A Milano sta succedendo di tutto. L’ho letto sui manifesti elettorali. C’è un tizio che spiega che “Il vento cambia davvero“, e che forse non pioverà più durante i fine settimana. Una controfigura di Stan Laurel conforta gli anziani, parla agli alberi e crea posti di lavoro con l’Expo infiltrato dalla ‘Ndrangheta. Uno sostiene di essere “La Primavera di Milano” (prima di lui solo il Botticelli). Un altro ti aggredisce con “Io amo Milano e tu?” che fa rima con i vadavialcù di risposta dei milanesi. In un manifesto c’è la scritta, in sé misteriosa, “USA Internet“, voteremo per un indirizzo di posta elettronica? Immancabile il giovanotto che si presenta come “Uno di noi“, ma che nessuno ha mai visto prima, ma chi ti conosce? Un pensionato in maniche di camicia è onnipresente nelle metropolitane e ti invita ad andare “Oltre“, chi lo vede pensa al trapasso e si tocca i coglioni (attraverso le tasche per non farsi notare). Una signora ti chiede “Il coraggio di cambiare“, cosa non è chiaro, ma per votarla ci vuole effettivamente molto coraggio. Immancabili e impermeabili al senso del ridicolo i messaggi “La rivoluzione inizia a Milano“, “Vieni in lista!” (non hanno trovato ancora nessuno), “Anche a Milano fai vincere il governo del fare” (belìn, che facce da culo), “Lo sport migliora la vita” (questa me la segno), “E’ la nostra città. Quella che cambia.“, e “W Milano” di un architetto (sobria e che soprattutto non fa capire un cazzo del programma).
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