Nella foto un’immagine simulata che rappresenta la contaminazione proiettata dalle scie satellitari in uno dei futuri telescopi spaziali. Le strisce di luce riflesse dai satelliti artificiali per le telecomunicazioni mettono in ombra l’immagine altrimenti incontaminata di due galassie che interagiscono sullo sfondo. Immagine: NASA / Borlaff, Marcum, Howell (Nature, 2025)
Negli ultimi anni la crescita senza precedenti del numero di satelliti in orbita terrestre sta trasformando in modo profondo il nostro rapporto con il cielo. Satelliti dedicati alle connessioni Internet ad alta velocità, migliaia di dispositivi utilizzati per telecomunicazioni, navigazione, osservazione della Terra e ricerca, tutti con superfici riflettenti che possono disturbare le osservazioni astronomiche. Quando la luce del Sole colpisce questi oggetti nell’orbita terrestre bassa, le loro superfici producono scie luminose che attraversano le fotografie dei telescopi, lasciando strisce brillanti che rendono i dati inutilizzabili. È un fenomeno ormai ben documentato dalla comunità scientifica che studia l’impatto di questa crescente presenza artificiale nel cielo.
Un recente studio condotto da ricercatori della NASA e pubblicato su Nature mostra come anche i telescopi spaziali, posti al di sopra dell’atmosfera per ottenere immagini più limpide del cosmo, inizino a essere compromessi dal passaggio di questi oggetti orbitanti. Secondo le simulazioni, circa un terzo delle immagini prodotte dal telescopio spaziale Hubble risulta contaminato, e per alcuni strumenti di nuova generazione la percentuale potrebbe arrivare a toccare il 96% delle osservazioni, con conseguenze drammatiche per la qualità dei dati raccolti.
La situazione è particolarmente grave perché il numero di satelliti commerciali in orbita sta crescendo a ritmi mai visti nella storia dell’esplorazione spaziale. Dall’inizio dell’era spaziale fino al 2017 l’umanità aveva lanciato circa 8.000 satelliti. Oggi i progetti delle grandi aziende del settore tecnologico puntano a numeri decine di volte superiori. Le megacostellazioni progettate da colossi come SpaceX e Amazon prevedono infatti il dispiegamento di decine di migliaia di satelliti per ciascuna rete, con una proiezione che farebbe salire il totale a circa 560.000 satelliti in orbita terrestre nei prossimi anni secondo le valutazioni degli scienziati coinvolti nello studio .
L’astronomia spaziale, che rappresenta la nostra finestra più limpida sull’universo, rischia così un danno strutturale. Immagini rese inutilizzabili dalle tracce luminose significherebbero una perdita enorme per la ricerca sulla nascita delle stelle, la formazione delle galassie, la materia oscura e la caccia a quegli asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra che possono essere individuati solo grazie a osservazioni estremamente precise. Tutto questo per inseguire un modello economico in cui l’accesso globale a Internet viene prima della possibilità di esplorare e comprendere gli spazi infiniti del cosmo.
Gli autori dello studio ricordano che esistono misure per ridurre in parte l’impatto, come modificare materiali e orbite dei satelliti, ma nessun correttivo sarà sufficiente se continueranno a crescere di numero in modo incontrollato.
Come conciliare dunque progresso tecnologico e tutela della conoscenza umana? Se non verrà affrontato rapidamente, l’inquinamento luminoso spaziale potrebbe trasformarsi in un freno irrimediabile alla nostra capacità di osservare ciò che sta oltre il cielo.





