Russell Harding, vice comandante dell’operazione Unified Protector condotta dalla Nato in Libia, ha dichiarato che non chiederà scusa per i libici uccisi dal “fuoco amico“. Chiamare un assassinio “fuoco amico” è come definire seduttore uno stupratore. “Vedendoli dall’alto non possiamo identificare di che natura siano i mezzi” ha aggiunto Harding. Quindi sono cazzi di chi sta di sotto quando arrivano i liberatori. Se muoiono sarà per una giusta causa, quella degli Stati Uniti, e alleati, di non voler rischiare i loro uomini sul campo di battaglia.
I bombardamenti sono nel DNA degli americani, è un modo per massimizzare i risultati riducendo le perdite. Muoiono i civili e salvi i tuoi soldati. Una tattica vincente, dall’Italia del 1943/45 in cui le persone uccise dalle bombe degli alleati furono decine di migliaia, da Dresda trasformata in un rogo dove bruciarono vivi 25.000 tedeschi, in massima parte donne e bambini. Fino al trionfo di Hiroshima e Nagasaki, dove le atomiche furono lanciate a scopo dimostrativo nell’agosto del 1945, a guerra praticamente finita con Hitler e Mussolini già defunti da mesi. Le bombe continuarono in Vietnam e Laos fino all’Iraq di Bush padre, all’Iraq e all’Afghanistan di Bush figlio e alla Libia di Obama, Nobel della Pace forse inconsapevole.
La Nato sta facendo pressioni sull’Italia perché partecipi ai bombardamenti. Ho una risposta per i vertici della Nato: “Bombardatevi i coglioni!“. La Nato è diventata uno strumento di aggressione, ma in origine la sua missione, mai smentita, era difensiva. E’ sufficiente una delibera dell’ONU per bombardare in 24 ore Libia e Costa D’Avorio.
E’ cosa nota che nelle guerre il numero di vittime civili aumenta sempre di più e sopravanza ormai di molto quelle militari. Le città sono diventate il fronte. Le contraeree sono costruite vicino agli ospedali, come deterrente, ma è un esercizio inutile. I bombardamenti andrebbero proibiti. Ci vorrebbe una moratoria internazionale. Lanci una bomba dalla carlinga o un missile Tomahawk da una nave e quello che succede succede. Va messa la parola fine ai bombardamenti, ogni bombardamento è un assassinio potenziale di innocenti. Chi vuole fare la guerra, come Russel Harding, scenda sul terreno di combattimento e rischi la sua pelle. Fuori l’Italia da qualunque guerra, a iniziare dall’Afghanistan, e quando si scrive di bombardamenti si usi il termine esatto: “Assassinio!“.
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