di Marco Bella
Il Financial Times spiega in una serie di articoli che cosa comporterà tentare di realizzare davvero la centrale nucleare di Sizewell C nel Regno Unito.
Premessa: il Financial Times è il più prestigioso e autorevole quotidiano finanziario del mondo. Non può essere certamente accusato di essere “contro il nucleare in modo ideologico”.
Se scrive qualcosa, forse, conviene ascoltarlo.
1. I reattori di Sizewell C saranno tra i più sicuri mai costruiti.
Questo è un bene. Potrebbero resistere all’impatto di un aereo e in caso di incidente sarebbe possibile “raccogliere” il nucleo fuso del reattore (core catcher). Ciascuno dei quattro sistemi di raffreddamento potrebbe mantenere in funzione entrambi i reattori da solo. Va ricordato che un incidente, per quanto improbabile, non può essere mai del tutto escluso e che, soprattutto, nessun reattore potrà essere immune da un atto deliberato di sabotaggio umano, ad esempio in un conflitto.
2. Questa elevata complessità ha un costo.
Al momento si ipotizzano 38 miliardi di sterline (43 miliardi di euro), ma il conto potrebbe salire fino a 100 miliardi. I ritardi generano costi: la centrale di Hinkley Point C nel 2016 doveva costare complessivamente 18 miliardi di sterline; al momento i costi sono già dell’ordine di 35 miliardi di sterline di allora, cioè 46 miliardi di oggi. E nessuna energia elettrica sarà lì prodotta prima del 2030.
3. L’energia prodotta da Sizewell C costerà di più di qualsiasi altra fonte di energia non variabile.
Sempre secondo il Financial Times, il costo livellato dell’energia (LCOE), cioè il minimo costo a cui si dovrebbe vedere l’elettricità prodotta da Sizewell C, sarebbe di 284 euro per MWh. Questo costo sarebbe almeno tre volte tanto rispetto ad altre fonti di energia continua, come il fotovoltaico o eolico con sistemi di accumulo (poco meno di 100 euro a MWh, e in forte calo ogni mese che passa) e persino meno di una centrale a gas con sistemi di cattura della CO2 prodotta.
4. Chi paga?
Visti i costi enormi, i consumatori inglesi inizieranno a pagare già nella fase di costruzione: si stima una sterlina in più al mese per ciascuna utenza domestica. Detto così potrebbe sembrare poco, ma per le grandi aziende energivore la bolletta potrebbe salire di 200.000 sterline l’anno. Tra l’altro, se i costi dovessero salire sopra 47 miliardi di sterline (eventualità tutt’altro che impossibile), sarà il governo britannico (cioè tutti i cittadini) a saldare il conto. (Link 1 – Link 2)
5. La “replica dei nuclearisti”.
L’altro giorno è arrivata anche la replica “argomentata” dei nuclearisti, che può essere riassunta così: il bombo non potrebbe volare per le leggi della fisica, eppure vola (questa cosa è una leggenda urbana, ma lasciamo perdere) e quindi anche Sizewell C si può costruire(?). Insomma, dicono bisogna fidarsi (e pagare). Che si possa “costruire” sono d’accordo anche io: i reattori nucleari in Italia e il ponte sullo stretto si possono molto probabilmente costruire. La domanda giusta è: conviene costruirli? Conviene ai cittadini oppure conviene solo per chi fa propaganda per i politici e per lobby varie, mascherata da “divulgazione scientifica”?
A voi la risposta.
L’AUTORE
Marco Bella – Già deputato, ricercatore in Chimica Organica. Dal 2005 svolge le sue ricerche presso Sapienza Università di Roma, dal 2015 come Professore Associato.






