E’ francese l’uomo che per primo ha scoperto come produrre elettricità dalla luce solare. Il primo pannello solare è stato costruito negli Stati Uniti. Ma quando Abu Dhabi ha deciso di costruire il più grande parco ad energia solare del mondo, ha cercato aiuto a est.
É così che ha dato vita ad un impianto con una capacità di 1,18 gigawatt, generati da 3,2 milioni di pannelli solari.
Ma perché ha scelto l’Asia? L’Asia, più di qualsiasi altra regione del pianeta, e la Cina, più di ogni altra nazione, rappresentano attualmente il futuro dell’energia solare e sono al centro della trasformazione industriale che ci sta portando dai combustibili fossili alle energie rinnovabili.
La decarbonizzazione sta cambiando il volto dell’energia e dell’economia mondiale, perché sta spostando la base economica del settore da ovest a est e sta letteralmente ridisegnando la gerarchia delle aziende mondiali.
L’Asia ha dato un’accelerazione incredibile al settore green. I motivi sono semplici. Uno studio di BP indica che l’Asia, tra cui Cina e India, rappresenterà il 43% della domanda globale di energia entro il 2040. Ma soprattutto l’Asia rappresenterà oltre il 50% della crescita della domanda.
Al contrario, la domanda di energia tra le 36 nazioni dell’OCSE, che comprende la maggior parte delle grandi economie nelle Americhe e in Europa, continuerà ad essere la stessa.
Inoltre ad oggi la Cina è già tra i più importanti fornitori di energia e tecnologia a base di combustibili non fossili. Già nel 2017, la Cina possedeva il 72% della produzione mondiale di moduli fotovoltaici solari. Gli Stati Uniti hanno l’1% e l’Europa il 2%. Degli otto migliori produttori, sei sono asiatici. La Cina è anche leader nella generazione di energia idroelettrica.
Questi numeri non lasciano scampo a fraintendimenti.
La Cina produce almeno i due terzi della capacità produttiva mondiale di batterie agli ioni di litio, che vengono utilizzate nei veicoli elettrici, telefoni cellulari e computer portatili. Ed oltre ad essere il più grande mercato per veicoli elettrici, la Cina controlla anche la maggior parte della sua produzione.
Ovviamente, i cambiamenti climatici stanno costringendo l’industria energetica a subire una trasformazione esistenziale che potrebbe alla fine vedere eliminare completamente i combustibili fossili. Ma mentre la maggior parte dei dirigenti delle compagnie petrolifere sarà morta o almeno in pensione, prima che la transizione arrivi a quella che sembra la sua inevitabile fine, il rallentamento della domanda si sta già avvertendo.
A livello mondiale, la domanda di petrolio raggiungerà il picco intorno al 2034. Wood Mackenzie, una società di consulenza di intelligence commerciale, calcola che la domanda nei paesi sviluppati probabilmente è già stata superata, con l’OCSE che dovrebbe diminuire (finalmente) la sua richiesta di fossile entro il prossimo anno. Ma nei prossimi 5 anni l’intera domanda globale di combustibile liquido calerà sensibilmente. Al contrario, la domanda di elettricità sembra insaziabile.
I tassi di elettrificazione continuano ad aumentare in tutto il mondo, ma è proprio l’Asia che dovrebbe raggiungere una copertura del 100% entro il 2030. Questo vuol dire produrre tutta l’energia necessaria da fonti rinnovabili.
Tuttavia, nonostante l’urgenza climatica e il rapido calo dei costi delle energie rinnovabili, la velocità con cui avverrà questa transizione energetica è incerta. Ci sono Paesi che stentano a capire e a non vedere il futuro.