Le scelte alimentari possono avere un grande impatto sull’ambiente: la ricerca condotta dalla rivista Food Policy indica che il 16% delle emissioni di gas serra negli Stati Uniti proviene dalla sola spesa alimentare. La consapevolezza del pubblico cresce man mano con influenze come The Lancet che spinge verso linee guida dietetiche sostenibili e Le Nazioni Unite che definiscono la produzione di carne come il “problema più urgente del mondo “.
Gli scienziati comportamentali stanno studiando vere e proprie scorciatoie, meglio conosciute come nudges, per scelte più “verdi”.
“I nudges si focalizzano su piccoli cambiamenti degli ambienti sociali, cognitivi e fisici in cui le persone prendono le decisioni, ovvero l’architettura della scelta”, spiega Stephanie Wilcoxen e Sasha Tregebov di The Behavioral Insights Team (BIT) , un’azienda che applica lo studio dei comportamenti alla politica pubblica.
Comunemente quando andiamo al supermercato, all’altezza dei nostri occhi ci sono i prodotti di marca. E’ una tecnica comune che moltissime aziende utilizzano per generare ulteriori profitti. Al contrario aziende come la BIT aiutano la politica a migliorare il mondo. “Abbiamo applicato la scienza comportamentale per incoraggiare il riciclaggio, il trasporto di massa e il risparmio energetico”.
L’efficacia del nudging si basa sulla comprensione del comportamento umano. “Le persone dipendono da una serie di scorciatoie mentali quando prendono decisioni; hanno scelte “di default”, e sono frenate in modo sproporzionato da barriere insignificanti – spiega Wilcoxen e Tregebov – Comprendere i suddetti ostacoli è fondamentale per semplificare le scelte ecologiche per il pubblico.
La ricerca mostra risultati promettenti dei nudges dell’ambiente alimentare. Adattamenti semplici ed economicamente vantaggiosi come l’opzione predefinita di un menù vegetariano può ridurre significativamente il consumo di carne secondo uno studio sul Journal of Environment and Behaviour, mentre le dimensioni ridotte dei piatti possono ridurre lo spreco di cibo nei buffet degli hotel fino al 20%, come presentato nel Journal of Economics Letters .
Ricercatori come la dott.ssa Marlene Schwartz, direttrice del Centro Rudd per la politica alimentare e l’obesità, usano questo approccio per invogliare le persone ad un’alimentazione sana. “Modifichiamo l’ambiente in modo che gli articoli più naturali, nutrienti e salutari siano i più semplici da comprare. Il marketing diventerà sempre più efficace nell’aiutare le persone a identificare la scelta ambientale ideale”.
Non dobbiamo mai dimenticare che i grandi marchi influenzano sempre la nostra scelta alimentare. Abbiamo nelle nostre mani la possibilità di invertire la rotta. La vera politica è nel carrello, è li che si fa davvero, al supermercato, è lì che votiamo tutte le mattine!