Oggi, Giornata Mondiale dell’Acqua, vogliamo celebrare la nostra prima stella con questo scritto incantevole di Dario Fo, tratto dal libro “L’Acqua è di tutti” di Maurizio Montalto, curatore della versione italiana del “Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2024: l’acqua per la prosperità e la pace”, uscito oggi e scaricabile a questo link.
Quando Iddio creò l’universo mondo fece tutto in sette giorni, o forse meno, per cui alla fine era piuttosto stanco e incappò in qualche distrazione. Per esempio creò l’uomo di fretta e furia ma si scordò della donna. Per di più aveva finito la creta da modellare e risolse col togliere una costola ad Adamo per farci nascere Eva. Creò animali che erano impresentabili, come il mammut e il cammello. L’uno lo eliminò coi grandi freddi, l’altro lo sistemò nel deserto perché in pochi lo potessero vedere. Inventò pesci col muso a martello, gli scappò di fabbricare tafani che martirizzavano i cavalli, per cui dovette risolvere col far crescere sulla cresta del collo una criniera da sventolare e una fluente coda da sbattere a mo’ di ammazzamosche.
Ma l’errore, anzi, la distrazione maggiore fu quella dell’acqua. Si, pare proprio che il Padreterno si fosse dimenticato dell’acqua. Non sto parlando dell’acqua del mare, che di quella ce n’era a volontà … ma quella, salata come si trovava, era imbevibile sia per gli uomini che per le altre creature di terra e volatili. Io sto parlando dell’acqua di fonte, che gonfia fiumi e laghi. Capì subito che quella mancanza si stava risolvendo in un dramma. Scoprì che agli animali mancava qualcosa di essenziale, ma frastornato come si trovava non ne individuò subito la ragione. Cavalli, vacche, topi e faine morivano a branchi, tanto che, fortemente preoccupato, si arrampicò su una montagna altissima per poter osservare il problema dall’alto.
Si pose sopra una possente roccia e guardò giù l’immenso. In tanta quiete si addormentò, ma presto venne svegliato da una goccia che lo aveva colpito in piena fronte. Guardò in alto e una seconda goccia lo colpì sulla bocca. Fu costretto ad assaggiarla. Era fresca e delicata di sapore, purissima. “Acqua di roccia!” esclamò. Da dove viene? L’ho creata io e non me ne sono reso conto”.
Vicino a lui si era portato un capriolo che si pose sotto il picchiettare delle gocce d’acqua e spalancando le labbra ne beveva a volontà.
“Ecco!” sentenziò. “È di questa acqua trasparente e chiara che abbisognano tutte le creature per vivere!” E così dicendo spalancò le braccia al cielo e quello, che terso che era si riempì di nubi che correvano roteando per l’aria come impazzite. A ‘sto punto levò con un gesto possente la mano lassù, verso l’arco celeste dal quale cominciarono a scoccare fulmini seguiti da terribili boati.
E piovve: prima lentamente, poi fu una tempesta da diluvio… Tutta la terra si inondò. Alberi, quei pochi che nella siccità erano riusciti a prendere vita, furono sradicati dalla furia dei fiumi. “Beh!” commentò il Creatore “con quest’acqua ne nasceranno foreste!”
Anche molti animali nell’allagamento annegarono. Ma che importa… Del resto ogni innovazione vuole le sue vittime. Tornò la quiete. La natura apparve rigogliosa, gli animali sguazzavano felici nell’acqua dei laghi e di ogni corso d’acqua, anche nelle paludi… Peccato ci fossero i coccodrilli e i caimani in quantità. “Ma si sa, vivere nel pericolo tempra il carattere e lo spirito.” Disse il padre Santo, e subito scattò con un balzo evitando le fauci di un alligatore che pretendeva di pasteggiare con un Dio.
Eva e Adamo erano felici, nel Tigri e nell’Eufrate si bagnavano a ogni occasione. E ci facevano spesso l’amore. Nacquero loro molti figli che appena partoriti venivano immersi nell’acqua perché fossero purificati.
A questo punto il Creatore disse: “Ora l’universo credo sia completato. Quest’acqua che vi dono come ultimo bene, ricordatelo, è la cosa più sacra che avrete a disposizione. Bevetene quanta ve ne pare, ma badate che sia netta, purgata da ogni impurità. Essa, tenetevi bene in mente, è un bene di tutti. Guai a chi scavando un pozzo dice: “questa è mia, guai a chi se ne serve”. Egli sarà maledetto, e maledetto anche colui che nella carestia vende acqua agli assetati. Guai a chi ne raccoglie non a vantaggio comune ma in attesa che ne venga a mancare così da farne mercato. I primi a doverne godere sono i bimbi e con loro i vecchi.
Benedetto sia colui che regola il corso dei fiumi, pone dighe per rallentarne il flusso e rende navigabile ogni corso d’acqua. Costui sarà chiamato il Maestro delle acque … Beato chi scopre una fonte e la mette a disposizione di ognuno. Beato colui che pone regole perché quest’acqua venga sempre mondata e il letto dei fiumi reso profondo e regolato in modo che non ci siano mai secche e pesci che boccheggiano nel fiume ridotto a un pantano”.
Quindi concluse: “verrà un giorno un giovane dal deserto dove è stato a lungo, meditando. Le labbra avrà ferite dalla sete e la pelle coperta da fango per proteggersi dal sole. Offritegli subito dell’acqua: egli con quella stessa acqua vi benedirà e vi indicherà la giusta via. Chi lo segue dovrà superare molti fiumi e attraversare laghi e mari e spogliarsi spesso per vantaggio di chi non possiede alcuna cosa. Ma ricordate che il dono maggiore che potrete fare ai disperati sarà sempre quello di procurare loro acqua fresca e chiara.”
DARIO FO