e la ragione di ciò è che, tra i pochissimi valori che condividono sia la destra che la sinistra, ci sono “appartenenza e comunità”. Forse possono significare cose leggermente diverse da loro, ma almeno iniziamo con un linguaggio in comune. Quindi, in sintesi, la nostra nuova storia potrebbe iniziare con qualcosa del genere:
Il disordine affligge la terra. Forze potenti e nefaste affermano che non esiste una società, che il nostro scopo nella vita è di esistere in modo ordinario, di combattere gli uni con gli altri per poche briciole. Ma gli eroi della storia, noi, ci ribelleremo contro tutto questo. Combatteremo queste forze nefaste costruendo comunità ricche, coinvolgenti, inclusive e generose e, nel fare ciò, ripristineremo l’armonia con la terra.
Abbiamo bisogno di una nuova storia di restauro, che ci guidi fuori dal caos in cui ci troviamo, una storia che ci spieghi perché siamo nel caos e come uscirne. E quella storia, se la diciamo nel modo giusto, infetterà le menti delle persone e tutta la politica. Dobbiamo però scegliere la storia giusta questa volta.