di Valentina Petricciuolo – “Passato il Santo, passata la Festa”, si diceva. Ma di quale Santo e di quale Festa parliamo? Del “Santo Lavoro”, e della…“Festa del Lavoro”. Eh sì, il primo maggio è ormai un pallido ricordo ma è proprio per questo che vale la pena “festeggiare” in un altro modo. Con una denuncia, un grido di dolore che si spera possa servire a dare una scossa, o perlomeno a instillare un dubbio in chi legge queste righe e, soprattutto, in chi si spingerà fino a leggere Bullshit Jobs, Le professioni senza senso che rendono ricco e infelice chi le svolge e costituiscono il fondamento del nuovo capitalismo globale.
Un anno fa, infatti, il giovane antropologo, autore di numerosi saggi sui mali del nostro tempo, professore alla London School of Economics, anarchico e attivista del movimento contro le disuguaglianze Occupy Wall Street, David Graeber, ha pubblicato Bullshit Jobs, un libro di cui, per l’argomento e per l’idea rivoluzionaria che contiene, non sembra aver avuto la risonanza che avrebbe meritato. Eppure sarebbe una lettura molto consigliata per i policy makers, i legislatori, gli amministratori e per tutti coloro che “creano occupazione”.
Si parla tanto, infatti, di come molti lavori spariranno nei prossimi anni a causa della automazione e del progresso tecnologico – Ecco I Lavori dove i Robot Arriveranno più Velocemente – e di come reagire a questa immane rivoluzione che incombe sulle teste di milioni di persone.
E che dire, invece, di quei lavori, che come denuncia appunto Graeber, sono del tutto inutili?
Nel libro sono citati numerosi esempi reali di persone che, nei più svariati settori dell’economia, ma soprattutto in ambiti amministrativo/gestionali/burocratici, denunciano di fare qualcosa che, ai loro occhi, nel profondo del loro cuore, sanno essere completamente inutile. Ma devono fare finta, devono sostenere una farsa e indossare una maschera per sopravvivere. Per un essere umano è davvero triste e deprimente dover vivere una vita così. Senza senso!
La ragione di questa deleteria e malsana evoluzione del concetto di lavoro sta, secondo Graeber, nel fatto che la cultura, la religione e tutta la sovrastruttura creata in questi decenni dalla società, ci ha portato a considerare il lavoro come una virtù. I puritani del 16mo secolo pensavano che il lavoro fosse una punizione e che portasse alla redenzione, e perciò doveva avere un valore intrinseco, al di là di quello che si produceva effettivamente.
Questo modo di pensare è continuato anche dopo la Rivoluzione Industriale. Il filosofo Thomas Carlyle, rispondendo ad una domanda sul declino della moralità nella nuova era industriale, disse che il lavoro non doveva essere visto come un modo per soddisfare le necessità personali. Il lavoro, sosteneva Carlyle, è l’essenza della vita “la cosa più nobile sulla terra”. Oggi siamo ancora molto influenzati da questo modo di pensare. La maggior parte delle persone si identifica nel lavoro e lo considera alla base della propria dignità. Le persone si definiscono in base alla loro occupazione.
C’è poi una marcata tendenza politica che spinge verso la piena occupazione. I politici di sinistra chiedono più posti di lavoro, quelli di destra reclamano tagli alle tasse per dare più risorse a chi il lavoro lo crea. E questa è la prova che i politici sono in qualche modo collusi e complici nel voler mantenere il sistema dei lavori inutili in esistenza perpetua.
Come già sostenne Orwell quando disse che un popolo occupato a lavorare, anche in impieghi del tutto inutili, non ha tempo per fare molto altro. Ciò rappresenta un incentivo in più a non fare nulla per modificare la situazione.
Ma il libro è molto più di una denuncia perché nell’ultimo capitolo di Bullshit Jobs Graeber prospetta una soluzione reale che, a detta di molti, potrà risolvere questa piaga: il REDDITO DI BASE UNIVERSALE. Che significa dare ad ogni adulto, incondizionatamente, dai disoccupati ai miliardari, una somma di denaro sufficiente a coprire le esigenze primarie.
Cosa succederebbe se tutti avessimo una libertà finanziaria tale da permetterci di evitare di fare questi lavori inutili?
Il RBU potrebbe riequilibrare il rapporto tra lavoratori e datori di lavoro ed eliminare infelicità e disperazione. I superiori, infatti, possono esercitare il loro sadismo e far fare lavori degradanti e inutili ai propri dipendenti solo perché sanno che quelli non hanno alternativa.
Dare a tutti un RBU permetterebbe alle persone di dire: “me ne vado” e lasciare l’odiato lavoro senza gravi conseguenze. Permetterebbe alle persone di scegliere un lavoro che sia appagante e motivante.
Troppe persone fanno lavori senza senso e ne soffrono profondamente, con conseguenze psicologiche anche gravi, perché si sentono senza alcuno scopo e impossibilitati a fare qualcosa di buono per gli altri. Sfortunatamente, la nostra società è basata sull’adorazione del “dio lavoro” e sul considerare utili le giornate passate in ufficio, anche se il risultato è pari a zero. Il RBU permetterebbe alle persone di scegliere come poter davvero contribuire alla società.
Secondo Graeber è giunto il momento di innescare una rivoluzione come quella portata avanti dalle suffragette, le attiviste per l’emancipazione femminile degli inizi del ‘900, che rese possibile il voto alle donne, o quella per i diritti civili degli afroamericani che ebbe come leader il grande Martin Luther King! Un movimento per il Reddito di Base Universale!
Dobbiamo liberarci da questo lavaggio del cervello che ci è stato somministrato dalla nascita per costringerci ad ubbidire e ad essere incardinati in un sistema che ha preferito l’apparenza e il mantenimento dello status quo al benessere e la felicità delle persone.
L’AUTORE
Valentina Petricciuolo – Laurea in Economia, specializzazione in commercio internazionale e promozione delle imprese italiane all’estero. Responsabile dello sviluppo e supporto delle aziende australiane in Italia presso il Consolato Generale di Milano. Trade Relations Officer per UK Trade and Investment presso l’Ambasciata Britannica a Roma. Crowdfunder e micro Business Angel attiva sulle piattaforme europee e statunitensi. Attualmente funzionario dell’Istituto per il Commercio Estero (Agenzia ICE) di Roma e responsabile, dal 2005 al 2010, del Desk Attrazione Investimenti esteri della sede di New York. Master in trasferimento tecnologico e open innovation del Politecnico di Milano (2014) e membro dal 2014 al 2017 del panel europeo dei valutatori di progetti Proof of Concept per la valorizzazione della ricerca scientifica dello European Research Council. Autrice del blog La Curiosità è la Bussola su innovazione, imprenditorialità, valorizzazione della ricerca scientifica, crowdfunding, nuove dinamiche del lavoro, reddito di base universale, crescita personale e libertà finanziaria, blockchain e criptovalute. http://valentinapetricciuolo.it