Il suicidio rimane un dogma, si preferisce non parlarne e non menzionarlo. Ma è un male moderno di cui si capisce ancora poco le cause.
I sociologi studiano da tempo questo fenomeno. Già Durkheim nel 1897 studia il fenomeno con scoperte tutt’ora sconvolgenti. Perché pur sembrando un atto soggettivo, dovuto a situazioni personali, Durkheim scopre che ci sono dei fattori sociali che esercitano un’influenza potentissima. Per lui il primo fattore è l’anomia, che in questo caso identificano la rottura degli equilibri della società e lo sconvolgimento dei suoi valori.
Sicuramente ci può essere una predisposizione psicologica, ma per Durkheim la causa del suicidio non è psicologica, bensì sociale.
Perché? Perché grazie a metodi statistici, individua, per esempio, correlazioni tra quartieri e suicidi. Arriva così a prevedere il range di suicidi che potranno avvenire negli anni seguenti.
Tutt’oggi alcuni Paesi hanno più suicidi che altri. Per esempio il Guyana ha la media più alta con 44 suicidi ogni 100.000 persone. Poi c’è la Corea del Sud con 29,1 suicidio ogni 100.000. Al terzo posto abbiamo lo Sri Lanka con 28,8 su 100.000.
Il Paese di cui però ignoriamo le statistiche è la Groenlandia, soprattutto in rapporto alla esigua popolazione. Il Paese ha circa 100 suicidi ogni 100.000 persone. Impressionante.
Ma cosa si può fare? La tecnologia sembra poterci dare una mano. Un team di ricercatori americani è stato in grado di identificare i soggetti con idee suicide con una precisione del 90%, utilizzando una combinazione di neuro imaging cerebrale e algoritmi di intelligenza artificiale.
Questo nuovo sistema, decisamente high-tech, può prevenire potenzialmente il suicidio. Il sistema è in grado di segnalare i pazienti con pensieri suicidi essenzialmente leggendo la loro mente.
Potrebbe sembrare fantascientifico, ma è una descrizione tecnicamente accurata della nuova tecnica. Il sistema rileva e analizza l’attività cerebrale quando al soggetto viene chiesto di considerare parole chiave e concetti specifici relativi al suicidio, come “morte” o “crudeltà”.
Quando i dati dell’attività cerebrale vengono elaborati dal sistema, l’attività elettrica si presenta come una mappa del cervello, con sentimenti e pensieri più intensi che generano modelli di colore specifici in aree particolari.
È qui entra in gioco il machine learning.
Utilizzando algoritmi specificamente codificati, il sistema AI è in grado di rilevare impulsi e modelli significativi associati a pensieri suicidi. In una serie di esperimenti con questa tecnica, il sistema è stato in grado di identificare con precisione gli individui suicidi con un’accuratezza superiore al 90%.
La nuova tecnica potrebbe avere un valore pratico per i medici che sono preoccupati per i pazienti potenzialmente suicidi. Ora si sta lavorando per determinare se le idee suicide possano essere identificate usando un elettroencefalogramma, che è una tecnologia molto meno costosa e più ampiamente disponibile.
Sicuramente questo sistema può essere d’aiuto ma non va a toccare le cause del problema. Se, come la scienza ci dice, il problema è sociale, vuol dire che questo mondo ci piace sempre meno. Anche questo prima o poi dovremmo considerarlo.