Di seguito l’intervista a Jean Ziegler e Erika Jean Ziegler, a cura di Angelo Ferrari.
Jean Ziegler è stato a lungo professore di sociologia all’Università di Ginevra, professore invitato alla Sorbonne di Parigi, membro del parlamento della confederazione elvetica come deputato di Ginevra e, dal 2000, è stato nominato da Kofi Annan alle Nazioni Unite primo inviato speciale sul diritto all’alimentazione ed ora è vice presidente del comitato consultativo del Consiglio dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite.
Erica Deuber Ziegler è una storica dell’arte impegnata politicamente. E’ stata deputata al Grande Consiglio del cantone di Ginevra per 17 anni, ha insegnato storia dell’arte e dell’architettura, in una prospettiva di storia sociale e culturale, presso l’Istituto di Studi Sociali prima, alla scuola di Belle Arti poi e infine alle Università di Ginevra, Losanna e Digione. E’ attiva nella conservazione del patrimonio paesaggistico e costruito e nello sviluppo urbano e territoriale di Ginevra come membro della Commissione dei monumenti, della nature e dei luoghi.
Signor Ziegler perchè questo nuovo libro dal titolo “Il capitalismo spiegato a mia nipote, sperando che ne vedrà la fine”?
JZ: Questo libro vuole essere un’arma nelle mani di tutti per portare una critica radicale del sistema capitalista che distrugge il pianeta e l’umanità. Ha la forma di un dialogo tra nostra nipote, che è adolescente e pone le sue domande, sempre giuste, ed io che rispondo. Tutti i venerdì, dallo scorso 15 marzo, decine e oggi centinaia di migliaia di giovani, liceali, apprendisti, studenti si riuniscono in strada in un formidabile movimento che si chiama “Friday for future”, cioè “i venerdi per il futuro” e attaccano i governi di tutti i paesi dicendo “fate qualcosa!” contro questo capitalismo che, per la massimizzazione del profitto, nel minor tempo possibile e a qualsiasi costo, distrugge il pianeta e l’umanità. Il mio libro vuole essere l’arma per questi movimenti.
Voi avete scritto numerosi libri su quest’argomento e riuscite sempre a semplificare concetti di economia, sociologia e storia apparentemente complicati. Potreste spiegare qual è il problema maggiore del capitalismo e quali ne sono gli effetti?
JZ: Il capitalismo è segnato da un paradosso fondamentale perché è nello stesso tempo, da una parte, il sistema più efficace che la storia abbia conosciuto nella produzione dei beni, che ha innescato una straordinaria rivoluzione scientifica, tecnologica, elettronica, che ha potenziato enormemente le forze di produzione dell’umanità e creato ricchezze immense, e dall’altra parte, un sistema assurdo e criminale. Perchè queste immense ricchezze sono state monopolizzate da oligarchie molto ristrette e l’ordine sociale che è nato da questo formidabile sistema capitalista è un ordine sociale cannibale. Spiego meglio con degli esempi questi due termini che ho appena impiegato, la monopolizzazione e poi l’ordine sociale cannibale. Nel 2018, secondo la banca mondiale, le 500 più grandi società private hanno controllato quasi il 52,8% del prodotto lordo mondiale, cioè più della metà della ricchezza mondiale. Queste società hanno dunque un potere che mai un imperatore, un papa o un re ha avuto sul pianeta. Esse sfuggono a ogni tipo di controllo sociale, politico o sindacale, sanno fare molte cose, come ho detto, ma seguono solo il principio del massimo profitto, nel tempo più corto e ad ogni costo.
L’ordine sociale nato da questa dittatura è omicida. Ogni 5 secondi un bambino sotto i 10 anni muore di fame o di malattie legate alla fame, 2 miliardi di esseri umani, sui 7 miliardi che siamo, non hanno accesso all’acqua potabile, ogni quattro minuti qualcuno perde la vista per mancanza di vitamina A e centinaia di milioni di esseri umani soffrono, e spesso muoiono, per malattie che sono state sconfitte da molto tempo, ma poichè i pazienti non hanno il potere d’acquisto necessario per comprare i medicinali. Nel 2018 l’umanità ha perduto circa 70 milioni di persone, confondendo tutte le cause di morte, e il 18% di queste persone è morto di fame. La fame è di gran lunga la causa di morte più alta in questo momento su questo pianeta. Il rapporto annuale della FAO dice che la produzione agricola mondiale potrebbe nutrire 12 miliardi di esseri umani, noi siamo oggi 7,3 miliardi, dunque circa il doppio dell’umanità potrebbe essere nutrita se l’accesso al cibo non fosse condizionato dal potere d’acquisto ma secondo una giustizia normativa delle organizzazioni mondiali che dia accesso a tutti all’alimentazione, alla salute, alla formazione e all’ambiente. Per questa ragione il capitalismo è un ordine cannibale ed è per questo che ho scritto questo libro, per spiegare come funziona quest’ordine cannibale, com’è apparso sulla terra, come può essere distrutto e come si può costruire una società più giusta e più felice.
L’arma, contenuta in questo nuovo libro, che voi volete donare ai movimenti ecologisti, economici e sociali è la trasmissione delle strategie …
JZ: … che permettono di attaccare quest’ordine cannibale. Karl Marx ha scritto che “un rivoluzionario deve sentire crescere l’erba”. Gli stati nazionali sono sopraffatti dall’oligarchia del capitale finanziario internazionale. Un esempio: miniere di coltan, uno dei materiali più ricercati al mondo, utilizzato in molti campi (carene d’aerei, telefoni portatili, computers…). Esso si trova sotto rocce molto friabili, i pozzi e le gallerie di accesso sono talmente stretti che solo bambini di 10, 12 anni possono entrarci. La miseria di questi bambini controllati da miliziani, abusati sessualmente e condannati a essere schiacciati in questi tunnel che sprofondano, è una delle peggiori situazioni che si conoscano nell’industria mineraria. L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha promulgato una legge, due mesi prima della fine del suo mandato, per vietare l’acquisto del coltan prodotto in condizioni disumane. Ovviamente i gruppi minerari hanno fatto resistenza, hanno mobilizzato i loro deputati criticando questa “limitazione del mercato”, eccetera. Due mesi dopo Donald Trump ha annullato quella legge appena si è impadronito del potere. Questo significa che anche la potenza democratica ed economica più forte del mondo è sottomessa agli ordini delle multinazionali minerarie.
Riguardo agli Stati Uniti d’America mi permetto di collegare il discorso con quello che voi avete rivelato a proposito del Fondo Monetario Internazionale (FMI), dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) e dell’estrema potenza dell’impero dell’America del nord. E’ in effetti interessante capire quali sono i meccanismi messi in opera dal capitalismo neoliberale per sfruttare i paesi sottosviluppati.
JZ: Le FMI e la Banca Mondiale sono nate a Bretton Wood (USA) nel 1944 in vista della ricostruzione dell’economia mondiale dopo la seconda guerra mondiale. Queste due organizzazioni, che avevano per obiettivo di trovare i capitali d’investimento necessari alla ricostruzione dell’economia, di regolare i flussi monetari, ecc., sono state, da subito, captate dall’oligarchia del capitalismo multinazionale, che all’epoca era agli inizi. Gli oligarchi sono cresciuti enormemente anche grazie all’azione della FMI e della Banca Mondiale, hanno utilizzato queste istituzioni per i loro obiettivi, trasformandole in organizzazioni mercenarie al servizio dell’accumulazione capitalista. Come? Per esempio con il debito. Il debito sovrano dei 122 paesi più poveri del mondo (senza i BRICS_ Brasile, Russia, India, Cina, Africa del sud), al 31 dicembre 2018, era di 2100 miliardi di dollari e molti paesi sono completamente schiacciati dal debito. Per esempio tutto il cotone che il Mali esporta va direttamente a pagare il debito e il governo del Mali non ha la benché minima risorsa da investire nell’agricoltura a causa di questi obblighi schiaccianti. Per questa ragione un ettaro di cereali in Mali rende tra 5 e 7 quintali, in Europa 10 tonnellate, perché l’agricoltore europeo ha gli aiuti infrastrutturali dello stato mentre in Mali lo stato sovra-indebitato non ha soldi per l’irrigazione, il credito agricolo, i trasporti, la formazione e la trazione, i soli strumenti di lavoro in Africa sono la zappa e il macete. Solo il 3,8% delle terre arabili d’Africa è irrigato artificialmente, il resto è agricoltura di pioggia, come 5000 anni fa. L’indebitamento impedisce la produttività e lo sviluppo, la conseguenza è la fame, la sotto-alimentazione, le malattie, le epidemie …
Erica Deuber Ziegler: e le migrazioni….
Giustamente a questo proposito voi proponete di riconoscere la protezione delle Nazioni Unite per i rifugiati della fame.
JZ: Sì, oggi il diritto d’asilo è garantito solo per chi è perseguitato per ragioni politiche, etniche o religiose. Ma è limitativo perché non c’è differenza per un essere umano se è minacciato da una mitragliatrice o dalla fame, il pericolo è lo stesso e la sua volontà di fuggire a questo pericolo, attraversando le frontiere per domandare asilo, ha la stessa origine. Ma se aprivo le negoziazioni si rischiava di perdere tutti i diritti di asilo a causa dell’ostilità attuale verso i rifugiati.
L’impressione è che non solo gli stati nazionali non riescono più a proteggere socialmente i cittadini, ma anche le grandi organizzazioni internazionali si stanno indebolendo sempre più.
JZ: Completamente, le Nazioni Unite sono paralizzate! Ci sono oggi guerre in Siria, in Darfur, in Mali, in Sudan, nello Yemen e non c’è alcun casco blu in queste zone, alcun corridoio umanitario, alcun divieto di bombardare quartieri residenziali. In effetti gli oligarchi del capitale finanziario globale si sono imposti sugli stati più potenti e più democratici del mondo e minacciano la democrazia. Ci sono cittadini che pensano che non serva a nulla votare perché qualsiasi cosa votano non è il loro presidente che decide ma sono dei fondi d’investimento o le società trans-continentali che comandano. Il dramma maggiore è che hanno imposto la teoria del neoliberalismo e l’hanno legittimata davanti alla coscienza collettiva. Questo fenomeno, che Pierre Boudriau chiamava “il nuovo oscurantismo”, dice che c’è una sola forza regolatrice sul pianeta ed è la mano invisibile del mercato, le forze del mercato non obbediscono più alla volontà degli uomini ma a delle leggi della natura e tutto quello che l’uomo può fare è adattarsi, scomparire come soggetto autonomo della storia per diventare un esecutore. Il risultato è una formidabile alienazione della coscienza collettiva, la coscienza d’identità che è propria dell’essere umano, che ci fa sprofondare se vediamo un bambino che soffre _ Immanuel Kant ha scritto “l’inumanità inflitta ad un altro distrugge l’umanità che è in me” _ e che normalmente condurrebbe a delle relazioni di reciprocità, bene, questa coscienza dell’identità è stato completamente murato dall’oscurantismo neoliberale.
Potrebbe spiegare questo tipo di oscurantismo con un esempio?
JZ: Certamente, vi citerò un aneddoto dal mio ultimo libro. Nel 2000 una folla immensa di persone manifestava per dei mesi contro la delocalizzazione delle loro fabbriche per tutte le strade della Ruhr, il cuore industriale della Germania. Le fabbriche rendevano bene ma i capitalisti, per avere dei margini di profitto maggiori, avevano deciso di spostarle dove la mano d’opera era meno cara. Il cancelliere tedesco dell’epoca era Gerhard Schröder, un socialista che, con una coalizione social-democratica, disponeva di una solida maggioranza in parlamento. Schröder avrebbe potuto approvare una legge per vietare la chiusura delle fabbriche redditizie, ma non l’ha fatto perché ha detto, testualmente: “Nessuno può nulla contro le forze del mercato. Gli industriali della Ruhr obbediscono alle leggi del mercato mondiale, personalmente sono dispiaciuto della loro decisione, ma sarebbe un’assurdità pericolosa opporsi al mercato”. Evidentemente il problema non era il rapporto di forza tra capitalisti e governo, ma piuttosto la sottomissione volontaria del cancelliere all’oscurantismo neoliberale.
Erica Deuber Ziegler: E’ stato Pierre Bourdieu a dire che l’oscurantismo neoliberale, la naturalizzazione delle leggi del mercato è un virus simile all’aids che distrugge l’immunità e poi uccide. Ma io vedo che delle forze immunitarie si stanno alzando, nella gioventù, nei gilet jaunes, negli agricoltori. Ma allo stesso tempo le condizioni create dal mercato mondiale attraverso il mondo, in particolare la grave questione dei rifugiati, fanno nascere delle barriere a questi movimenti che sono estremamente pericolose.
Signora Deuber Ziegler secondo lei i governi locali possono limitare lo sfruttamento mercantile dello spazio pubblico in favore di uno spazio di prossimità dedicato alla coesione sociale?
EDZ: Purtroppo abbiamo perso uno spazio pubblico fondamentale, quello dell’informazione. La stampa, che è stata a lungo un contropotere, è oggi nelle mani di pochi grandi gruppi internazionali. Anche le strade e le piazze sono diventate una fonte di reddito, hanno un valore di mercato come gli immobili. Ma anche se non c’è una domanda da parte dei cittadini i sindaci dovrebbero opporsi alle forze del mercato per conservare la proprietà della cosa pubblica. Gli strumenti per opporsi al mercato sono le regole, le leggi, gli inventari ed i movimenti locali militanti che bisogna favorire perché segnalano i pericoli più prossimi. L’esproprio mercenario delle terre e dello spazio pubblico, il riscaldamento climatico, l’obsolescenza programmata … Sono tutti dei problemi planetari, ma che si risolvono localmente.
JZ: Rousseau si arrabbia non tanto con quelli che hanno recintato un pezzo di terra dichiarando “questo è mio”, ma piuttosto con quelli che gli hanno creduto, invece che distruggere la recinzione, perché quelli hanno dimenticato che “i frutti sono di tutti e la terra non è di nessuno”.
Intervista a cura di Angelo Ferrari, architetto e urbanista