Il G20 dell’emergenza clima, salute, economia, ambiente, ha preso universalmente atto del cambio di paradigma in corso, formulando risposte, di cui vedremo gli effetti, e segnalando un punto di svolta nel segno del re-shaping the future e della transizione,
Verso quali obiettivi allora questa transizione è diretta? Quale società sta nascendo da questo processo? Come costruire una Società Digitale più giusta e inclusiva?
Questo è il tema della XXI Infopoverty World Conference, che si terrà, come ormai è ventennale tradizione, al Palazzo di Vetro dell’ONU a New York, il 3 dicembre 2021 in formato virtuale, in diretta sulla UN Webcast TV.
Fondata sull’importante missione della lotta alla povertà attraverso le tecnologie digitali, la Infopoverty World Conference nasce nel 2001 all’ONU in concomitanza con il lancio degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Su impulso di OCCAM, UNGAID, e Parlamento Europeo, ha visto il contributo di oltre 2000 esperti, rappresentanti di governi e di organizzazioni internazionali, Università, e ONG. Inoltre, ha varato negli anni di lavoro Best Practices in telemedicina, e-learning, e-agricolture, food security, realizzate in decine di Villaggi africani e comunità del terzo mondo.
Ora il processo di rivoluzione digitale è al suo apogeo, accelerato dalla pandemia, e sta realizzando la propria Entelechia, raggiungendo pertanto il più alto livello di autorealizzazione. La transizione dal mondo reale a quello virtuale ha enfatizzato quanto le reti e i nuovi linguaggi popolino il Mondo Digitale, connettendo tra loro individui ad ogni livello, annullando così la dimensione spazio-tempo.
Un nuovo habitat digitale, ancora poco conosciuto, popolato da servizi e insidie, sta prevalendo su quello fisico con una omologia asimmetrica, i cui paradigmi, avviati dalle grandi compagnie che lo hanno reso possibile, sono ancora da decifrare ispirati da interessi privati piuttosto che collettivi. Un territorio che vive ancora il suo medioevo di parcellizzazioni proprietarie, con feudi e pedaggi, insicuro e oscuro, che andrà civilizzato sulla base della tutela dei diritti umani fondamentali, come ben affermato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite – “Forgiare una società nuova, universalmente giusta, inclusiva e sostenibile”
Questa transizione passa per una serie di emergenze che la Conferenza mette al centro della discussione, attivando possibili soluzioni.
Il Covid ha messo in luce le fragilità dei sistemi sanitari, a volte del tutto inesistenti, al punto da spronare la ricerca scientifica per soluzioni urgenti, e – si spera- all’avvio della telemedicina, che non è teleconsulto, ma sofisticata infrastruttura territoriale.
L’emergenza clima, che richiede un radicale mutamento delle fonti energetiche -alla base della rivoluzione industriale- impone una concertazione globale di pari portata per una società carbon free, per sostenere non solo la ricerca di fonti pulite equivalenti, ma anche per minimizzare i consumi, andando di pari passi con il tema della sostenibilità, per dar vita ad esempio a gamme di oggetti energeticamente autosufficienti, o a micromotori ad alta efficienza creando una nuova generazione di macchinari e elettrodomestici alimentati a bassa frequenza, non più cioè con corrente alternata 220v, ma con la continua 12v fornita dai pannelli solari, generando così una grande spinta di lavoro e valorizzando la circolarità dei processi produttivi e riciclativi.
Analogamente, in campi quali quello monetario, la cui smaterializzazione può diventare energia del fare e non dell’accumulo, per avviare un benessere generalizzato, aprendo le vaste praterie del lavoro digitale per la salvaguardia del pianeta, in simbiosi, non solo interstiziale, con il rilancio industriale, accelerato da IOT, robotica e intelligenza artificiale, ammesso che il sistema finanziario sappia gestire l’attuale gap tra PIL mondiale, e il valore dei derivati in circolazione, che supera , secondo i dati BRI (Banca Regolamenti Internazionali), la strabiliante cifra di 2,2 milioni di miliardi di euro, vale a dire 33 volte il PIL mondiale, donde l’urgenza, vista anche la valanga crescente di criptovalute, di un nuovo e più solido assetto delle basi stesse del sistema vigente.
Al centro del dibattito saranno anche i modelli di Smart Cities e Smart Villages dove la città viva ritmi meno caotici, nel traffico e servizi, possa eliminare gli slums (baraccopoli), valorizzando la campagna in una sinergia di consumi e produzione di prossimità, di lavoro a distanza condiviso, di servizi remoti ma immediati, quali ormai acquisiti come l’e-commerce o l’e-learning – da non confondere con il DAD – che permette di attivare processi di share-knowledge e problem-solving generalizzati, arricchendo i giovani delle competenze necessarie a contribuire allo sviluppo delle proprie comunità valorizzandone le potenzialità.
Alla Conferenza Infopoverty si guarderà anche alla lotta alla povertà e alla fame, presentando best practices del programma Horizon EWA-BELT, che vede 6 paesi africani e oltre 100 villaggi subsahariani coinvolti con il supporto di 18 università e centri di ricerca europei ed africani, in applicazioni di e-agricolture di grande efficacia, che segneranno una svolta nelle politiche di foodsecurity.
In questo momento convulso che stiamo vivendo, ancora con l’incubo pandemico e dove ogni giorno nasce una innovazione, si accavallano scenari da parte dei maggiori stakeholders, riuscirà la incombente Società Digitale a rafforzare il processo partecipatorio della democrazia per cambiare l’essenza del potere da privilegio oligarchico a condivisione trasversale?
Come l’avvento della Rivoluzione Industriale ha dato il suffragio universale, così la Rivoluzione Digitale potrà favorire l’espansione dei valori democratici e lo smantellamento dell’eredità dell’Ancien Régime, e rendere lo Stato da struttura di controllo ad aggregatore sociale, in grado di fornire efficaci servizi ai suoi cittadini, non più passivi sudditi?
Questa ri-evoluzione potrebbe essere colta nella natura orizzontale e non gerarchica del Web, che sta provocando un progressivo capovolgimento della piramide decisionale, con l’attivazione di modelli di deliberate-democracy in grado di garantire forme di partecipazione estese ed eque.
Il processo di trasformazione è in atto e si basa principalmente sulla capacità di progettare eccellenti algoritmi, essendo questi i mattoni di costruzione della Società Digitale, più efficaci delle stesse leggi, che permangono farraginose e poco efficaci nella loro sanzionarietà.
Un algoritmo è impositivo ad escludendum, immediatamente esecutivo nelle forme indicate
Ora troppo spesso ne troviamo di mediocri, allestiti da apparati burocratici per governare le relazioni con il pubblico: non essendoci alcuna validazione ufficiale richiesta, spesso vengono scritti da smanettoni, provocando distorsioni e danni alla collettività.
Se poi passiamo dagli algoritmi alle piattaforme, di cui sono i componenti strutturali, vediamo che la transizione da uno apparato statale analogico a quello digitale appare critica, senza una visione strategica per tale cambio epocale di paradigma, insidiata anche dalle soluzioni prefabbricate che le grandi Compagnie offrono sul mercato, con vincoli proprietari che ne irrigidiscono le applicazioni in format dagli esiti spesso non socialmente condivisibili. Questa pervasività da parte di poteri che da commerciali tendono a farsi imperiali, va messa in luce, per poter liberarsene con soluzioni anche normative, conformi agli interessi collettivi.
Qui sta l’appello a ripensare criticamente lo stato dell’arte di internet, onde trovare soluzioni per renderlo sicuro e abitabile, oppure nel caso di accertata inagibilità, di re-inventarlo su basi nuove, non certo come meta-verse, ma ritornando ai principi fondatori di gratuità e di open access, che siano garantiti da una normazione atta ad evitare processi di sfruttamento a fini privatistici di un bene comune, quale fu concepito dal CERN, in modo che la nuova società digitale cresca sicura, perché qui sono gli elementi costitutivi invisibili della Nuova Società Digitale.
Alla luce delle complessità dei nuovi territori virtuali, la XXI Infopoverty World Conference intende avviare anche un ripensamento critico sullo stato di queste radici, in modo che, rigenerate, possano alimentare lo sviluppo di una Nuova Società Digitale più giusta, e aperta a chiunque voglia impegnarsi concretamente per costruire un futuro migliore per i nostri figli, fornendo loro strumenti adeguati a trasformare gli slogan in realtà: nuovi Marconi, Edison, Ford, Einstein sono forse già tra di noi, e vanno individuati e aiutati perché possano creare le nuove sintesi e i paradigmi dell’Era Digitale.
Lo scenario non è tuttavia sereno: vecchi poteri sono attivi, imperniati su controllo, gerarchizzazione sociale, cybercolonialismo, spasmodica accumulazione di risorse sottratte allo sviluppo e al benessere delle popolazioni. Queste istanze foriere di guerre e di distruzioni, che resistono ferventemente a ogni tipo di cambiamento positivo, andranno neutralizzate.
Al termine della XXI Infopoverty World Conference – che potrà essere seguita in diretta worldwide sul canale della UNWEBTV dove si possono rivedere anche le precedenti edizioni – verrà varato l’ Infopoverty Program 2022-2023, che sulla base di forte convergenze, concretamente darà vita alle migliori proposte discusse.