di Beppe Grillo – Artisti, musicisti, scrittori, attori, ballerini, cantanti, autori, pittori, poeti, registi, scultori… è con voi che voglio condividere un estratto della lettera che Giovanni Paolo II scrisse nel 1999 e che dedicò a tutti voi.
In questi giorni proviamo ad immaginare un mondo senza arte. Un mondo senza Leonardo, Van Gogh; senza i Beatles, Nureyev e la Divina Commedia; senza 2001 Odissea nello spazio e Shakespeare, senza Dario Fo e i Notturni di Chopin.
Cosa resterebbe? L’unica forma di bellezza in questo mondo privo di incanto sarebbe la Natura, la sola nostra via di fuga.
L’arte è immaginazione, parte fondamentale di ciò che siamo e di come interpretiamo il mondo, è una nostra necessità. Senza arte la realtà sarebbe così banale, poiché l’arte ha il potere di ispirare, illuminare e abbellire il mondo. L’arte è come l’acqua, vitale e imprescindibile!
Ho sempre creduto che l’atto creativo sia una forma di empatia. Pensateci, l’empatia è parte di ciò che ci rende umani. È la nostra capacità di provare sentimenti verso gli altri. È tendere una mano a qualcuno che ne ha bisogno. Come la comicità: far ridere è il più grande atto di amore verso il prossimo.
Ed è per questo che ancor di più in questi giorni ci accorgiamo di quanto una canzone, un film, un passo di danza o le pagine di un libro arricchiscano pienamente la nostra vita facendoci sentire meno soli.
Non dimentichiamolo mai.
Dalla LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II AGLI ARTISTI
“Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all’alba della creazione, guardò all’opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinite volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l’opera del vostro estro, avvertendovi quasi l’eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarsi.
[…]
La società, in effetti, ha bisogno di artisti, come ha bisogno di scienziati, di tecnici, di lavoratori, di professionisti, di testimoni della fede, di maestri, di padri e di madri, che garantiscano la crescita della persona e lo sviluppo della comunità attraverso quell’altissima forma di arte che è « l’arte educativa ». Nel vasto panorama culturale di ogni nazione, gli artisti hanno il loro specifico posto. Proprio mentre obbediscono al loro estro, nella realizzazione di opere veramente valide e belle, essi non solo arricchiscono il patrimonio culturale di ciascuna nazione e dell’intera umanità, ma rendono anche un servizio sociale qualificato a vantaggio del bene comune. La differente vocazione di ogni artista, mentre determina l’ambito del suo servizio, indica i compiti che deve assumersi, il duro lavoro a cui deve sottostare, la responsabilità che deve affrontare. Un artista consapevole di tutto ciò sa anche di dover operare senza lasciarsi dominare dalla ricerca di gloria fatua o dalla smania di una facile popolarità, ed ancor meno dal calcolo di un possibile profitto personale. C’è dunque un’etica, anzi una « spiritualità » del servizio artistico, che a suo modo contribuisce alla vita e alla rinascita di un popolo.
[…]
Cari artisti, voi ben lo sapete, molti sono gli stimoli, interiori ed esteriori, che possono ispirare il vostro talento. Ogni autentica ispirazione, tuttavia, racchiude in sé qualche fremito di quel « soffio » con cui lo Spirito creatore pervadeva sin dall’inizio l’opera della creazione. Presiedendo alle misteriose leggi che governano l’universo, il divino soffio dello Spirito creatore s’incontra con il genio dell’uomo e ne stimola la capacità creativa. Lo raggiunge con una sorta di illuminazione interiore, che unisce insieme l’indicazione del bene e del bello, e risveglia in lui le energie della mente e del cuore rendendolo atto a concepire l’idea e a darle forma nell’opera d’arte. Si parla allora giustamente, se pure analogicamente, di « momenti di grazia », perché l’essere umano ha la possibilità di fare una qualche esperienza dell’Assoluto che lo trascende.
Sulla soglia ormai del terzo millennio, auguro a tutti voi, artisti carissimi, di essere raggiunti da queste ispirazioni creative con intensità particolare. La bellezza che trasmetterete alle generazioni di domani sia tale da destare in esse lo stupore! Di fronte alla sacralità della vita e dell’essere umano, di fronte alle meraviglie dell’universo, l’unico atteggiamento adeguato è quello dello stupore. Da qui, dallo stupore, potrà scaturire quell’entusiasmo di cui parla Norwid nella poesia a cui mi riferivo all’inizio. Di questo entusiasmo hanno bisogno gli uomini di oggi e di domani per affrontare e superare le sfide cruciali che si annunciano all’orizzonte. Grazie ad esso l’umanità, dopo ogni smarrimento, potrà ancora rialzarsi e riprendere il suo cammino. In questo senso è stato detto con profonda intuizione che «la bellezza salverà il mondo».
Dal Vaticano, 4 aprile 1999, Pasqua di Risurrezione.
IOANNES PAULUS PP. II
Tigran Hamasyan: www.youtube.com/watch?v=rP7YArQsDFY