I cittadini europei consumano ogni anno quasi 26 kg di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11 kg. Gli indumenti usati possono essere esportati al di fuori dell’UE, ma per lo più vengono inceneriti o portati in discarica (87%). A livello mondiale, meno dell’1% degli indumenti viene riciclato come vestiario, in parte a causa di tecnologie inadeguate. In Italia 150mila tonnellate di vestiti vengono inviati in discarica, ogni anno.
Il problema di base naturalmente è a monte, ovvero del consumo spasmodico di risorse per avere ad ogni cambio di stagione gli ultimi capi più alla moda… di cui possiamo tranquillamente farne a meno. Produciamo per poi gettare via.
Per fortuna ci sono giovani imprenditori che pensano fuori dagli schemi. E’ Clarisse Merlet, giovane architetto di Parigi, che con la sua startup FabBRICK dal 2019 realizza mattoni ecologici e resistenti realizzati con i rifiuti tessili: “Ci sono sempre meno risorse naturali con cui costruire, ma sempre più rifiuti. Per reagire, trasformiamo i nostri vecchi vestiti in un materiale da costruzione innovativo.”
Un mattone realizzato contiene l’equivalente di due magliette e ad oggi FabBRICK ha trasformato 15 tonnellate di tessuti in oltre 45.000 mattoni.
Clarisse Merlet ha immaginato un materiale da costruzione proveniente da scarti tessili e indumenti troppo deteriorato per il mercato dell’usato, lo ha schiacciato e poi amalgamato con una colla di origine naturale, di cui lei stessa detiene il brevetto, e così ha iniziato ha riciclare tonnellate e tonnellate di rifiuti tessili. Dai suoi mattoni ha realizzato successivamente mobili e rivestimenti.
Con una trentina di clienti, FabBRICK ha raddoppiato il fatturato nel 2021. I suoi mattoni hanno superato tutti i test di resistenza: umidità, fuoco, pressione, con ottime qualità acustiche e termiche.
Il mercato dell’upcycling tessile è davvero enorme e ci sono ancora troppe poche aziende in questo nuovo settore. Tempo fa abbiamo parlato del “mare di rifiuti tessili” presenti in Cile, dove ogni anno finiscono 39.000 tonnellate di vestiti che non possono essere venduti negli Stati Uniti o in Europa. A vedere immagini come questa è davvero assurdo che aziende come FabBRICK non siano ancora su larga scala.
La possibilità di ridurre l’impatto ambientale di due settori strategici, e grandi inquinatori, come quello della moda e dell’edilizia, è fondamentale nella lotta contro l’inquinamento e una grandissima opportunità economica da tenere in considerazione.