immagine: fotomontaggio del ministro Boschi che mostra l’unico modo possibile per leggere l’Unità
L’Unità è tornata in edicola dopo aver campato dal 1990 con 152.000.000 di euro di finanziamenti di Stato e dopo che i suoi debiti sono stati pagati con i nostri soldi: 107 milioni di euro pubblici. Anche la nuova gestione si sta rivelando fallimentare, nessuno compra la propaganda Pd, neppure gli stessi piddini: meno di 9.000 copie al giorno secondo le indiscrezioni. Una macchinetta del fango agli ordini del Bomba non può durare. I nuovi proprietari vogliono già venderla: troppi debiti. Pagheranno di nuovo i cittadini per la propaganda di regime?
“Non c’è pace per la nuova Unità rilanciata dal segretario del Pd e premier. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è tornato nelle edicole a giugno, diretto da Erasmo D’Angelis (ex Sottosegretario di Stato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sotto Enrico Letta, ndr). Ma nelle ultime settimane il problema dei debiti della vecchia gestione ha messo in agitazione i nuovi proprietari: la nuova società Unità Srl, controllata all’80% da Pessina Costruzioni e al 19,05% dalla Fondazione Eyu del Partito democratico, non vorrebbe sobbarcarseli. O almeno non per intero.
VIDEO I debiti dell’Unità che hai pagato TU!
Nelle ultime settimane Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, si sarebbe attivato per individuare un nuovo socio che sostenga l’operazione anche se, secondo il quotidiano Milano finanza, i rapporti tra lo stesso Bonifazi e i Pessina non sarebbero dei migliori.
Il 18 dicembre scorso è stato chiuso il concordato preventivo messo a punto a settembre dai liquidatori della Nie, la vecchia società editrice, guidata dallamministratore delegato Fabrizio Meli. I debiti erano pari a 32 milioni di euro, si è trovata la quadra per coprire una percentuale del 21% dell’ammontare complessivo, un buon risultato per un concordato. […]
La situazione ora è bloccata e trovare un nuovo socio che si sobbarchi i debiti del passato e i costi per lo sviluppo futuro de l’Unità potrebbe risultare difficile. Anche perché dati ufficiali sulle vendite del quotidiano non ce ne sono, visto che la testata non è iscritta all’Ads.
Indiscrezioni raccontano che la diffusione sarebbe ben al di sotto delle 10 mila copie al giorno, un numero molto lontano dalle 20 mila che dovrebbero portare al break even nel giro di quattro anni.
Non solo. La raccolta pubblicitaria non decolla. E i costi di gestione, circa 30 giornalisti, compresi quelli della sede, sono onerosi.” leggi l’articolo integrale su Lettera43