“Dopo la passerella dei leader a Parigi è andato in scena il grande imbroglio. Guardando in faccia la realtà e leggendo i documenti che sono stati preparati in vista dell’accordo finale i negoziati hanno ucciso tutte le speranze che le Nazioni Unite avevano riposto organizzando la Conferenza sui cambiamenti climatici.
Ecco perché è stato solo un grande imbroglio:
SPONSOR. Lo sponsor principale è una casa automobilistica. Sui vari siti internet ufficialmente collegati all’evento ci sono anche i nomi di una società dell’energia strettamente legata ai combustibili fossili, banche, una compagnia aerea, multinazionali, un produttore di pneumatici. Tutte queste società difendono interessi che contribuiscono in modo massiccio alle emissioni di gas serra che la Cop21 doveva combattere.
LOBBY. A Parigi ci sono più lobbisti ingaggiati dalle multinazionali che rappresentanti delle organizzazioni non governative. La denuncia è arrivata da Katia Roux, responsabile Action Aid Francia, che in una intervista ha dichiarato: “il ruolo delle multinazionali è smisurato. Sono presenti ovunque, spingono per arrivare a dei compromessi vicini alle loro soluzioni. Ma quello che propongono sono false soluzioni che potrebbero avere degli effetti nocivi per l’ambiente e i diritti umani”.
LA FINANZA. La gestione delle emissioni di CO2 avverrà attraverso strumenti finanziari. La grande finanza vuole che venga fissato a livello globale il prezzo da pagare per emettere gas serra, preferibilmente attraverso il “cap and trade”: si stabilisce un tetto massimo di emissioni così da favorire la compravendita dei diritti di emissione al di sotto di questo tetto. Questo meccanismo è già presente in Europa con il sistema ETS e verrebbe adottato anche alla Cina. Visto che l’inquinamento in Europa non è diminuito, perché importare nel mondo quello che non ha funzionato? Perché così si aprirebbe un nuovo mercato globale – quello delle quote di emissione – che moltiplicheranno le transazioni finanziarie.
AEREI E NAVI. Perché sono stati escluse dalla trattativa le emissioni inquinanti delle aerei e delle navi? I negoziatori hanno risposto off the record che viaggiando su rotte e acque internazionali era difficile “assegnare” a un Paese la quota delle emissioni prodotte. E così Parigi ha prodotto la clamorosa contraddizione fra gli sforzi (a parole) dei Paesi sviluppati che puntano a tagliare le proprie emissioni dell’80% e l’inquinamento generato dagli aerei che è destinato a triplicare.
PETROLIO. L’Italia spende 3,5 miliardi di euro per sussidi alle fonti fossili, mentre impiega solo 84 milioni per il fondo verde per il clima. Gli italiani devono sapere come vengono spese le loro tasse. L’ultima analisi condotta da Oil Change International e CAN Europe dimostra che Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti sovvenzionano petrolio, carbone e gas per una cifra pari a 80 miliardi di dollari. I contribuenti pagano le lobby del petrolio, dunque pagano per inquinare il pianeta. Lo sapevate?
TTIP. Il Ttip è un trattato che ancora non esiste (non è stato approvato e i negoziati sono in alto mare) eppure già influenza le decisioni che l’Europa deve prendere. Questo documento esclusivo pubblicato su The Indipendent svela che la Commissione europea ha bloccato “due meccanismi considerati fondamentali nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici. Ovvero la possibile introduzione di misure per limitare gli impatti ambientali del commercio internazionale e il trasferimento di tecnologie ecologiche verso i paesi più poveri”.
AGRICOLTURA. Le emissioni di gas serra prodotte da agricoltura, silvicoltura e pesca sono quasi raddoppiate nel corso degli ultimi 50 anni e potrebbero aumentare di un ulteriore 30% entro il 2050, eppure il capitolo dell’agricoltura ė stato subito escluso dalla discussione sul cambiamento climatico. Inoltre, il business delle multinazionali del cibo sta provocando disastri: la FAO, nel suo Rapporto del 2013 “Tackling climate change through livestock”, ha stimato che l’allevamento agricolo è responsabile di circa il 14.5% delle emissioni di gas serra dell’intero pianeta. Questo settore influisce sul cambiamento climatico addirittura più dell’intero settore dei trasporti.
BAMBINI. A Parigi è arrivato l’appello dell’Unicef. In un rapporto appena pubblicato – Unless we act now: the impact of climate change on children – si dimostra scientificamente il peso sostenuto dai minori nei fenomeni relativi ai cambiamenti climatici. “Siccità e inondazioni sono minacce che pongono gravi rischi per tutti – si legge nel rapporto – ma i bambini, e in modo particolare i più poveri e i più vulnerabili, ne pagano le più gravi conseguenze”.
MORTI. Sono stati calcolati i costi umani legati ai cambiamenti climatici. Dal 1995, dalla prima Conferenza sul clima – la cosiddetta Cop 1 – oltre il 90% delle maggiori catastrofi sono state causate proprio da uragani, inondazioni, siccità, ondate di calore o altri eventi legati alle estreme condizioni meteorologiche. In questi disastri hanno perso la vita 606.000 vite umane e oltre 4.1 milioni di persone sono rimaste ferite o hanno perso la casa. Se non si agisce subito per arrestare o prevenire i cambiamenti climatici, quante altre vittime dovremo piangere?
Il Movimento 5 Stelle era presente a Parigi e ha creduto nella speranza che Cop21 potesse cambiare davvero il mondo. Ecco cosa andava fatto:
– azzerare i sussidi all’industria petrolifera.
– potenziare i fondi europei (Life, Cosme e Horizon 2020) per la tutela della biodiversità e degli ecosistemi.
– affermare le pratiche agricole biologiche e quelle del riciclo e del riuso nella gestione dei rifiuti.
– scommettere davvero sulle energie rinnovabili (e non citarle una sola volta nei documenti)
– sostenere gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo per costruire ricchezza senza inquinamento”.
M5s Europa