“È evidente dagli appunti di Leonardo che egli considerava la città una sorta di organismo vivente in cui le persone, i beni materiali, il cibo, l’acqua e i rifiuti dovevano muoversi e fluire con facilità perché la città rimanesse in salute.” Fritjof Capra, La scienza universale. Arte e natura nel genio di Leonardo
di Gunter Pauli – La maggior parte di noi passa il proprio tempo soprattutto in luoghi chiusi: dormiamo circa otto ore e ne passiamo altre otto in ufficio o a scuola; per il resto ci spostiamo da e verso il luogo di lavoro, sbrighiamo le faccende di casa o ci svaghiamo. Gli edifici in cui passiamo almeno due terzi delle nostre vite dovrebbero giustamente essere progettati per garantirci salute e sicurezza. La sorpresa è che la chiave di un ambiente sano è il pH. L’oceano, culla della vita sulla Terra, ha un pH pari a 8,2: gli ecosistemi e la loro forza generatrice prosperano negli ambienti alcalini. Ma buona parte degli ambienti in cui viviamo, sia al chiuso sia all’aperto, hanno raggiunto livelli di acidità elevati.
L’uso eccessivo di carburanti fossili e l’enorme volume di anidride carbonica che pompiamo nell’atmosfera ogni giorno rendono l’aria davvero acida. Chi vive in aree rurali o vicino alla costa può sentirne di meno gli effetti, ma nei paesi industrializzati e nelle città di tutto il mondo non ci sono vie di scampo: in megalopoli come New York, Los Angeles, Londra, Parigi, San Paolo, Nuova Delhi e Johannesburg il pH atmosferico è pari a poco più di quattro.
Pensiamo allo straordinario funzionamento del nostro apparato digestivo: il cibo che ingeriamo arriva allo stomaco dove, in fretta e senza alcun pericolo, l’ambiente altamente acido riduce cereali, verdura, carne e ogni altra materia commestibile negli elementi di base che li compongono. L’intestino tenue, dove le sostanze nutritive vengono assorbite e messe a disposizione del sangue che le trasporta agli organi e ai tessuti, è anche una parte importante del nostro sistema immunitario. Per funzionare al meglio, ha bisogno di mantenere un pH alcalino.
Allo stesso modo, dovrebbe essere alcalina anche l’aria nelle nostre camere da letto, visto che sono il luogo dove il nostro corpo si rigenera grazie al sonno. Dovremmo iniziare a creare un ambiente che faciliti la vita e la salute a partire dalle nostre case, applicando quel che sappiamo dei flussi d’aria e di materia.
Se controllate il pH dell’aria nelle vostre case, vi accorgerete subito che nelle aree urbane è acido; di solito la situazione non migliora passando all’ambiente esterno, anzi sfortunatamente peggiora. La qualità dell’aria negli ambienti chiusi è peggiorata dalle emissioni inquinanti di quasi tutto ciò che vi troviamo all’interno, anche se abbiamo il privilegio di abitare sulla spiaggia o in cima a una spettacolare montagna. Il risultato complessivo è pessimo. La cosa peggiore è che inspiriamo aria acida anche tutta la notte durante il sonno.
Quando la blue economy si affermerà l’aria diventerà meno inquinata e meno acida; nel frattempo, possiamo progettare e costruire case e uffici in modo tale da rendere i loro ambienti interni più alcalini in modo naturale.
Architetti e medici sono le due categorie che potrebbero essere coinvolte di più. Ma, a causa della rigida separazione dei saperi, tendono a pensare che la questione dell’acidità e alcalinità sia riservata ai chimici. Persino i più moderni architetti ambientalisti, quelli che possono aver costruito un edificio meritevole della certificazione Leed Platinum, spesso non sanno quanto sia importante mantenere un certo pH. La fisica e la matematica rappresentano una parte importante della formazione di un architetto, ma le scienze della vita sono spesso trascurate: è un peccato, visto che le strutture basate su solidi principi matematici e sulla biologia sono fondamentali per la salute e il benessere sulla Terra.
Quando un architetto riceve le richieste per un nuovo edificio, sono il volume e la superficie dell’area a determinarne le dimensioni e la funzione; per esempio il numero delle camere da letto, l’integrazione di cucina e sala da pranzo, la possibilità di aggiungere una veranda o l’unione di un ufficio open space con un angolo cucina. Alcuni architetti prendono in considerazione l’esposizione al sole e suggeriscono finestre orientate a sud nell’emisfero boreale (e a nord in quello australe): è un accorgimento piuttosto semplice che non richiede né creatività né conoscenze scientifiche approfondite né ispirazione tratta dagli ecosistemi. Gli edifici non possono essere visti come semplici strutture statiche che devono soddisfare determinate esigenze funzionali e sottostare ai piani regolatori locali. Gli edifici costruiti con risorse rinnovabili e pensati per risparmiare energia sono solo il primo passo di una riprogettazione.
Ci sono sette flussi importanti che dovrebbero essere integrati in ogni progetto: aria, luce, acqua, energia, suono, materia e persone.
Ciascuno di questi flussi influenza l’equilibrio dinamico che crea le condizioni vitali in cui ognuno di noi può sopravvivere e stare bene, e ha come principio motore il miglioramento della vita. La sopravvivenza e la salute devono sempre avere la massima priorità, soprattutto considerato il fatto che passiamo così tanto tempo in ambienti chiusi: la composizione e funzionalità delle nostre case è determinante per la nostra salute, il nostro benessere e il nostro riposo.
L’aria contiene una certa quantità di materia, come la polvere, ma per flusso di materia intendiamo il cibo che mangiamo e i nostri rifiuti. L’acqua comprende sia quella che beviamo sia quella che usiamo per lavare e lavarci. Ci sono studi che riguardano il flusso di ogni bene che contribuisce alla funzionalità e all’efficienza dell’ambiente che ci circonda: sono tutte componenti molto importanti del nostro stile di vita, che hanno un impatto sul nostro livello di comfort. Eppure sembriamo progettare le nostre case senza prendere in considerazione tali flussi. La polvere che si accumula può farci ammalare. Le biomasse lasciate a marcire sono un pericolo per la salute, oltre che uno spreco. L’acqua nelle fognature scarica i rifiuti in serbatoi dove vengono trattati con additivi chimici che attaccano i batteri che si sono accumulati. L’immondizia, generata da questa società dei consumi ossessionata dagli imballaggi, trabocca dalle immense discariche posizionate lontano dalla nostra vista e dai nostri pensieri. Tutti questi sono veri e propri vicoli ciechi. I flussi implicano una continuità di movimento senza ostacoli, e se li valorizzassimo invece di bloccarli, nelle nostre case, potremmo sfruttare un’ampia gamma di innovazioni che renderebbero le nostre condizioni di vita più confortevoli e sane, riducendo i costi e risparmiando energia.
Un sistema naturale è sempre progettato in funzione dei flussi.
Non c’è nulla che si evolva in modo statico: tutto interagisce con ciò che ha attorno. Studiando a fondo questo principio fondamentale scopriremo le connessioni esistenti tra i fenomeni e gli obiettivi più disparati; a sua volta questo ci porterà a un complesso di soluzioni che i sistemi naturali hanno adottato e perfezionato in milioni di anni di evoluzione. La sfida diventa così trovare il modo di intrecciare una serie di parametri in modo da riuscire a progettare rispettando tali flussi. In poche parole, dobbiamo riuscire a copiare gli ecosistemi che sfruttano la fisica e le materie prime che hanno a disposizione per soddisfare le esigenze fondamentali e promuovere l’efficienza e la diversità. Se ci poniamo questi obiettivi, e se gli architetti e i progettisti d’interni metteranno la salute e il benessere al primo posto, sarà possibile (in modo piuttosto semplice, a dire il vero) raggiungere un equilibrio migliore e dei flussi più liberi.
Per cominciare, dobbiamo capire come progettare spazi fisici che siano piacevoli in termini estetici e che mantengano un pH adeguato al loro interno, permettendo ai sette flussi di interagire. Se riusciamo a creare un modello che tenga in considerazione questi flussi, raggiungeremo un livello di benessere mai provato prima. La struttura risultante sarebbe in armonia con l’ambiente e sostenibile senza né grande sforzo né maggiore spesa. Edifici del genere sarebbero più che “verdi”: andrebbero ben oltre il risparmio energetico che si può ottenere da un giardino pensile sul tetto o dall’utilizzo di legname certificato. La loro priorità sarebbe contribuire alla salute e all’autosufficienza grazie a risorse e fonti energetiche disponibili a livello locale; si adeguerebbero a un equilibrio salutare e dinamico tra l’umanità e gli ecosistemi, dai quali dipendiamo per la “fornitura” gratuita di aria e acqua. Spazi così progettati migliorerebbero la vita. (Continua…)