Un messaggio dal FAI sulla colata di cemento di Mediapolis finanziata dalla Regione Piemonte.
“Sono Ilaria Borletti Buitoni, presidente del FAI, una fondazione che da trentacinque anni si occupa di tutela e di valorizzazione del paesaggio italiano e di quei beni darte che ci vengono affidati.Su Mediapolis cè un progetto gigantesco che interessa unarea di circa 500.000 metri quadrati, larea sottostante al Castello di Masino, un progetto faraonico che prevede la costruzione, presso il Comune di Albiano d’Ivrea in Canavese, di parchi di divertimento, centri commerciali, posti per fare degli spettacoli, un outlet, una specie di città artificiale.. con un impatto ambientale enorme, contro il quale il FAI si è opposto fin dallinizio… non solo riteniamo che un bene prezioso, raro, importante come il Castello di Masino vada tutelato anche per il paesaggio intorno, ma perché un progetto di questo genere in questa zona, avrebbe grandi problemi di natura idrogeologica. Cè un rischio per le esondazioni della Dora Baltea, cè una predominanza di terreni agricoli che lascerebbero il passo a questo gigantesco progetto. Non ci pare dai dati acquisiti che ci sia necessità di aumentare la capacità commerciale di quel territorio. Un impatto violentissimo che rovinerebbe definitivamente questa valle molto bella, incorniciata dalle Alpi. Sia il FAI che Legambiente che molte associazioni come il WWF, come Italia Nostra, come lAssociazione Pro Natura si siano alleate per opporsi, sia con il ricorso del 2008 che con quello del 2009, al Tar del Piemonte e con una campagna di sensibilizzazione. Chi sono i promotori di questo progetto non è chiaro, non esiste trasparenza sui soggetti coinvolti, si rifanno tutti a delle società con sedi in Paesi in cui non vengono rilasciati dati su chi sono i reali proprietari … non cè nessuna idea di qual è la capacità finanziaria del gruppo promotore… la Regione Piemonte questo progetto lo sostiene… lappello è ai cittadini perché spingano le istituzioni a opporsi a questo progetto. Noi abbiamo due ricorsi al Tar, però credo che solo le istituzioni potranno bloccarlo, interpretando finalmente lo sviluppo come una strada possibile, non solo a svantaggio del paesaggio.”
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