Di seguito l’articolo dei ricercatori Naoufel Mzoughi, Inrae Gilles Grolleau e Murat Mungan, autori della ricerca pubblicata su Kylos, dal titolo “Letting offenders choose their punishment?”
Nel corso dei secoli sono state utilizzate diverse forme di punizioni per scoraggiare i potenziali delinquenti, come punizioni corporali, privazione della libertà o sanzioni pecuniarie. Se la prima è stata abbandonata, le due successive restano oggi le sanzioni più comuni.
Per migliorare il sistema penale sono state proposte diverse alternative basate meno sulla logica della punizione e più sui bisogni dei potenziali autori di reato, come la giustizia riabilitativa o la giustizia riparativa. La prima attraverso l’uso dell’istruzione, il reinserimento o le cure mediche. La seconda prevede che gli autori del reato possano farsi carico delle conseguenze delle proprie azioni e impegnarsi a beneficio delle vittime.
Ma c’è un’altra strategia trascurata che merita attenzione: invece di concentrarsi su una pena praticamente unica, in seguito al reato, il sistema giudiziario potrebbe consentire ai trasgressori di scegliere la loro sanzione da una serie di alternative predefinite.
Ad esempio, al trasgressore colpevole di avere gettato illegalmente rifiuti potrebbe essere offerta la scelta tra una multa e ore di servizio finalizzate alla pulizia degli spazi inquinati. Qui la novità non sta nelle opzioni in quanto tali – spesso già a disposizione del giudice – ma nel lasciare la scelta a chi ha commesso il reato.
Michael Cicconetti, un giudice dell’Ohio negli Stati Uniti, è stato spesso citato per il suo uso di “sanzioni creative” tra cui l’autore del reato deve scegliere. Ad esempio, alla diciottenne Victoria Bascom che aveva preso un taxi senza pagare, ha dato la possibilità di scegliere di camminare per 30 miglia come punizione, per la stessa distanza percorsa con il taxi. In un altro caso, ha ordinato a una donna che aveva lasciato il suo cane in una casa sporca, di raccogliere la spazzatura in una discarica.
Ma ci sono anche altri esempi di “giustizia creativa”. In Brasile, un bracconiere condannato per reati ambientali ha potuto scegliere tra fare volontariato per un anno in un centro di riabilitazione per trichechi o scontare una pena detentiva.
Per coloro che hanno un approccio razionale, siano essi ricercatori o semplicemente persone comuni, dare ai trasgressori il potere di scegliere la loro punizione è un passo nella direzione sbagliata. Il delinquente “razionale” opterà per la punizione meno severa tra le opzioni disponibili. Tuttavia, questa prospettiva dell’essere umano esclusivamente calcolatore e razionale trascura spesso aspetti comportamentali concreti che possono rendere la scelta delle sanzioni più efficace della tradizionale sanzione unica. Ad esempio, la natura della sanzione o la qualificazione del reo, anche solo attraverso le parole usate, possono influenzare il modo di pensare degli individui, ampliare il loro campo di ragionamento, spingendoli sia a fare un calcolo economico (valutare costi e benefici ) o a riflettere su basi etiche (ciò che è moralmente giusto rispetto a ciò che è sbagliato).
In primo luogo, l’introduzione di una sanzione non pecuniaria (come richiedere a chi ha imbrattato un muro di scusarsi pubblicamente e di pulire e ridipingere il muro) potrebbe dissuadere gli individui dal limitarsi a confrontare costi e benefici diretti legati alle loro azioni, relegando gli aspetti sociali ed etici in secondo piano.
Questo metodo, se ben concepito, ad esempio richiama l’attenzione sulla nozione di tempo piuttosto che di denaro (reato= multa da pagare) con una maggiore probabilità di attivare un ragionamento etico.
In secondo luogo, una sanzione unica, può indurre una reazione psicologica a chi commette il reato, in cui la sensazione di libertà impedita rafforza il desiderio di fare ciò che è vietato. Offrendo invece una scelta più ampia tra le sanzioni, si può ridurre questa tendenza ad andare contro la legge, e quindi incoraggiarne il rispetto.
Infine, l’aggiunta di sanzioni non pecuniarie può fugare i sospetti delle autorità che potrebbero sembrare più interessate a massimizzare le entrate che a ridurre le violazioni. Ad esempio, gli autovelox sono stati accusati spesso di essere veri e propri bancomat. Questo sospetto verrebbe sicuramente ridotto offrendo un’alternativa di sanzioni. Invece di essere multato, l’automobilista che supera il limite di velocità può scegliere di pagare la multa, oppure di partecipare ad un’iniziativa volta a sensibilizzare gli altri automobilisti sulle conseguenze dell’eccesso di velocità.
Questo metodo potrebbe rappresentare una strada promettente per modificare i comportamenti e migliorare l’efficacia del sistema penale. Alcuni punti richiedono però un’attenzione particolare.
Progettare una scelta ampia di sanzioni efficaci rimane una sfida perché il loro impatto complessivo è poco compreso. Potrebbero in particolare portare ad una disparità di trattamento favorendo alcuni delinquenti rispetto ad altri. Ad esempio, gli individui facoltosi potrebbero optare per le multe piuttosto che per la reclusione.
E’ inoltre essenziale tenere conto delle circostanze in cui tale metodo ha maggiori probabilità di migliorare gli obiettivi sociali. Ad esempio, l’utilizzo può essere condizionato per i reati minori. In breve, dare ai trasgressori voce in capitolo sulla punizione che verrà loro applicata potrebbe essere un modo incoraggiante per ripensare il sistema penale.
Anche se tale metodo sanzionatorio resta ancora limitato, si registrano alcuni successi edificanti. Dopo aver scelto di fare volontariato, il bracconiere brasiliano ha subìto una trasformazione radicale: è diventato uno dei principali difensori della fauna selvatica del Paese.