“Caro Beppe,
nei Paesi seri quando un politico mente e viene scoperto, chiede scusa e se ne va. Quando emergono affari e rapporti impropri, chiedono scusa e se ne vanno a casa. Ciò avviene anche quando i fatti non costituiscono reato, ma semplicemente indecenti. I responsabili dei partiti responsabili si fanno da parte. Da noi invece restano ed hanno anche la faccia di dirsi fieri delle loro indecenze. Il caso Genova è eclatante. Nel 2007 denunciammo il conflitto di interessi della sindaco Marta Vincenzi. Lo facemmo nel dettaglio pubblicamente e nelle opportune sedi. Indicammo con chiarezza che, nel 1999, mentre la Vincenzi, quale Presidente della Provincia di Genova, vendeva sottocosto le azioni della Milano-Serravalle a Gavio, le società dì Gavio davano cospicui incarichi alla società del consorte della Vincenzi, Bruno Marchese. Davanti alla menzogna la spuntarono e basta ricordare che Bruno Marchese dichiarava: Mai lavorato per Gavio o la Vincenzi che negava affari e interessi delle società di Gavio con Genova, dimenticando la Metropolitana ed il Terzo Valico (per il cui progetto tanto sponsorizzato aveva proprio lavorato la società del consorte). Adesso abbiamo pubblicato integralmente le carte che dimostrano quei rapporti d’affari tra alcune delle società di Gavio (guidate allora da uomini dell’ex Pci e delle cooperative rosse) e la società del marito e della figlia della Vincenzi, la IGM. La questione è ripresa da Il Fatto e Il Secolo XIX. Bruno Marchese per dire che va tutto bene smentisce se stesso e dichiara che era naturale che con la sua società lavorasse per il gruppo d Gavio. La Vincenzi si dichiara fiera di quel che ha fatto. In altre parole tra menzogne e mistificazioni la tesi loro è non c’è alcun conflitto di interessi se lei fa fare un affare a Gavio e subito dopo Gavio fa fare un affare a suo marito. Il Pd tace, tutto il centrosinistra tace… come il centrodestra… Nessuno osa affrontare l’argomento… Ecco perché non siamo un Paese serio ed ecco perché il Partito trasversale degli affari continua a devastare l’economia, le risorse pubbliche, il territorio e lo sviluppo. Lo fanno perché anche davanti ai fatti, inconfutabili, non si osa pretendere la decenza! Siamo un Paese dove anche chi si dice “indignato” è tanto attento ad eventuali responsabilità “penali”, in attesa delle manette, ma resta incapace di valutare quella “responsabilità politica” che non va in prescrizione ed è competenza di ogni cittadino!
La Casa della Legalità – Onlus
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