di Saverio Pipitone – La concentrazione della ricchezza è irrefrenabile. All’incirca 2.000 miliardari posseggono quanto il 60% della popolazione globale e nell’ultimo decennio il vertice si è rimpicciolito da 388 a 26 individui con un patrimonio totale di 1.500 miliardi di dollari che equivale agli averi di 3,8 miliardi di persone più povere del mondo (report e dati Oxfarm).
I megaricchi sono Jeff e MacKenzie Bezos dell’e-commerce Amazon, Bill Gates e Steve Ballmer dell’informatica Microsoft, Bernard Arnault del luxury LVMH, Warren Buffett della speculativa Berkshire Hathaway, Larry Ellison della tecnologica Oracle, Amancio Ortega dell’abbigliamento Zara, Mark Zuckerberg del social network Facebook, Jim, Alice e Rob Walton dei supermarket Walmart, Slim Helú dell’energetico Carso, Larry Page e Sergey Brin del motore di ricerca Google, Francoise Bettencourt Meyers della cosmetica L’Oreal, Michael Bloomberg dei media Bloomberg, Jack Ma dell’internet trade Alibaba, Charles e Julia Koch della petrolchimica Koch, Ma Huateng delle telecomunicazioni Tencent, Mukesh Ambani della petrolifera Reliance, Karl Albrecht & Beate Heister dei discount Aldi, David Thomson dell’agenzia stampa Thomson Reuters, Phil Knight della sportiva Nike, Lee Shau Kee dell’immobiliare Henderson Land Development (lista Forbes).
Per molti di essi i guadagni sono incrementati fino al 25%, sia nel 2019 che nell’anno in corso, mentre per la massa povera soltanto ribassi e un avverso impatto della pandemia Covid che, secondo una ricerca dell’istituto UNU-WIDER, potrebbe contrargli il reddito anche del 20%, con una caduta per mezzo milione di persone nell’indigenza dei 2-5 dollari al giorno.
La disuguaglianza economica è un fattore che danneggia la salute e l’ambiente. Il geologo Tim Holland e il filosofo ambientalista Gregory Mikkelson, in due differenti ricerche, osservando la situazione socioeconomica e biofisica di un rappresentativo campione di circa 50 Paesi, l’associano agli elevati tassi di perdita della biodiversità ed estinzione di specie animali e vegetali; gli epidemiologi Kate Pickett e Richard Wilkinson, analizzando centinaia di documenti, dati e statistiche, concludono che colpisce negativamente la salubrità fisica e cerebrale, dalla spossatezza alla depressione e dalle patologie cardiache o infiammatorie ed ictus all’invecchiamento e morte precoce; la psicoterapeuta Franziska Reiss, esaminando una coorte di 2.111 tra bambini e adolescenti tedeschi, e in generale una cinquantina di analoghe analisi del periodo 1990-2011, stabilisce che il rischio di disturbi mentali è maggiore per gli svantaggiati (link studi 1–2–3–4–5).
La mobilità reddituale dei figli, rispetto ai genitori, è misurata dall’indice di elasticità intergenerazionale o IGE, che cresce in percentuale, da zero a uno, se la distribuzione delle finanze è diseguale; ad esempio in Germania, Francia, Italia, Inghilterra e Stati Uniti è nell’ordine di 0,3-0,5%, volendoci 4-6 generazioni per verificarsi un miglioramento delle condizioni di vita.
Come provato dal fisico Anirban Chakraborti – tramite una simulazione analitica della versione semplificata di libero mercato – nello scambio economico, se una parte strapaga la merce o l’altra accetta meno del valore, la frazione di ricchezza perduta è trasferita fra loro e nel lungo periodo, con le successive transazioni, si sposta sistematicamente dal povero al ricco formandosi un’oligarchia.
L’esito elitario è pure dimostrato in modo matematico dal professore Bruce Boghosian – insieme ai colleghi della Tufts University – che, domandandosi “Is Inequality Inevitable?”, suggerisce una diversa forma di ridistribuzione, da non confondere con le tasse o imposizioni statali, ma impostandola quale flusso di denaro da persona a persona per aggiustare l’economia di mercato e, negli odierni livelli estremi di disuguaglianza, molta più gente riceverebbe di quanta pagherebbe.
Questo meccanismo, orizzontale e solidale, fa pensare ad una cassa comune, rotativa e reticolare, nella logica della reciprocità del dare, ricevere e rendere, che dota ognuno/a dei mezzi di sostentamento per soddisfare un bisogno o progetto di vita, svincolandosi dal giogo del lavoro che livella e aliena, con lo sviluppo nel tempo liberato di capacità, talenti e passioni per una migliore esistenza nella umana diversità naturale.
L’AUTORE
Saverio Pipitone – Giornalista pubblicista e redattore economico-finanziario. Autore di articoli di varie tematiche, dalla critica economico sociale alla storia, dall’ecologia al consumismo. Oltre a Pesticidi a tavola, ha scritto i libri Shock Shopping La malattia che ci consuma (Arianna Editrice) e Forno a Microonde? No Grazie (Macro Edizioni). Blog: saveriopipitone.blogspot.com