Negare la peste è il miglior modo per diffonderla. Negare il possibile default italiano è il miglior modo perché avvenga. Nel 1720 ci fu l’ultima epidemia di peste bubbonica in Europa, a Marsiglia, allora uno dei porti più importanti del Mediterraneo. Il tasso di mortalità fu del 56% e morirono 50.000 abitanti su 90.000. La città, in apparenza, era ben attrezzata per impedire il contagio. Disponeva di un ospedale per la quarantena, di un lazzaretto, di regole di ingresso rigorose per le navi provenienti dall’Oriente e di personale addetto ai controlli.
Tutto ebbe inizio con l’arrivo di una nave carica di merci proveniente da Sidone dove si manifestarono, durante il viaggio, le morti di alcuni marinai. Il capitano, di nome Chataud, denunciò i decessi nella tappa di Livorno. Gli ufficiali medici della città scrissero sul certificato sanitario, che doveva essere tenuto a bordo, che nella nave era presente “una febbre pestilenziale maligna“. Chataud avvertì i funzionari del porto di Marsiglia che invece di porre l’imbarcazione in quarantena, la fecero attraccare al molo dell’ospedale dove l’equipaggio scese a terra e la merce venne sbarcata. I medici che visitarono i numerosi marinai infetti dichiararono che non si trattava di peste, ma di una comune febbre. Dei marinai e dei cittadini marsigliesi morirono in pochi giorni e alcuni medici finalmente accertarono la peste. La nave venne posta in quarantena, ma i passeggeri rimasero per un periodo di soli 15 giorni, applicato per le navi senza casi di malattie. Nel frattempo gli amministratori di Marsiglia tennero segreta la notizia della pestilenza, che comunque trapelò, per non mettere in crisi il commercio. Il medico chirurgo dell’ospedale continuò a negare che si trattasse di peste e la classificò come una febbre dovuta a “frutta guasta e eccessivamente matura” (sic). I cittadini erano disorientati. Da una parte subivano gli effetti della malattia che li colpiva come una falce il grano maturo, dall’altra si sentivano rassicurati dai funzionari e dai medici. Si arrivò al punto che le fosse comuni non furono più sufficienti ad accogliere i morti. Dovette intervenire il parlamento della Provenza che isolò completamente la città di Marsiglia, ma criticò i medici che avevano diagnosticato la peste come “allarmisti“. Il Consiglio municipale non ammise il dilagare della peste neppure di fronte all’evidenza. In meno di un anno, una delle città più fiorenti d’Europa venne distrutta.
In seguito, i medici “negazionisti” pubblicarono un dotto libro in cui spiegarono che la peste non era un morbo contagioso, mentre gran parte dei funzionari sopravvissero. Si erano infatti messi in salvo insieme al 10% della popolazione (la più ricca) che riuscì a fuggire prima della messa in quarantena di Marsiglia. L’unico che cercò di avvertire i marsigliesi in tempo, Bertrand, un santo eremita, fu accusato di aver propagato il morbo e quindi bruciato sul rogo. Standard & Poor’s ha tagliato l’outlook dell’Italia da stabile a negativo. Tremorbi, dove ti nascondi?
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