Nel corso dell’ultimo ventennio, il rapido sviluppo delle tecnologie di comunicazione digitali ha portato alla nascita di nuove forme di interazione sociale e di costruzione di rapporti sentimentali: social media, chat e app per incontri sentimentali.
Le tecnologie di comunicazione digitali consentono di superare barriere fisiche, psicologiche e sociali nella ricerca e nella costruzione di legami affettivi. Soltanto nel Regno Unito, circa il 23% dei fruitori di Internet dichiara di aver conosciuto qualcuno sul web con cui abbia intrattenuto una relazione sentimentale per un certo periodo e addirittura il 6% delle coppie sposate si sarebbe conosciuta sul web.
Il fenomeno delle truffe sentimentali via web (“Online Romance Scams”) è una moderna forma di frode diffusasi nelle società occidentali parallelamente alla nascita di social media e app per incontri.
L’autore intrattiene una relazione sentimentale con la vittima per 6-8 mesi, costruendo un legame affettivo profondo attraverso un profilo Internet fittizio, con l’obiettivo di estorcere denaro attraverso strategie manipolatorie. Assume un atteggiamento sin dall’inizio empatico e tenta di suscitare nella vittima la percezione di una sintonia perfetta, manipolandola e portandola a credere che condividano stessi valori e sensibilità. Le dichiarazioni divengono rapidamente sempre più affettuose e in genere la dichiarazione di amore da parte dello scammer arriva entro due settimane dall’inizio dei contatti. Dopo questa fase cosiddetta di aggancio, l’autore del reato inizia a prospettare la possibilità di un incontro reale, che però sarà più volte rinviato per problemi occorsi improvvisamente lamentati da quest’ultimo – incidenti, lutti, interventi chirurgici, ricoveri in ospedale – attraverso un’azione manipolatoria, richiede alla vittima ignara somme di denaro per gestire l’emergenza. Quando la vittima scopre il tentativo di raggiro può essere troppo tardi, al punto da scatenare in quest’ultima una reazione di shock mista a negazione e rabbia: da una parte il doppio trauma per la perdita di denaro e della relazione, dall’altra la vergogna di essere stata irretita.
Il gruppo di ricerca criminologica coordinato dalla Prof.ssa Anna Coluccia dell’Università di Siena ha recentemente condotto una revisione sistematica della letteratura scientifica mondiale (Coluccia, Pozza, Ferretti, Carabellese, Masti, & Gualtieri, 2020) che evidenzia la presenza di 12 studi sull’argomento.
Dall’analisi degli autori emerge che rispettivamente il 63% degli utenti di social media e il 3% della popolazione generale riferisce di essere stato/a vittima almeno una volta di questo tipo di frode. I ricercatori analizzano le caratteristiche individuali delle vittime identificando un profilo psicologico tipico: risulterebbero essere più a rischio le donne, le persone di mezza età, le persone con tratti di personalità impulsivi, predisposte alla dipendenza relazionale, con una maggiore tendenza a provare ansia e rimuginare sui problemi della vita, con una tendenza a idealizzare le relazioni intime, e i cosiddetti individui sensation seekers (coloro che tendono a ricercare situazioni rischiose in grado di attivare emozioni forti come rimedio nei confronti della facilità ad annoiarsi).
Gli autori concludono sostenendo l’importanza di condurre studi più approfonditi sul fenomeno. A causa della vergogna provata al momento della scoperta del raggiro, la vittima potrebbe non denunciare il proprio aguzzino. Comprendere più da vicino le caratteristiche psicologiche delle vittime e degli autori di un fenomeno tanto emergente quanto ancora in larga parte sommerso, può consentire l’identificazione di profili di personalità a rischio e lo sviluppo di strategie di sensibilizzazione e prevenzione nella popolazione generale.