L’Italia senza petrolio si fermerebbe. I primi cinque Paesi da cui lo importiamo sono Arabia Saudita, Azerbaijan, Iran, Libia e Russia. L’Italia era il partner principale della Libia, dove, dopo la guerra a Gheddafi (oggi è presidente un suo ex-ministro…) conta come il due di picche. L’influenza commerciale sull’area si è spostata a Washington e a Parigi. Con la Libia ci siamo comportati né più né meno come nelle guerre mondiali. Abbiamo bombardato un Paese con cui avevamo stipulato un trattato di pace. Voltagabbana per vocazione. Adesso è il turno dell’Iran dal quale l’Italia importa il 13% del greggio annuale e con cui l’ENI fa da sempre buoni affari.
Alla Farnesina, qualche giorno prima di Natale, mentre ci si occupava di amenità come il prelievo massimo in contanti dei pensionati, si è tenuta una riunione con la presenza, tra gli altri, dei rappresentanti di Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia (c’era anche un funzionario della UE a fare da tappezzeria) per discutere delle sanzioni all’Iran. Una barzelletta, rappresentanti dei Paesi europei che discutono con la UE che li rappresenta. La UE in politica estera dovrebbe avere una sola voce.
In sostanza le sanzioni all’Iran si traducono in un embargo. Non si compra più il suo petrolio in modo che non possa investire i profitti nel riarmo. L’Italia però, pur aderendo, ha invocato il “pregresso“, i crediti che ha nei confronti dell’Iran che quindi le consentirebbero di importare greggio anche durante l’embargo. Chapeau!
L’Iran non ha digerito le sanzioni che strangolerebbero la sua economia e ha minacciato la chiusura dello stretto di Hormuz dal quale transitano 17 milioni di barili al giorno, pari al 20% del petrolio mondiale che viene commerciato e, per sicurezza, ha fatto dei test per missili a largo raggio. Gli Stati Uniti hanno replicato con l’invio della portaerei USS John C. Stennis. Il Pentagono ha spiegato che “Si tratta di spostamenti che avvengono regolarmente per garantire la stabilità della Regione“. Se venisse bloccato anche solo temporaneamente lo stretto di Hormuz, il prezzo del barile schizzerebbe a 150 dollari (la media del 2011 è stata di 100). Gli americani stabilizzano i Paesi dove sono presenti i loro interessi. Il pianeta è cosa loro. La Ue invece, come le stelle fisse, resta a guardare. Cina e Russia hanno dichiarato che non potranno tollerare un intervento degli Stati Uniti contro l’Iran. Hormuz come Danzica? L’Italia non deve preoccuparsi, è senza una politica estera, ma vanta “crediti pregressi“.
Comments are closed.