Ci sono momenti nella Storia di un Paese in cui tutto diventa intollerabile. L’apice è stato raggiunto con il discorso di Morfeo Napolitano a Rimini applaudito da tutto il codazzo dei responsabili della catastrofe economica italiana. Morfeo ha spiegato con il suo linguaggio da burocrate ottocentesco di provincia, quello che in effetti è, che “E’ stata nascosta la gravità della crisi“. Già da chi è stata nascosta questa gravità? Dal panettiere? Dal benzinaio? Dalla portinaia? Il Quirinale, che costa agli italiani una cifra da paura, non sapeva nulla? In cosa era affaccendato? A firmare ogni legge porcata, tra le quali lo Scudo Fiscale per condonare gli evasori? Chi ha firmato quella legge al primo colpo senza rimandarla alle Camere come avrebbe potuto e soprattutto avrebbe DOVUTO? Forse lui, il presidente nominato dal Parlamento a sua volta nominato da 5 segretari di partito. Quel signore allampanato che non ha mai speso una parola sul debito pubblico fino a quando è scoppiato il bubbone? Che non ha mai menzionato le 350.000 firme raccolte per Parlamento Pulito? E’ forse quel tizio che prendeva gli aerei low cost per andare a Bruxelles e non la compagnia di bandiera Alitalia? (video)
E dietro a questo vecchio, che ormai ha fatto il suo tempo e verrà consegnato negli sgabuzzini della Storia, si rifugiano coloro che stanno per essere spazzati via. Tutti insieme, leccaculamente. Cicchitto, piduista della prima ora “Napolitano fa un’analisi severa…“. Enrico Letta (detto anche Lecca) “Facciamo nostro l’appello del Capo dello Stato“. Moretti, quello delle Ferrovie in disarmo “C’é una forte spinta all’orgoglio di fare“. Marchionne, il termodistruttore del sindacato, che dopo gli esaltanti risultati di Borsa e di vendite non è stato ancora messo alla porta: “Napolitano è un uomo che stimo immensamente, un punto di riferimento per il Paese“.
Morfeo ha ribadito alla claque di banchieri, confindustriali, politici d’accatto e papalini presenti (mancavano purtroppo operai, disoccupati, casalinghe, cassintegrati e comunisti berlingueriani) “Bisogna parlare il linguaggio della verità come dovrebbero fare tutti coloro che hanno responsabilità nelle istituzioni“. Questo pensiero stupendo detto da chi è al vertice delle istituzioni da cinque anni e sulla più che prevedibile catastrofe economica non si è mai espresso ha scatenato una ola tra i presenti. Da lontano si è sentita anche la voce dell’ex presidente del Consiglio che ha valutato il discorso di Morfeo come “uno sprone“. Dietro il palcoscenico funerario c’era la claque che incitava e applaudiva in anticipo: Passera (IntesaSanPaolo), Conti (Enel), Lucchini (Eni). La figlia di Fantozzi, in arte Maurizio Lupi, gridava eccitata come quando vede in privato Formigoni, presidente regionale abusivo e uomo immagine (sic) di CL. La musica è finita. L’ultimo che esce spenga la luce.
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