Su Insight un articolo di Dean Baker notevole per la sua onestà intellettuale: lautore ammette senza falsa retorica che la disoccupazione prolungata è un obiettivo della Commissione UE per abbassare i salari e riportare la competitività, e che la logica delleconomia imporrebbe al nostro paese di uscire dalleuro; ma visto che per motivi politici questa soluzione non risulta praticabile, cerca di proporre strade alternative per abbassare i prezzi che non pesino sempre e solo sui lavoratori. da vocidallestero.it
di Dean Baker
“Non vi può essere dubbio che il problema principale delleconomia italiana è la mancanza di domanda. Quando le bolle immobiliari che stavano guidando la crescita delle economie della zona euro sono scoppiate nel 2008, non cera nulla con cui sostituire questa fonte di domanda. LItalia si è unita agli altri paesi della zona euro e di tutto il mondo nellutilizzare degli stimoli fiscali per stimolare la domanda, ma poi nel 2010 è stata costretta a tornare allausterity.
La sua economia da allora sta calando, come previsto dai manuali di economia keynesiana. Si prevede che nel 2014 il Pil sarà quasi il 9,0 per cento in meno rispetto al picco del 2007. Secondo le proiezioni del FMI, che sono sempre state troppo ottimistiche, nel 2019 il PIL italiano sarà ancora del 3,5 per cento al di sotto del livello del 2007. Questo vorrebbe dire dodici anni di crescita cumulata negativa, una performance di gran lunga peggiore di quanto accaduto in qualsiasi grande paese nella Grande Depressione.
La contrazione delleconomia è stata disastrosa per i lavoratori italiani. Il tasso di occupazione dei lavoratori di età tra i 25 e i 54 anni è sceso di quasi sei punti percentuali. Il tasso di occupazione giovanile è calato di dieci punti percentuali, il che si traduce in tassi di disoccupazione giovanile di quasi il 40 per cento.
Naturalmente la sofferenza dei lavoratori è la strategia. Il piano studiato per lItalia dalla Commissione Europea è che lItalia riguadagni competitività con la Germania forzando verso il basso i salari. Un periodo prolungato di alta disoccupazione è una parte essenziale di questo processo.
Da un punto di vista di semplice logica economica, lItalia non ha altra scelta che recuperare competitività, a meno di un cambiamento di politica da parte della Commissione UE. LItalia può indebitarsi solo nella misura consentita dalla Commissione, e questo richiede il rispetto delle politiche di bilancio che chiede la Commissione. Dati questi vincoli, uscire dalla zona euro avrebbe chiaramente per lItalia un senso economico. Le consentirebbe di ripristinare rapidamente la competitività abbassando il valore della propria valuta rispetto alleuro, tuttavia per motivi politici questa soluzione non sembra praticabile.
Se lItalia non può perseguire una politica macroeconomica ragionevole allinterno delleuro, e non può, per motivi politici, lasciare leuro, allora non ha grandi prospettive. Tuttavia, si può fare del proprio meglio anche in una brutta situazione.
Chiaramente lintento della Commissione europea è quello di imporre il peso dellaggiustamento sui lavoratori italiani. Ma la logica dellaggiustamento non richiede che siano i lavoratori a sopportarne il peso, o almeno non da soli. LItalia deve ridurre il suo livello di prezzi interni rispetto al livello dei prezzi in Germania. Le autorità della zona euro vorrebbero vedere i prezzi abbassarsi in conseguenza dellabbassamento dei salari reali, ma anche la riduzione di altre spese può aiutare ad abbassare i prezzi in Italia.
I costi più ovvi sarebbero quelli delle abitazioni. LItalia non ha avuto lo stesso tipo di bolla immobiliare degli Stati Uniti o della Spagna, ma i prezzi delle case sono aumentati rapidamente in rapporto ai salari, agli affitti, e a tutti gli altri metri di misura. Gran parte di questo aumento è rientrato, ma i prezzi delle case sono ancora notevolmente più alti rispetto al reddito di quanto non fossero nella media degli ultimi quattro decenni. Ciò suggerisce la possibilità di ulteriori riduzioni, che potrebbero tradursi in un notevole risparmio per i lavoratori, sotto forma di affitti più bassi.
Un modo per fare pressione al ribasso sui prezzi è quello di tassare le proprietà sfitte. Unità abitative che rimangano vuote per più di un certo limite di tempo (ad esempio 3 mesi) potrebbero essere soggette a una tassazione punitiva. Ciò da un lato aumenterebbe le entrate in modo relativamente progressivo e farebbe pressione sui proprietari perché affittassero o vendessero le loro case, riducendo così il prezzo delle abitazioni. (Come bonus aggiuntivo, le case vacanza di proprietà estera possono essere soggette allimposta.)
Tale imposta è relativamente facile da implementare poiché il governo ha già i documenti fiscali sulla proprietà e il suo valore stimato. Inoltre, anche gli sforzi per eludere limposta hanno leffetto desiderato in quanto aumentano il costo di tenere di una casa sfitta.
I benefici potenziali di una pressione al ribasso sui prezzi anche modesta sono notevoli. Se labitazione rappresenta il 25 per cento della spesa per consumi, e una tassa sulle abitazioni sfitte può ridurre i costi medi delle case anche di appena il 4 per cento, questo sarebbe lequivalente di un aumento del salario reale di 1,0 punto percentuale. Naturalmente molti dei proprietari colpiti da questa imposta non saranno ricchi, ma lItalia non ha opzioni che non comportino un male per le persone non ricche. E considerati come categoria, non cè dubbio che i proprietari di case sono più ricchi dei lavoratori. Certamente questo percorso per la riduzione del livello dei prezzi è migliore rispetto a forzare un altro punto percentuale di calo del salario reale.
Unaltra possibilità per un calo dei prezzi è lindustria farmaceutica. Secondo lOCSE, nel 2012 lItalia ha speso 23,1 miliardi di euro, pari all1,7 per cento del PIL, in prodotti farmaceutici e altri prodotti medici non durevoli. Molto meno che negli Stati Uniti, dove alle case farmaceutiche sono concessi monopoli di brevetto illimitati, ma è probabilmente ancora più di due volte tanto quello che il paese pagherebbe se le medicine fossero disponibili al prezzo di libero mercato.
Ci sono dei limiti su quanto lItalia possa spingersi nel deprimere i prezzi dei medicinali, ma certamente dovrebbe far pressione su questi limiti. Anche in questo caso, lalternativa è una maggiore pressione al ribasso sui salari reali. Inoltre, il sistema dei brevetti è un meccanismo antiquato, inefficiente e corrotto per finanziare lo sviluppo del settore. Se lItalia potesse contribuire a dare una spinta verso alternative più efficaci, farebbe al mondo un servizio enorme.
Allo stesso modo, lItalia spende miliardi ogni anno in pagamenti per il software di Microsoft, per i film di Hollywood, per i videogiochi protetti da copyright, e per la musica registrata. Ha degli obblighi derivanti da trattati che richiedono di rispettare i diritti dautore, ma cè un enorme spazio per una certa discrezionalità in materia. Ad esempio, non cè ragione perché la protezione del diritto dautore della Disney su Mickey Mouse debba essere una priorità in materia di applicazione della legge più alta del riscuotere imposte arretrate da milionari e miliardari che derubano il popolo italiano. (Questa discrezionalità verrebbe probabilmente erosa dalle disposizioni del Trans-Atlantic Trade and Investment Pact.)
Questo elenco indica alcune delle aree in cui vi sono delle rendite sostanziali che potrebbero essere individuate come un modo per ridurre i prezzi in Italia. Indubbiamente ci sono molte altre aree. Prendere di mira i percettori di alti redditi da locazione non sostituisce una buona politica macroeconomica, ma questa buona politica è preclusa dalla troika e dalla realtà della politica italiana. La questione diventa quindi il percorso migliore da seguire dati i vincoli macroeconomici esistenti.
Certamente una politica che cerchi di compiere la deflazione prescritta dalle autorità dellEurozona riducendo queste e altre rendite che affluiscono principalmente alle persone ad alto reddito è meglio che realizzare la deflazione attraverso dei tagli salariali ai lavoratori ordinari. Inoltre, se la sofferenza in Italia è condivisa da potenti società come Microsoft e Pfizer, questo potrebbe aiutare la troika a riconsiderare la saggezza delle sue politiche.”