La Danimarca si prepara a un cambiamento radicale nella lotta al cambiamento climatico. Il Parlamento danese ha approvato, il 18 novembre, la prima tassa mondiale sulle emissioni derivanti dagli animali da allevamento. Dopo un lungo processo di negoziazione, è stato raggiunto un accordo sulla tassa, che era stata proposta già a giugno. Gli agricoltori dovranno iniziare a pagarla dal 2030.
La cosiddetta “tassa sulla mucca” fa parte di un piano più ampio pensato per ridurre le emissioni del paese. Essa si concentra sulle emissioni causate dagli animali da allevamento e dalle loro deiezioni, e potrebbe diventare un modello per altri stati (come riportato da Infosperber).
Gli allevatori dovranno pagare, a partire dal 2030, una tassa iniziale di 300 corone danesi (circa 40 euro) per ogni tonnellata di CO₂ equivalente. Entro il 2035, questa cifra salirà a 750 corone (100 euro). Tuttavia, la tassa sarà alleggerita da sgravi fiscali, che copriranno il 60% dell’importo dovuto.
Il pacchetto climatico danese, che include anche altre misure, avrà un costo di circa 43 miliardi di corone, come spiegato dal ministro per la trasformazione verde, Jeppe Bruus, in un’intervista alla «Tagesschau» tedesca. L’obiettivo complessivo è ridurre le emissioni di CO₂ equivalente di circa 1,8 milioni di tonnellate.
Bruus ha dichiarato al «New York Times» che la tassa mira a provocare un cambiamento nelle abitudini degli agricoltori. In Danimarca, infatti, ci sono circa cinque volte più bovini e suini che abitanti. L’agricoltura è la principale fonte di gas serra del paese.
A livello globale, le emissioni dirette provenienti dall’agricoltura rappresentano circa il 10-12% delle emissioni totali di gas serra. Se si includono anche le emissioni indirette, come quelle derivanti dalla deforestazione, la percentuale sale a oltre il doppio.
La normativa appena approvata è stata discussa e preparata per anni, ottenendo un ampio consenso. Alla discussione hanno partecipato vari attori, tra cui organizzazioni ambientali, sindacati e associazioni agricole. Alla fine, la tassa ha ottenuto il sostegno anche da parte della Socialdemocrazia, dei Conservatori, della Alleanza Liberale e dei Socialliberali. Il partito di centro-destra Venstre ha appoggiato l’iniziativa. Tuttavia, ci sono state critiche, principalmente da parte dei partiti di estrema destra, di alcune organizzazioni ecologiste e di alcune associazioni di agricoltori. Anche Arla Foods, il settimo produttore di latticini al mondo, ha appoggiato la misura. Non per il piacere di pagare una tassa, ma perché il compromesso è visto come un passo che gli allevatori di latte possono sostenere. Il CEO di Arla, Peder Tuborgh, ha dichiarato al «New York Times»: «Gli agricoltori sanno che proteggendo il loro impatto ambientale, proteggeranno anche la loro reputazione, permettendo loro di continuare a produrre».
Alcuni agricoltori vanno anche oltre. Svend Brodersen, un agricoltore biologico, ha trasformato parte dei suoi terreni agricoli in frutteti per assorbire CO₂. Ha inoltre introdotto additivi alimentari per le sue mucche, con lo scopo di ridurre le loro emissioni di metano.
Anche Jens Christian Sørensen, un allevatore di latte tradizionale, investe in tecnologie per ridurre le emissioni. Utilizza sensori per monitorare la salute e il benessere delle sue mucche e dei suoi vitelli, e sta progettando di adottare additivi alimentari per diminuire le emissioni. Sørensen ha dichiarato: «L’industria lattiero-casearia deve affrontare questa sfida, ma non è la fine».
Sørensen è fiducioso per il futuro, grazie alla continua e stabile domanda internazionale di prodotti lattiero-caseari danesi. Due terzi del burro e metà del latte in polvere danese vengono esportati, e la tendenza sembra destinata a crescere. Tuttavia, ha notato che i suoi figli mangiano molta meno carne rispetto a quando aveva la loro età, soprattutto meno carne bovina.
La discussione sulla tassa, però, va oltre la questione fiscale: quanto spazio dovrebbe rimanere in Danimarca per l’allevamento degli animali? Brodersen, l’agricoltore biologico che ha convertito una parte delle sue terre in coltivazioni di frutta e verdura, vede questa trasformazione come una grande opportunità: «Senza la tassa, tutti continuerebbero come prima», ha detto. «Le mucche sono necessarie nella natura, ma bisogna trovare un equilibrio tra latte e verdura».
La Danimarca ha dimostrato ancora una volta di essere all’avanguardia nella lotta contro il cambiamento climatico. Questo nuovo approccio aumenterà la pressione su paesi come la Germania, gli Stati Uniti e la Svizzera per adottare misure efficaci nel settore agricolo e rendere l’agricoltura più sostenibile.
Il pacchetto climatico danese prevede anche interventi contro le emissioni di azoto, che danneggiano i corsi d’acqua. Inoltre, si prevede di convertire il 10% delle terre agricole in habitat naturali nei prossimi 20 anni.
Secondo il ministro Bruus, l’agricoltura danese subirà un cambiamento che non si vedeva da un secolo. La natura del paese sarà trasformata in un modo che non accadeva dal recupero delle paludi nel 1864.